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Dal Governo un’aggressione coordinata all’assistenza territoriale distrettuale

di Nicola Preiti

15 GIU -

Gentile direttore,
è coordinata l’aggressione del Governo Meloni al SSN e nella fattispecie all’assistenza territoriale distrettuale che si tenta di riportare indietro di oltre 20 anni. Una restaurazione esiziale. Prima le dichiarazioni della Premier, che non vuole cattedrali nel deserto, riferendosi agli ospedali e alle case di Comunità.

Segue puntualmente la certificazione dei ritardi sugli obiettivi del PNRR sulla Missione 6, contenuta nella relazione del Ministro Fitto presentata al Parlamento, proprio su Case e Ospedali di Comunità, la presa in carico della persona, l’adeguamento antisismico. Si tratta di ben 4,5 miliardi di euro.

Anche gli adempimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi del PNRR risultano insoddisfatti al Ministero della Salute. Non risultano ancora raggiunti quattro adempimenti su sette di quelli con scadenza marzo 2023, e sette su otto di quelli con scadenza giugno 2023.

E si tratta di adempimenti relativi all’assistenza domiciliare, alle centrali operative territoriali, all’interconnessione aziendale, all’intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria, case di comunità, ecc.


In pratica stanno naufragando sia le risorse che la riorganizzazione e modernizzazione dell’assistenza territoriale contenuta nella Missione 6 del PNRR.

Ma c’è di più. Il governo vuole rendere strutturalmente compromessa l’assistenza territoriale anche per il futuro. Per completare l’opera, infatti, è stato presentato in Commissione salute il DDL n. 227 con prima firmataria la senatrice Maria Cristina Cantù della Lega.

Questo DDL prevede in sostanza lo smantellamento dell’organizzazione delle cure primarie e dell’assistenza territoriale definita dal DM 77 del 2022, e quindi di tutto quanto previsto per l’assistenza territoriale dal PNRR, quello dove (coerentemente) stanno mancando tutti gli obiettivi.

Si toglie ogni centralità al Distretto e lo si metterebbe (ma si tratta di una follia irrealizzabile) al servizio del medico di cure primarie.

Il DDL Cantù vorrebbe perfino riscrivere l’Art. 8 del DL 502/92 per cambiare il volto dell’assistenza primaria e garantire privilegi assoluti alla nota ristretta lobby della medicina generale. Si danneggia così il Sistema Sanitario nel suo complesso e la stragrande maggioranza della categoria, soprattutto i giovani medici.

Si parla nel DDL Cantù di “...attività del distretto sanitario rivolte al medico di assistenza primaria...con necessario riposizionamento delle Case di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali”. Le Case di Comunità diventerebbero in sostanza “le sedi di riferimento della continuità assistenziale”. Cioè, esattamente il contrario di quanto previsto dal PNRR.

Si farnetica di una presunta “Rete di medicina territoriale ” che dovrebbe aggregare al suo interno assistenza primaria, specialisti ambulatoriali, farmacie, dipartimento di prevenzione, dipartimento di salute mentale, naturalmente sotto la guida suprema del medico di assistenza primaria, garante del paziente.

Si delira su privilegi antistorici: medici in servizio fino a 73 anni, pensionati impegnati nella formazione e tutoraggio dei giovani medici, obblighi con penalizzazione per i medici in formazione, utilizzo di soggetti con reddito di cittadinanza per attività ausiliarie negli studi privati dei medici di assistenza primaria, percorsi sostanzialmente garantiti per l’accesso alla professione per i propri figli e così via fantasticando.

E con quali soldi tutto questo? Ma naturalmente con quelli del PNRR, su cui il Governo non riesce a realizzare i progetti e che vengono convogliati in sostanza in una maximarchetta elettorale alla potente lobby della assistenza primaria, come risulta eclatante dal loro incontenibile entusiasmo per il DDL Cantù: stanno festeggiando più di Napoli per la conquista dello scudetto!

Insomma, invece di usare le risorse per strutturare i servizi territoriali come previsto dal PNRR, si dissipano. Ma non si perdono solo i soldi, si riporta indietro il sistema dell’assistenza territoriale, rafforzando proprio quel modello che più di tutti ha dimostrato la sua inadeguatezza e la sua inefficienza nella pandemia. E continua a dimostrarlo ogni giorno.

Eppure mancava solo un punto al DM 77 e al PNRR: il passaggio alla dipendenza di tutti i medici convenzionati. Più tardi si farà e peggio sarà per la sanità italiana.

Nicola Preiti
Medico, coordinatore provinciale Italia Viva Perugia



15 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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