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FVG, le criticità evidenziate dall’Agenas non sono piccole e riguardano ambiti importanti

di Laura Stabile

10 APR - Gentile Direttore,
lo scorso 3 aprile è stato pubblicato su QS un servizio in merito alle valutazioni di Agenas sullo stato della sanità in FVG, che saranno alla base del futuro riordino del Servizio sanitario in questa regione.

Dall’esame del report di Agenas pare che i dati presentati dovranno necessariamente essere approfonditi, prima di tutto perché spesso aggregati per tutta la regione, ma anche perché su aspetti importanti, quale il numero dei posti letto ospedalieri e gli accessi in Pronto soccorso, vi sono discrepanze con i dati pubblicati da aziende sanitarie del FVG.

Oltre a questo, diversamente da quanto dichiarato dai vertici della sanità regionale, i dati non sembrano descrivere un Servizio sanitario inequivocabilmente ancora virtuoso. La spesa sanitaria pro capite in FVG è fra le più alte in Italia, pur a fronte di punteggi LEA inferiori ad altre regioni, p.es. al vicino Veneto (che quindi spenderebbe meno con risultati migliori). Globalmente, sussiste una palese incongruenza tra spesa regionale molto elevata e risultati/esiti non proporzionali.

Le criticità evidenziate nel report non sono piccole e riguardano ambiti importanti come i tempi di attesa per la chirurgia oncologica, i reinterventi per cancro della mammella, la “fuga” per ortopedia e riabilitazione, ecc.

Poco o nulla è detto dei tempi di attesa, sia chirurgici non oncologici che per le prestazioni ambulatoriali, per i quali da continue segnalazioni dei cittadini sappiamo esistere rilevanti criticità.

Ma cosa possiamo comprendere dagli elementi che abbiamo, sullo stato attuale e sul futuro del nostro SSR?

Riguardo alla rete ospedaliera e alla riforma della medicina territoriale ci si chiede innanzitutto se la dotazione di letti ospedalieri rimarrà quella pre-Covid. Agenas ha confrontato l’attuale standard nazionale, 3 letti per acuti ogni 1000 abitanti (DM 70/2015), con la dotazione del FVG che risulta di 3,25. La conclusione sarebbe quella che i posti letto per acuti dovrebbero essere ridotti (aumentando quelli per la post acuzie, che risulterebbero carenti).

La pandemia ha evidenziato che abbiamo un numero di posti letto largamente insufficiente per le necessità di ricovero (3,1 per 1000 abitanti, sotto la media europea di 5, e ben sotto Francia e Germania, con rispettivamente 5,7 e 7,8). Ma lo stesso Ministero della Salute ritiene che il DM 70/2015 debba essere rivisto proprio alla luce dell’esperienza della pandemia, e per questo ha istituito un tavolo tecnico.

Anche la riforma dell’assistenza territoriale (DM 77/2022) è in discussione allo stesso tavolo tecnico. Il sistema delle Case della Comunità, Ospedali di Comunità, ecc., rischia di diventare una rete di scatole vuote, perché è previsto che sia attivato senza sostanziali incrementi di personale. Ricordiamo il fallimento dei CAP (Centri di Assistenza Primaria) previsti in modo capillare in FVG e mai realmente attivati.

Sul tema fondamentale dell’assistenza domiciliare risulta che in FVG si sia quasi raggiunto l’obiettivo nazionale della presa in carico del 10 % degli ultrasessantacinquenni; quindi, il FVG apparirebbe come una regione “virtuosa”. Ma cosa significa “presa in carico”? Lo standard (PNRR) prevede che la presa in carico nel 60% dei casi consista in una visita al mese. Il rapporto Ambrosetti del 2022 riporta che nel 2019 in FVG gli anziani assistiti a domicilio ricevevano in media 14 ore di assistenza all’anno. È singolare che in una regione con un alto tasso di popolazione molto anziana la programmazione regionale non si ponga l’obiettivo di realizzare un sistema di long term care all’altezza dei bisogni e delle attese.

Sembra evidente che con queste premesse non possiamo aspettarci un efficace potenziamento né della medicina territoriale né dell’assistenza ospedaliera.

Per far fronte alla carenza di MMG si è parlato di elevare il limite di 1500 assistiti/medico, che in alcune situazioni è già stato superato, ma questo appare non risolutivo. Facendo infatti un semplice calcolo, con 1500 assistiti ogni medico potrebbe dedicare a ognuno in media circa un’ora all’anno (considerando un impegno orario settimanale pari a quello di un medico dipendente, 38 ore/settimana). E dovrebbe distribuire il suo tempo fra ambulatorio (se lo mantiene), Case della Comunità, visite domiciliari e Ospedali di Comunità.

Per quanto riguarda l’emergenza territoriale, è stato affermato che il sistema in FVG è efficiente. Sembrerebbe che questa valutazione sia stata fatta prendendo in considerazione il solo intervallo allarme-target, che risulta in media di 16 minuti, quindi nello standard fissato nei LEA. Diverso dagli standard normativi vigenti che prevedono tempi massimi allarme-target di 8 minuti per le aree urbane e di 20 minuti per le aree extraurbane. Per una vera valutazione servirebbero dati più approfonditi, ma sembra che la Regione voglia accontentarsi di questo, che è solo un indicatore del monitoraggio nazionale.

Come già detto, sono state riscontrate diverse incongruenze nei dati presentati, e così, per esempio, a Trieste i 725 posti letto ospedalieri tra Cattinara e Maggiore riportati da AGENAS diventano 631 secondo ASUGI – l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. E sempre secondo Agenas nel 2022 gli accessi in codice bianco e verde al Pronto soccorso di Trieste sarebbero stati il 70% del totale, mentre ASUGI ne aveva documentato il 40%. Qui ci fermiamo per esigenze di spazio, ma vi è la necessità di rivedere i conti, non interessa chi ha dato i numeri, interessa avere i numeri giusti, poiché dall’analisi di tali dati dovrebbe basarsi la programmazione della salute pubblica e vi è quindi l’esigenza di massima chiarezza.

Per l’analisi dettagliata del report di Agenas si rinvia al documento dell’Associazione Costituzione32.

Laura Stabile
già Direttore Medicina d’Urgenza Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste
già Senatrice della Repubblica nella XVIII Legislatura

10 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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