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Legge 40 di nuovo alla Consulta. Sotto accusa il divieto all'eterologa. Intervista a Filomena Gallo, avvocato della coppia che ha sollevato il caso


Dopo due anni, e sempre su iniziativa del Tribunale civile di Firenze, la Corte Costituzionale è nuovamente chiamata ad esprimersi sulla legge per la fecondazione medicalmente assistita. Tutto nasce da un ricorso presentato da una coppia sposata di Firenze il cui partner è affetto da sterilità causata da terapie fatte in età adolescenziale.

06 OTT - Il Tribunale di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità relativamente alla norma della Legge 40 con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa davanti alla Corte Costituzionale. La richiesta è stata avanzata da una coppia fiorentina sposata il cui partner è affetto da sterilità a causa di cure pregresse dall’età di 13 anni.
Filomena Gallo, avvocato della coppia, a Quotidiano Sanità ha spiegato come si è arrivati a questa decisione del Tribunale di Firenze. La Corte Costituzionale si era già pronunciata nel 2009 quando eliminò il limite dei tre embrioni, del loro contemporaneo impianto e il divieto di crioconservazione degli embrioni sovrannumerari. Dalla Corte potrebbe ora arrivare un colpo ancor più duro alla legge: il no al divieto di fecondazione eterologa.
In allegato, a fondo pagina, una rassegna delle sentenze intervenute sulla Legge 40.
 
Avvocato Gallo, vuole ripercorrere l'intera vicenda per far capire come si arriva alla decisione del tribunale di Firenze?
Fino al 2004 in Italia era possibile effettuare trattamenti di fecondazione assistita di tipo eterologa, cioè con gamete esterno di un terzo anonimo donatore. Con l’entrata in vigore della Legge 40, all’articolo 4, è subentrato un divieto tassativo di applicazione di tecniche eterologhe.
La coppia protagonista della vicenda è sposata dal 2004, nel 2006 scopre che quella gravidanza tanto desiderata non arrivava per un problema di sterilità maschile determinato da cure pregresse dall’età di 13 anni del marito e quindi si rivolgono a dei centri stranieri non potendolo fare in Italia. Ma senza risultati e il più delle volte anche avendo delle cattive esperienze.
 
Qual è l'elemento che va evolvere la situazione?
La coppia, quest’anno, viene  a sapere di una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che condanna l’Austria per il divieto di fecondazione eterologa. La coppia apprende inoltre dai giornali che questa sentenza ha diretta applicazione nel nostro ordinamento e quindi pensano che il loro problema sia risolto, che in Italia si possa fare l’eterologa e così si rivolgono al centro “Demetra” di Firenze. Il centro fa accedere la coppia alle tecniche di fecondazione assistite perchè hanno il requisito della sterilità richiesto dalla Legge 40 per accedere ai trattamenti. Però i responsabili del centro fanno sapere alla coppia di non poter applicare l’unica tecnica che fa al loro caso concreto, l’eterolga, perchè la legge la vieta. E quindi c’è un diniego di applicazione di tecnica.
 
La coppia come arriva da lei?
La coppia allora si rivolge all’Associazione 'Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica', di cui sono vicesegretario che offre un servizio di soccorso civile, e chiede aiuto su come muoversi, a chi rivolgersi e via dicendo. Io sono l’avvocato che coordina un’equipe di avvocati che lavorano con attività ‘pro-bono’, senza quindi prendere una parcella perchè non vogliamo creare business su queste tematiche. Le coppie pagano solo le spese vive del procedimento.
Comincio quindi a seguire questa coppia e insieme al collega Gianni Baldini di Firenze presentiamo un procedimento d’urgenza per accesso alle coppie per applicazione del diritto comunitario nel nostro ordinamento ovvero la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.
 
Lei e il suo collega cosa avete chiesto al tribunale di Firenze?
Abbiamo chiesto sia il diritto della coppia ad accedere a questa tecnica, nel rispetto del principio di uguaglianza e del diritto di cura e, in subordine, abbiamo chiesto al magistrato se non ravvisasse gli elementi di conflitto al punto da inviare il procedimento alla Corte Costituzionale affinché la Corte si pronunciasse sul divieto di eterologa.
Il giudice del tribunale Firenze nella sua decisione ha rilevato due conflitti: il primo tra la norma statale (legge 40) e la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo; il secondo, tra la norma statale e la Carta Costituzionale, nello specifico degli articoli 3, 13, 32.
Spesso si dimentica che il diritto comunitario è fonte principale nel nostro ordinamento
Rilevando questi conflitti il Tribunale ha inviato la Legge 40 dinanzi all’unico organo che può intervenire in questo caso che è la Corte Costituzionale.
 
A questo punto cosa succede?
Intanto l’ordinanza dovrà essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, successivamente la Corte Costituzionale dovrà fissare un’udienza. L’ultima volta che la Corte si è pronunciata sulla Legge 40 ne ha dichiarato l’incostituzionalità di una parte: l’obbligo di impianto dei tre embrioni.
 
Voi quindi sulla base di questa precedente esperienza siete fiduciosi?
Si, abbiamo fiducia nell’operato dei giudici della Corte Costituzionale che il divieto della fecondazione eterologa possa cadere. Rimarrebbe a questo punto solo il divieto di utilizzo degli embrioni per finalità scientifiche che però riguarda più direttamente la ricerca. Se cade il divieto nei confronti della fecondazione eterologa la Legge 40 assume un aspetto più rispettoso dei diritti della coppia.
 
E a voi andrebbe bene?
Se la Corte Costituzione dovesse intervenire in senso positivo noi non avremmo bisogno di un’altra legge andrebbe bene quella riscritta dalla Consulta.

Stefano Simoni

06 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

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