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Italia deferita a Corte UE per mancato rispetto direttiva su trattamento acque reflue urbane. Richiamo della Commissione anche su standard qualità dell’aria


La commissione ha deciso di deferire l'Italia (INFR(2017)2181) alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver rispettato pienamente gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Sono stati ritenuti "insufficienti" gli sforzi fatti dal nostro Paese. Inoltre, la Commissione europea sta inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia per il continuo mancato rispetto della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 10 novembre 2020 (C-644/18) sulla qualità dell'aria.

13 MAR -

Oggi la Commissione europea ha richiamato l'Italia sia sul trattamento delle acque reflue urbane che al rispetto degli standard di qualità dell'aria. Più nel dettaglio, la commissione ha deciso di deferire l'Italia (INFR(2017)2181) alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver rispettato pienamente gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 1991/271/CEE).

La direttiva mira a proteggere la salute delle persone e l'ambiente imponendo la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane prima del loro scarico nell'ambiente. Le acque reflue non trattate possono mettere a rischio la salute umana e inquinare laghi, fiumi, suolo, acque costiere e sotterranee. Le informazioni ricevute dall'Italia hanno evidenziato una diffusa inadempienza della direttiva, in un totale di 179 agglomerati italiani. L'Italia deve ancora garantire la presenza di sistemi di raccolta delle acque reflue (o di sistemi individuali o di altri sistemi adeguati in casi giustificati) in 36 agglomerati. Per 130 agglomerati, l'Italia non riesce ancora a trattare correttamente le acque reflue raccolte. Per gli agglomerati che scaricano acque reflue in aree sensibili, è richiesto un trattamento più severo delle acque reflue.

L'Italia non rispetta ancora questo obbligo in 12 agglomerati. Infine, per 165 agglomerati, l'Italia non controlla che gli scarichi idrici soddisfino, nel tempo, le condizioni di qualità richieste. La Commissione ha inviato all'Italia una lettera di costituzione in mora nel giugno 2018, seguita da un parere motivato nel luglio 2019. Nonostante alcuni progressi, molti agglomerati rimangono non conformi agli obblighi della direttiva. La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità italiane siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

Inoltre, la Commissione europea sta inviando una lettera di costituzione in mora ai sensi dell'articolo 260 del TFUE all'Italia (INFR(2014)2147) per il continuo mancato rispetto della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 10 novembre 2020 (C-644/18). In questa sentenza, la Corte di giustizia ha stabilito che l'Italia ha violato gli obblighi previsti dalla direttiva sulla qualità dell'aria (direttiva 2008/50/CE). Il Green Deal europeo, con la sua ambizione di inquinamento zero, richiede la piena attuazione degli standard di qualità dell'aria per proteggere efficacemente la salute umana e salvaguardare l'ambiente naturale.

La Direttiva sulla qualità dell'aria ambiente obbliga gli Stati membri a mantenere le concentrazioni di specifici inquinanti nell'aria, come il PM10, al di sotto di determinati valori limite. Se questi valori limite vengono superati, gli Stati membri devono adottare misure per mantenere il periodo di superamento il più breve possibile. Sebbene l'Italia abbia adottato alcune misure dopo la sentenza, nel 2022, 24 zone di qualità dell'aria presentavano ancora superamenti dei valori limite giornalieri e una zona presentava superamenti dei valori limite annuali. La Commissione ha quindi inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia, che ha ora due mesi di tempo per rispondere e colmare le lacune sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia con la richiesta di imporre sanzioni finanziarie.



13 marzo 2024
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