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Governo e sanità: il vuoto di idee sgomenta più del vuoto di risorse

di Claudio Maria Maffei

03 OTT -

Gentile direttore,
abbiamo capito che con la Nadef (Nota di aggiornamento del documento economico finanziario) 2023 non arriveranno le risorse sperate per la sanità, che serviranno al massimo a coprire i maggiori oneri inflattivi e i costi dei rinnovi contrattuali, come sostenuto qui su Qs da D’Amato. Nella Nadef, sintetizzata pochi giorni fa qui su Qs, si prevede per la sanità per il 2024 una spesa di 132,946 mld pari al 6,2% del Pil. Nel 2025 si sale a 136,701 sempre al 6,2% del Pil. Infine nel 2026 si prevedono 138,972 per la sanità con un'incidenza in calo al 6,1% sul Pil. Al di là della prevedibile schermaglia tra i rappresentanti della maggioranza di governo che sostiene lo sforzo fatto con la Nadef per migliorare il finanziamento della sanità (vedi le affermazioni di Franco Zaffini) e i rappresentanti della opposizione che lamentano al contrario lo scarso finanziamento (vedi le affermazioni di Michela Di Biase e dei parlamentari del M5S), rimane forte la sensazione di una mancata percezione della drammaticità della situazione del Ssn da parte del Governo e soprattutto della mancanza di una progettualità per dare una svolta alla crisi del Ssn. Personalmente la cosa che più mi inquieta nella Nadef è quella previsione di un disegno di Legge collegato sulla riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario nazionale e dell’assistenza ospedaliera.

Ha un amaro, amarissimo, sapore di beffa questa previsione nello stesso Documento che sancisce, come si dice oggi con brutta espressione, plasticamente la scelta del Governo di non investire sulla sanità. Riprendendo una meravigliosa battuta del meraviglioso film Philadelphia, spieghi il governo come se parlasse a un bambino di 4 anni come si fa a potenziare quello che si sta sottofinanziando. A meno che la interpretazione corretta del contenuto di quel disegno di legge sia che verrà fatto un disegno di legge su come la riorganizzazione della assistenza territoriale e ospedaliera porterà ad un suo potenziamento. Se così fosse ci sarebbe abbondante traccia delle idee del Governo al riguardo. Ma di queste idee invece traccia non c’è, come si capisce benissimo dalle dichiarazioni di Schillaci alla Festa Nazionale di Italia Viva in cui ha sostenuto che le risorse “arriveranno” ma che “non è solo un problema economico è anche un problema di organizzazione” per poi parlare solo delle liste di attesa. Né è lecito aspettarsi lumi dal lavoro del Tavolo sulla revisione del DM 70 e del DM 77 (lavoro cui evidentemente si riferisce il Disegno di legge ipotizzato) voluto dal Ministro e totalmente inadeguato per la sua pletorica composizione e per il suo metodo di lavoro (per quel che se ne sa, cioè poco, si sta lavorando in 5 sottogruppi “a canne d’organo” con, ad esempio, i principali sindacati medici che si occupano delle criticità contrattuali dei medici di famiglia e degli ospedalieri). Allo stesso bambino di 4 anni di prima occorrerebbe spiegare come un tavolo così possa fornire la base per riorganizzare e potenziare l’assistenza ospedaliera e territoriale.

Purtroppo la destra che ha la leadership nell’attuale Governo di sanità poco sa e di sanità quindi poco si occupa. E’ una destra che non è stata abituata dalla esperienza di governo nelle Regioni a fare i conti con la complessità della sanità e questo si è visto subito con l’enorme ritardo con cui il Presidente Meloni della sanità ha cominciato non dico ad occuparsi, ma almeno a parlare. Ricordiamoci come nei circa 70 minuti di intervento per la richiesta alla camera della fiducia in occasione dell’insediamento del suo Governo la sanità non fosse minimamente entrata.

Nessuna sorpresa dunque che nella Nadef lo spazio auspicato per la sanità non sia stato trovato. Rimane l’enorme problema di un Ssn che non solo non riceve risorse aggiuntive, ma non riceve nemmeno attenzione e proposte sui modi con cui le risorse potrebbero essere recuperate dai processi di razionalizzazione pure doverosi. Perché la destra populista vede la razionalizzazione con sospetto, perché sa troppo di tecnico. Purtroppo, debbo dire che su questo ci sono anche involontarie complicità diffuse fuori dal Governo perché parlare di razionalizzazione non piace né a chi governa, ma nemmeno a chi fa opposizione politica o sindacale. Ci sono profonde remore, per fare un esempio a me caro (forse perché ne so qualcosa), ad affrontare il tema della razionalizzazione delle reti ospedaliere regionali. Una razionalizzazione che non dovrebbe avere alcuna caratteristica da “taglio lineare” ma prendere di mira sia gli aspetti programmatori (riducendo ad esempio il numero di ospedali e di reparti, ma non di posti letto) che gestionali (ad esempio ragionando sui modelli di continuità assistenziale che consumano risorse in modo spesso illogico).

Cito solo a braccio alcune delle infinite criticità ospedaliere che assorbono risorse meglio utilizzabili: la presenza di ospedali con DEA di primo livello geograficamente vicini e con basso livello di integrazione, ospedali ritenuti impropriamente di area disagiata, assenza di percorsi dedicati nella rete alle attività di chirurgia di giorno o a ciclo breve, unità di degenza ad alto assorbimento di risorse come le terapie intensive con un numero di posti letto sottodimensionato, organizzazione inefficiente delle attività di sala operatoria, mantenimento di Pronto Soccorso a bassi volumi di attività per i codici gravi, ecc. È evidente che queste misure di recupero di efficienza non bastano certo a compensare l’entità del sottofinanziamento, ma ne limiterebbero in questa fase l’impatto.

Io personalmente non vedo alcuna contraddizione tra la richiesta di una sanità più finanziata e la richiesta di una sanità meglio regolamentata, programmata e gestita. Su questo il Governo va messo alle corde e sfidato nella sua capacità di fare proposte. Altrimenti il Governo avrà vita facile nel presentare numeri che dimostrano il suo impegno nell’aumentare il finanziamento per la sanità rispetto a quanto fatto dai Governi precedenti. Perché, si sa, se torturi i dati abbastanza, alla fine confesseranno quello che vuoi.

Il Governo va messo in crisi non solo e non tanto perché non trova i soldi, ma perché non produce idee. Perché, per scomodare per un’ultima volta il povero bambino di 4 anni, anche lui, il bambino, sa che se le ricorse non ci sono e servono, da qualche parte le devi pur trovare.

Claudio Maria Maffei
Coordinatore Tavolo Sanità Pd Marche



03 ottobre 2023
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