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Personale straniero, pletora medica e carenza di infermieri ed oss. Quanta confusione

di Marcello Bozzi

22 MAR -

Gentile direttore,
ho trovano di estremo interesse alcuni contenuti riportati dal Giornale da Lei diretto, così come altri approfondimenti riportati da altre testate. Gli argomenti in discussione riguardano in particolare:
- l’assunzione del personale sanitario (e socio sanitario) straniero per superare le carenze – il ruolo delle Regioni per la determinazione delle carenze ed i coinvolgimenti degli Ordini Professionali nella strutturazione degli elenchi speciali e nella verifica di competenze e della conoscenza della lingua italiana (QS 19 marzo);
- l’inarrestabile marcia verso la pletora medica – Studio Anaao-Assomed 4 marzo;
- la carenza di infermieri - De Palma (Nursing Up): “Mancano all’appello 175-200mila professionisti” (QS 15 marzo);
- la valorizzazione del personale sanitario tra le priorità del futuro SSN – Schillaci (QS 22 marzo).

Una regolamentazione per l’assunzione di personale sanitario e socio-sanitario straniero appare di fondamentale importanza, così come il coinvolgimento diretto di Ordini, Regioni ed Università, a tutela e garanzia degli utenti, dei professionisti (tutti) … e delle strutture. E’ bene ricordare che la pandemia Covid-19 aveva reso indispensabile attivare i percorsi per l’acquisizione per personale provenienti da altri Paesi, in particolare per il terzo settore.


L’approfondimento di Anaao-Assomed rende evidente che a fronte della stima di uscite di 109.000 Medici dal Ssn nel periodo 2023 / 2032 si riscontra un numero di posti programmato nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nel periodo 2027 / 2027 (con lauree attese tra il 2023 e il 2032) pari a 141.000 (+ 32.000 rispetto alla stima delle uscite). Pertanto i tanti richiami alla carenza di medici e alle richieste di eliminare il numero chiuso per l’accesso ai percorsi formativi di medicina e chirurgia vengono “smontati”.

L’analisi di Nursing-up evidenzia che “mancano all’appello 175.000/200.000 Infermieri.

E’ necessario capire se le (presunte) eccedenze e le carenze sono da collegare:
- alla comparazione tra “uscite” e “necessità di sostituzione” (verificando anche se la “sostituzione deve essere fatta con il medesimo profilo professionale)
- alle evoluzioni scientifiche, tecnologiche e metodologiche (perché potrebbero necessitare maggiori figure professionali e nuovi profili)
- ai cambiamenti epidemiologici (con la conseguente necessità di nuovi servizi per far fronte a nuovi bisogni della popolazione)
- alle necessità di sviluppare il sistema dei servizi territoriali (per l’applicazione di nuove normative ed indirizzi, per dei servizi “di prossimità” e per lo sviluppo della “medicina di iniziativa”)
- alle evoluzioni normative e formative che hanno riguardato il sistema delle professioni sanitarie (tenendo conto che a fronte di una evoluzione delle normative che disciplinano e regolamento le professioni sanitarie e la formazione delle stesse è necessario rivedere le organizzazioni ed i sistemi di cura e assistenza, i ruoli e le responsabilità. Non è “task-shifting” come in troppi pensano … ma molto più semplicemente un adeguamento del “fare” alla implementazione di conoscenze e competenze, favorendo l’allineamento al “core” disciplinare di ogni professionista. E’ il momento di rivedere anche il percorso formativo e il profilo professionale dell’OSS, vecchio di 23 anni, non più adeguato alle necessità di funzionamento delle strutture ed ai nuovi bisogni della popolazione. Così come è necessario favorire l’uniformità dei percorsi formativi, evitando differenziazioni regionali, con il necessario rigore nell’applicazione dell’art. 5 della l. 3/2018, ad evitare sovrapposizioni, duplicazioni e conflittualità).

A monte probabilmente, prima di affermare cosa c’è di troppo o di troppo poco, è necessario definire i servizi che il sistema deve garantire alla popolazione e, a seguire, portare a comparazione di dati riguardante le necessità con le situazioni già esistenti.

Una recente pubblicazione di QS “La lungimiranza del Ministro Schillaci e la necessità di rivedere il DM 70/2015 e il DM 77/2022” (m.bozzi - 2/8/2023) aveva reso evidente che, relativamente al sistema ospedaliero, stante i principi definiti dal DM 70/2015, risultavano una eccedenza di 513 reparti e una necessità di implementazione di 199 reparti.

Lo sviluppo e l’implementazione dei servizi territoriali (DM 77/2022) richiederà sicuramente nuove determinazioni di risorse … ma una preventiva ricognizione dell’esistente potrebbe essere di grande aiuto per una determinazione delle necessità più vicina alla realtà (anche in una logica di allineamento “in progress”.

Potrebbero risultare utili, per una migliore comprensione delle necessità e/o criticità le risultanze della Commissione attivata dal Sig. Ministro relativamente ai DD.MM. 70/2015 e 77/2022

In ultimo, ma di importanza fondamentale, non si può non apprezzare il richiamo del Sig. Ministro in merito “alla valorizzazione del personale sanitario tra le priorità del futuro SSN” (QS 22 marzo) per favorire la fidelizzazione dei professionisti al SSN.

La “traduzione” non può essere “uno slogan” ma qualcosa di molto più concreto, dai coinvolgimenti dei professionisti, ai riconoscimenti economici, alle possibilità di sviluppo professionale e alle conseguenti motivazioni e gratificazioni. Se questo sistema rimane vincolato alle “perimetrazioni” dei fondi contrattuali i beneficiari saranno pochi e gli scontenti la maggior parte. Serve un finanziamento diverso, scollegato dai “fondi” per tali percorsi di crescita.

L’auspicio è quello di arrivare ad una maggiore chiarezza e ad una diminuzione della confusione (“bias” e “rumore” per Daniel Kahneman)

Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED



22 marzo 2024
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