Gentile direttore,
sta trovando ampia diffusione in Italia, nel mondo della sanità e non solo, un appello di 14 importanti rappresentanti del mondo della scienza e della sanità. Non faccio l’elenco dei nomi limitandomi a ricordare quello di Giorgio Parisi che basta da solo a dare autorevolezza all’appello e al relativo documento. Lo stesso Giorgio Parisi ha fatto da testimonial alla iniziativa con interviste a La 7, Tgcom24 e Rai 3 (magari ce ne sono state altre, ma queste possono bastare).
Credo che l’iniziativa sia stata un utile contributo al dibattito sulla crisi del SSN non tanto, o quantomeno non solo, per i contenuti “tecnici” dell’appello, quanto per la già nominata autorevolezza dei promotori. L’appello è stato immediatamente divulgato e commentato qui su Qs, che ha subito ospitato alcuni autorevoli interventi a supporto dell’appello come quello della Associazione Alessandro Liberati Cochrane Affiliate Centre. Come ha ospitato la replica del Sottosegretario Gemmato che ha sottolineato ancora una volta come questo Governo abbia già la sanità al centro della sua agenda. Sono sicuro che altri interventi, magari meno favorevoli, saranno ospitati questi giorni su Qs perché se tutti sono d’accordo sulla crisi del SSN e la assoluta urgenza di occuparsene, sui contenuti dell’appello sono non solo possibili, ma credo auspicabili, commenti, critiche e integrazioni.
L’appello contiene 10 domande retoriche (con una risposta negativa scontata), ciascuna delle quali è seguita da un commento che la giustifica, comprensivo di un invito a prendere in carico ciascuna criticità. Ovviamente i temi affrontati e gli esempi fatti rimandano alla esperienza diretta dei firmatari. Ricordo le 10 domande prima di proporre una loro integrazione:
Mi permetto una integrazione con due domande altrettanto retoriche che farò seguire da un breve commento.
I politici sono consapevoli della complessità del tema salute e hanno gli strumenti per essere decisori responsabili?
Il Ministero coi suoi organi (Agenas in primis) è in grado di orientare e monitorare le politiche regionali in tema di salute?
Di fatto l’autonomia regionale è largamente incontrollata, per cui i principali atti di indirizzo centrali sono costantemente disattesi. Negli ultimi anni, solo per fare alcuni esempi, sono usciti il Decreto Ministeriale (DM) 70 del 2015 che regolamenta la programmazione e organizzazione ospedaliera indirizzandola verso una sua maggiore razionalità, il Piano Nazionale della Cronicità che spinge ad un riorientamento della politica sanitaria e sociale verso una gestione proattiva della cronicità, che rimane il principale problema di salute della nostra popolazione, e il Piano Nazionale Demenze che fornisce indirizzi per una offerta di servizi integrati ai pazienti con demenza e alle loro famiglie. In molte Regioni questi atti sono stati applicati solo in parte, magari quella parte politicamente più conveniente o meno scomoda, come successo con il DM 70 usato per mantenere i piccoli ospedali dei bacini elettorali più interessanti e usato con molta più parsimonia quando si è trattato di procedere alla integrazione di ospedali vicini (come tali dispersivi e inefficienti), ma di Comuni (e quindi con Sindaci) diversi. Gli stessi strumenti di monitoraggio della erogazione dei LEA da parte delle Regioni sono inadeguati a evidenziare e correggere le criticità, e si limitano a registrare in modo generico l’esistenza di un forte divario tra Regioni. Strumenti di monitoraggio più avanzati, come il Programma Nazionale Esiti, sono usati ormai più per fare classifiche (il miglior ospedale, la migliore rete tempo-dipendente) che per evidenziare e correggere gli effetti negativi delle politiche sanitarie regionali. Va fatto uno sforzo per rendere il SSN meglio governato dal livello centrale, esigenza tanto più forte quanto più si parla di autonomia differenziata. E questo richiede apparati con più autonomia e maggiore capacità di innovazione.
Ho scelto per le “mie” domande le criticità del Ssn che più mi appassionano e con cui ho più familiarità. Ma sono certo che ce ne sono molte altre che varrebbe la pena di integrare all’appello dei 14. Per concludere ne suggerisco cinque, ma tante altre sarebbero possibili e utili:
Claudio Maria Maffei
Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche