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Speciale ESC.Una mela al giorno toglie il medico di torno. Anche in Cina

di Maria Rita Montebelli

Mangiare tutti i giorni la frutta, abbatte del 40% il rischio di malattie cardiovascolari, riduce sensibilmente la pressione e la mortalità; lo dimostra uno studio di follow-up durato 7 anni, condotto su mezzo milione di cinesi

01 SET - Infarto e ictus le principali cause di morte in tutto il mondo possono essere combattute efficacemente anche con metodi naturali. Non a caso, le linee guida sulle malattie cardio e cerebro-vascolari raccomandano una dieta sana e una regolare attività fisica come pilastri delle misure di prevenzione.
 
La dottoressaHuaidong Du e colleghi dell’Università di Oxford, sono andati a vedere se questi ‘consigli’ di vita sana siano validi in assoluto per tutte le popolazioni, anche quelle orientali, e che tipo di impatto abbiano in una situazione di vita reale. Per farlo, sono andati a spulciare i dati di una poderosa banca dati, la China Kadoorie Biobank. La popolazione cinese presenta infatti un pattern diverso di malattie cardiovascolari; in questo Paese è l’ictus, e non la cardiopatia ischemica, come nei Paesi occidentali, a dominare le statistiche di morte. All’interno della ‘voce’ ictus, ricadono però sia quelli ischemici, che gli emorragici, condizioni dalla fisiologia e dai fattori di rischio estremamente diversi.
 
“Abbiamo condotto questo studio – spiega la Du – su oltre 451 mila persone, senza storia di malattie cardiovascolari e non in trattamento antipertensivo al momento della registrazione nella China Kadoorie Biobank , i cui dati sono relativi a 5 zone rurali e 5 urbane in Cina. E’ stato registrato il consumo di frutta di tutti i partecipanti, dividendolo in cinque categorie (mai, mensile, 1-3 giorni a settimana, 4-6 giorni a settimana, tutti i giorni). Il 18% dei partecipanti ha dichiarato di mangiare la frutta tutti i giorni (in media 1,5 porzioni, pari a 150 grammi), mentre il 6,3% non ne mangiava mai”.
 
Nei sette anni di follow-up, sono stati registrati 19.300 di eventi cardiaci ischemici, e 19.689 ictus (3.563 dei quali emorragici). I ricercatori hanno evidenziato che, rispetto alle persone che non mangiavano mai frutta, i consumatori quotidiani presentavano un rischio cardiovascolare ridotto del 25-40%; in particolare, il rischio di cardiopatia ischemica risultava diminuito del 15%, quello di stroke ischemico del 25% e quello di ictus emorragico del 40%.
 
“Questi risultati – commenta la Du – dimostrano chiaramente che il consumo di frutta fresca può ridurre il rischio di tutte le principali malattie cardiovascolari e in particolare dell’ictus emorragico. Più frutta si mangia inoltre, più il rischio si riduce. Il consumo regolare di frutta si associa anche a valori pressori più bassi, in media 3,4/4,1 mmHg rispettivamente per la sistolica e la diastolica, rispetto a chi non ne mangia”.
 
Un’ulteriore analisi ha analizzato la relazione tra consumo di frutta, mortalità totale e mortalità cardiovascolare in oltre 61 mila pazienti della Biobanca cinese, che presentavano malattie cardiovascolari o ipertensione di base. Rispetto ai non consumatori, chi mangia frutta ogni giorno presenta un rischio di mortalità ridotto del 32%; il rischio di decesso per cardiopatia ischemica risultava ridotto del 27% e quello per stroke del 40%.
 
“Questo dimostra – sostiene il Professor Zhengming Chen, ricercatore principale della China Kadoorie Biobank - che nei pazienti con cardiopatia ischemica e ipertensione va incoraggiato il consumo di frutta fresca. Lo stesso consiglio naturalmente va esteso anche alla popolazione generale. Il consumo di frutta emerge da questa ricerca come una maniera efficace e sicura per tagliare il rischio cardiovascolare. Andrebbero dunque adottate delle specifiche politiche per promuovere la disponibilità, sostenibilità e accettabilità del consumo di frutta fresca, attraverso misure regolatorie e progetti educativi”.
 
La China Kadoorie Biobank è uno studio di coorte prospettico condotto dalla Clinical Trial Service Unit  e dall’Epidemiological Studies Unit dell’Università di Oxford  insieme alla Chinese Academy of Medical Sciences. Le survey iniziali sono state condotte nel 2004 e nel 2008 ed hanno coinvolto circa mezzo milione di persone in 10 regioni della Cina.
 
Maria Rita Montebelli

01 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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