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Osteopatia. Come arrivare al suo riconoscimento?

di Luigi Ciullo

01 MAR - Gentile direttore,
è condivisibile ogni iniziativa volta a stabilire interazione tra osteopati e professioni sanitarie, specie se inquadrata in un percorso virtuoso, finalizzato al riconoscimento della medicina osteopatica tra le professioni della salute. Pertinenti al riguardo sono gli esiti del Convegno di Milano, organizzato in gennaio dall’Associazione professionale degli osteopati e partecipato dalle maggiori rappresentanze europee della categoria.
 
Schematizzando:
- Intervento del legislatore e iniziative di categoria a tutela della salute dei cittadini, come doverosa premessa culturale e metodologica per ogni riconoscimento;
- Nessuna regolamentazione dell'Osteopatia a prescindere dai rapporti O.M.S., dagli ordinamenti nazionali e dalla norma europea CEN di settore: elementi tutti coerenti con la necessità di integrare l’osteopatia nel Sistema Sanitario italiano;
- Collaborazione con le professioni della salute, medici specialisti in primiis, allo scopo di stabilire condizioni di operatività e fiducia a convalida dell’efficacia complementare.
 
E’ un dato di fatto che le Associazioni professionali italiane più rappresentative, sostenute da progetti formativi autorizzati, abbiano reso ufficiali iniziative con queste precise finalità. Recente e concreta conferma è anche la pubblicazione del primo sito web per la formazione a distanza in osteopatia, accreditata ECM per tutte le figure sanitarie.
 
Ne consegue che sia già iniziato il processo a sostegno del ruolo sanitario dell’osteopatia attraverso la valorizzazione della sua funzione interprofessionale, per di più sottoposta a controllo terzo e istituzionale. Pertanto, seppur legittima, ogni diversa ipotesi per la regolamentazione della professione potrebbe considerarsi come il tentativo di ostacolare un processo legislativo le cui modalità sono state anch’esse documentate dalle autorità competenti.
 
I singoli osteopati potranno contribuire al riconoscimento della loro autonomia se sapranno documentare la propria attività, informarsi e interagire con le funzioni sanitarie in termini di rigore deontologico e reciproca disponibilità. Cooperazione che potrebbe rafforzare una riforma che ponga i temi dell’interdisciplinarietà, della prevenzione e dell’aggiornamento in funzione della migliore sanità.
In Italia, come e meglio di quanto già realizzato in Europa.
 
Luigi Ciullo
Responsabile ECM e Direttore c/o Istituto Europeo per la Medicina Osteopatica 

01 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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