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Omeopatia: continuano le polemiche sul rapporto che la ‘bolla’ come del tutto inutile

di Maria Rita Montebelli

Ad un anno dalla pubblicazione del position paper dell’NHMRC australiano che ne denunciava la sostanziale inutilità, Paul Glasziou, coordinatore della review, in un blog pubblicato su British Medical Journal rivela che la lobby dell’omeopatia sta cercando di imporre il suo credo anche nei Paesi in via di sviluppo, per il trattamento di patologie quali infezioni da HIV e malaria.

21 FEB - Il report australiano che stronca l’omeopatia senza possibilità d’appello è di un anno fa. Ma adesso un blog pubblicato sul sito di British Medical Journal dal professor Paul Glasziou, coordinatore del gruppo di studio del National Health and Medical Research Council (NHMRC) australiano autore della mega-review dei trial sull’omeopatia, riaccende le polemiche e svela retroscena inediti e inquietanti.
A riprendere il suo blog sono diversi media inglesi, come l’Independent che, a testimonianza di quanto sia ancora  rovente il dibattito ‘omeopatia, pro e contro’ incassa oltre 60 mila ‘condivisioni’ per il suo articolo.
 
L’anno scorso Glasziou, commentando in maniera molto diretta i risultati del suo report che non aveva riscontrato alcun beneficio dei trattamenti omeopatici sulle 68 patologie analizzate nei 176 studi della review, definiva l’omeopatia ‘un vicolo cieco terapeutico’, pensando così di chiudere una volta per tutte il coperchio sul vaso di Pandora delle mille controversie intorno all’argomento.
 
Esistono varie definizioni di omeopatia. Quella del servizio sanitario inglese, ricordata dall’Independent, è di una medicina alternativa che si basa sull’idea di diluire una sostanza in acqua. “Il medici ritengono che più una sostanza viene diluita in questo modo, maggiore sia il suo potere di trattare i sintomi. Molti rimedi omeopatici consistono di sostanze che sono state diluite così tante volte nell’acqua, che alla fine non rimane nulla o quasi della sostanza originale”.
 
E anche le conclusioni lapidarie del report australiano non lasciano davvero vie di fuga: “non è stato evidenziato alcun effetto di una superiorità dell’omeopatia rispetto al placebo e nessuna evidenza di un’efficacia dell’omeopatia nel trattare le diverse condizioni patologiche valutate”.
 
L’NHMRC australiano, partendo dall’osservazione che l’omeopatia è una medicina complementare e alternativa comunemente utilizzata in Australia come nel resto del mondo, ha deciso finalmente di vederci chiaro circa i suoi benefici per la salute, incaricando un panel di esperti di analizzare tutti gli studi sull’omeopatia, effettuati su una serie di patologie. L’analisi ha preso in esame tutte le review sistematiche disponibili, un report sulle evidenze sottomesso all’NHMRC prima di avviare la sua revisione, un report sulle evidenze sottomesso all’NHMRC durante una consultazione pubblica su una bozza dell’Information Paper; sono state inoltre prese in considerazione una serie di linee guida e altri rapporti governativi.
 
Tutto questo processo di revisione, come visto, è esitato lo scorso anno in un position paper dell’NHMRC (NHMRC Information Paper) sull’omeopatia, che successivamente ha portato alla redazione di uno Statement riassuntivo in due pagine : “valutando le evidenze disponibili circa l’efficacia dell’omeopatia, l’NHMRC conclude che non esistono stati patologici per i quali vi siano prove attendibili che l’omeopatia sia efficace. L’omeopatia non dovrebbe essere utilizzata per trattare stati patologici cronici, gravi o che potrebbero diventarlo. Le persone che scelgono di curarsi con l’omeopatia potrebbero mettere a rischio la loro salute, se questo porta a rifiutare o a ritardare l’avvio di trattamenti per i quali ci sono buone evidenze di safety ed efficacia. Le persone che stanno prendendo in considerazione l’idea di usare l’omeopatia dovrebbero chiedere consiglio ad un medico del servizio sanitario. Quelli che fanno uso di prodotti omeopatici dovrebbero informarne il proprio medico e comunque continuare ad assumere i farmaci prescritti. L’NHMRC si aspetta che ai cittadini australiani vengano offerti trattamenti e terapie basati sulle migliori evidenze disponibili”.
 
A distanza di un anno, Paul Glasziou nel suo blog sul BMJ ricorda il suo sollievo nel venire a capo di questa mega-revisione di studi scientifici, da lui affrontata con “un’attitudine ‘non so’ e la curiosità di vedere se questo improbabile trattamento potesse davvero funzionare…per arrivare infine alla conclusione che non c’erano differenze evidenti tra omeopatia e placebo. Posso ben capire – prosegue Gasziou nel suo blog – perché Samuel Hahnemann, padre dell’omeopatia fosse tanto scontento delle pratiche mediche in voga nel XVIII secolo, dai salassi alle purghe, e avesse dunque tentato di trovare migliori alternative. Ma direi che sarebbe deluso dal fallimento globale dell’omeopatia”.
 
Ma i toni di Glasziou si fanno meno comprensivi e concilianti quando ricorda la sua sorpresa nello scoprire la vastità del “range di condizioni nelle quali è stata impiegata l’omeopatia, compreso il trattamento dell’artrite reumatoide, le radiodermatiti, le stomatiti da chemioterapia, l’infezione da HIV.” Sorpresa che diventa “shock nell’apprendere dell’esistenza di organizzazioni che promuovono l’omeopatia per il trattamento di infezioni del calibro dell’AIDS in Africa e della malaria. Vista l’esistenza di trattamenti di comprovata efficacia – prosegue Glasziou – queste attività appaiono molto dubbie e giustificano ancora una volta lo statement dell’NHMRC circa il fatto che le persone che scelgono l’omeopatia possono mettere a rischio la propria salute se questo li porta a rifiutare o a ritardare trattamenti di comprovata efficacia”.
 
Non sorprende che di fronte a dichiarazioni così forti l’International Council for Homeopathy non sia stato a guardare e al momento - rivela Glasziou - questo organismo è impegnato in un’attività di fund raising mirata non a produrre ricerche migliori, ma ad attaccare il documento del NHMRC. Con tutte le intenzioni dunque di continuare a infilarsi in questo “vicolo cieco terapeutico”.
 
Maria Rita Montebelli

21 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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