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Le Professioni Sanitarie e la necessità di un aggiornamento dei Profili Professionali e degli Albi

di Giampiero Cimino e Domenico Contino 

29 FEB - Gentile Direttore,
dopo i numerosi articoli pubblicati su Quotidiano Sanità e che hanno animato il recente vivace dibattito su varie ipotesi di riforma delle Professioni Sanitarie dell’area del Comparto, vi è forse ancora spazio per alcune riflessioni integrative, soprattutto a margine degli stimolanti interventi “a puntate”, peraltro largamente condivisibili, proposti da un protagonista storico ed acuto osservatore del calibro del Dott. Saverio Proia.
I Profili, che hanno visto la luce, con un primo blocco, intorno alla metà degli anni ‘90 del secolo scorso, e poi via via anche in tempi più recenti, sono stati concepiti prima che si affermasse ufficialmente l’idea di costituire uno Spazio Comune Europeo dell’Istruzione Superiore, organizzato nella formula dei cicli del cosiddetto sistema 3+2+3, per molti aspetti ancora incompiuto.

Dal Processo di Bologna in poi si è venuta delineando una visione comune, frutto di un accordo intergovernativo tra i Paesi firmatari, per costruire un’intesa che condividesse alcuni obiettivi fondamentali il più importante dei quali è stato quello dell’introduzione e del reciproco riconoscimento di un sistema di titoli comprensibili e comparabili, basato in maniera più uniforme possibile su una comune corrispondenza di crediti, su un’uguale durata e sul conseguimento di pari risultati di apprendimento.

Gli attuali Profili delle Professioni Sanitarie dei Tecnici di Radiologia Medica e dei Fisioterapisti tutto sommato possono ancora essere considerati “allineati” con il possesso del relativo titolo accademico di 1° ciclo, ragionamento peraltro estensibile per analogia anche agli altri Professionisti del Comparto.

Non vi è, invece, alcun Profilo Professionale corrispondente, per il Comparto, al possesso dei titoli del 2° ciclo, cosicché non ne risulterebbe pienamente regolamentato il campo proprio di attività e di responsabilità, così come previsto dalla Legge 26 febbraio 1999, n. 42 che dà una precisa definizione di tutte le Professioni Sanitarie.

Manca, di conseguenza, anche la partizione dell’Albo in una sezione A e in sezione B, come per esempio nel caso degli Ingegneri che hanno subito adottato questo sistema più preciso ed hanno pure allineato il loro percorso di studi, con lungimiranza e a differenza di altri professionisti forse troppo attaccati alla tradizione, dividendo il ciclo quinquennale di vecchio ordinamento riadattandolo al nuovo modello europeo.

Un ulteriore argomento a sostegno delle tesi prima sostenute di integrare il Profilo e di sdoppiare l’Albo è quello di favorirne l’accordo e la corrispondenza con i Descrittori di Dublino che, in forma di enunciati generali, definiscono i risultati tipici che devono conseguire gli studenti dopo aver ottenuto un titolo di un determinato ciclo di studi. I Descrittori sono, infatti, enunciazioni generali che mirano a identificare la natura dei titoli nel loro complesso e non hanno né carattere disciplinare né sono circoscritti in determinate aree accademiche o professionali.

Vi è quindi, nel caso delle lauree specialistiche/magistrali del Comparto, un’evidente asimmetria e una lacuna da colmare considerando che i titoli finali di 2° ciclo possono essere conferiti a studenti che “abbiano dimostrato conoscenze e capacità di comprensione che estendono e/o rafforzano quelle tipicamente associate al 1° ciclo e consentono di elaborare e/o applicare idee originali, spesso in un contesto di ricerca” e “siano capaci di applicare le loro conoscenze, capacità di comprensione e abilità nel risolvere problemi a tematiche nuove o non familiari, inserite in contesti più ampi (o interdisciplinari) connessi al proprio settore di studio”, in aggiunta “abbiano la capacità di integrare le conoscenze e gestire la complessità, nonché di formulare giudizi sulla base di informazioni limitate o incomplete, includendo la riflessione sulle responsabilità sociali ed etiche collegate all’applicazione delle loro conoscenze e giudizi” ed ancora “sappiano comunicare in modo chiaro e privo di ambiguità le loro conclusioni, nonché le loro conoscenze e la ratio ad esse sottese, a interlocutori specialisti e non specialisti” ed infine “abbiano sviluppato quelle capacità di apprendimento che consentano loro di continuare a studiare per lo più in modo auto-diretto o autonomo”.

Voler negare questi requisiti, e relative prerogative professionali, ai possessori dei titoli di 2° ciclo del Comparto equivarrebbe a volerli parimenti negare anche ad altri attori, appartenenti alla stessa area sanitaria o ad aree diverse. Ostacolarne l’affermazione equivarrebbe pure a rimettere in discussione l’intero impianto della riforma europea della formazione superiore, costato decenni di sforzi e di mediazioni, a meno che non ci sia un tentativo carsico di gettare alle ortiche un’idea di integrazione europea coltivata da più di una generazione.

Giampiero Cimino
Vice Presidente Commissione d’Albo Tecnici Sanitari di Radiologia Medica di Enna

Domenico Contino
Presidente Ordine Fisioterapisti di Agrigento - Caltanissetta - Enna

29 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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