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Memoria. Chi soffre di cuore rischia di perderla 5 volte più degli altri


Uno studio statunitense dimostra come il rischio di sviluppo di condizioni cardiocircolatorie patologiche e la pressione cardiaca troppo alta siano collegate anche all’emergere di problemi cognitivi ad età avanzata. “Curare il vostro cuore, curerà anche la vostra mente”, dicono i ricercatori.

09 NOV - Ci sono persone che sono maggiormente a rischio di altre di andare incontro a ictus: sono quelle che hanno una pressione troppo alta, che fumano o che hanno il diabete. Ma questi stessi fattori di rischio potrebbero servire anche a predire se una persona avrà in vecchiaia problemi neurologici, come deficit di memoria o cognitivi. Questo quello che hanno scoperto alcuni ricercatori del gruppo REGARDS (REasons for Geographic and Racial Differences in Stroke) del National Institute of Neurological Disorders and Stroke statunitense. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neurology.
Campione dello studio sono state 23.752 persone di età media di 64 anni, che all’inizio della ricerca non avevano mai avuto ictus né problemi cognitivi. Valutando l’età, la pressione sanguigna, il livello di educazione, la storia personale di malattie cardiovascolari, la presenza di diabete, le abitudini personali (come il fumo) o altre condizioni (ipertrofia ventricolare o ritmo cardiaco anormale), ad ogni partecipante veniva assegnato una diversa previsione del rischio di sviluppo di ictus, tramite un metodo chiamato Framingham Stroke Risk Profile.
Ad un follow-up – dopo quattro anni – i ricercatori hanno scoperto che 1907 di quelle persone avevano sviluppato problemi cognitivi e alla memoria. Lo studio ha dimostrato che coloro i quali avevano un maggiore “profilo di rischio”, avevano anche maggiori possibilità di avere problemi neurologici: al follow-up addirittura il 15% delle persone con fattore di rischio più alto avevano maturato di questi problemi, contro il 3% di quelli con valori più bassi. “A questo punto sembra che lo Stroke Risk Profile, che inizialmente era stato inventato solo per valutare la possibilità che i pazienti andassero incontro ad ictus in vecchiaia, sia utile anche per determinare il rischio di problemi congnitivi”, ha spiegato Frederick Unverzagt dell’Indiana University School of Medicine di Indianapolis, che ha partecipato allo studio. L’associazione tra questi due fattori, inoltre, sembra stabile anche considerando la differenza di sesso, età, razza, educazione e luogo in cui si vive.
I fattori di rischio che secondo la ricerca sono associati indipendentemente alla maggiore probabilità di sviluppo di condizioni neurologiche sono l’età e la presenza di un inspessimento delle pareti cardiache, che di solito è conseguenza della pressione troppo alta.
“I nostri risultati dimostrano che condizioni cardiache patologiche come quelle elencate possono indicare un modo semplice di identificare le persone a rischio di sviluppo di problemi cognitivi”, ha continuato Unverzagt. “Un’attenzione maggiore alla prevenzione di affezioni del sistema circolatorio, dunque, sono necessarie anche per preservare più a lungo la salute del nostro cervello”.
Laura Berardi

09 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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