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Infettati da trasfusione. Corte Ue: “Stato italiano deve versare l’indennità integrativa”


Vittoria per gli italiani che sono stati infettati a seguito di trasfusioni di sangue e prodotti derivati. I giudici di Strasburgo hanno dato ragione ai 162 ricorrenti che chiedevano la rivalutazione annuale, adeguata al costo della vita, per l’indennità complementare. LA SENTENZA

03 SET - La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che lo Stato italiano deve versare un'adeguamento dell’indennità integrativa a tutti i cittadini infettati da da Hiv, epatite B o C dopo una trasfusione o somministrazione di emoderivati. Sino a oggi i cittadini interessati ricevevano un indennizzo che, sulla base della legge 210 del 1992, si attestava a circa 542 euro al mese. Una somma che però non è mai stata rivalutata tenendo conto dell’indice Istat utilizzato per calcolare l’adeguamento al tasso di inflazione e quindi al costo della vita. In sostanza, per oltre vent’anni, si è rimasti legati ai parametri del 1992. La sentenza di Strasburgo afferma invece il principio che nessun cittadino può essere escluso dalla retroattività dell’adeguamento Istat.

In base a quanto stabilito dai giudici, lo Stato italiano avrà sei mesi di tempo, dal momento in cui la sentenza diventerà definitiva, "per stabilire una data inderogabile" entro cui s'impegna a pagare rapidamente le somme dovute. La sentenza non sarà comunque definitiva prima di tre mesi, cioè il tempo a disposizione del governo italiano per chiedere la revisione del caso davanti alla Grande Camera della stessa Corte.

Sulla questione era già intervenuta la Corte costituzionale italiana che aveva dato ragione ai ricorrenti bocciando de facto il Dl 78/2010 che limitava la rivalutazione dell’indennità a quella base e, quindi, non includendo anche l’integrativa. Nonostante la Consulta i ricorrenti non hanno però ottenuto il risarcimento. Da qui la scelta di ricorrere ai giudici di Strasburgo. Oggi la sentenza favorevole della Corte europea dei diritti dell’uomo. 

Esulta, per una vittoria arrivata dopo anni di sofferte battaglie, il presidente dell’Associazione politrasfusi italiani, Angelo Magrini. C’è anche il suo nome tra le 162 persone che hanno presentato il ricorso a Strasburgo. “Si tratta di una stenza storica – gioisce – che certifica un diritto per circa 60mila persone, senza contare i 3616 deceduti dal 1985 a oggi. Grazie al pronunciamento, ai 542 euro già previsti si aggiungeranno circa 140 euro al mese. La questione non è solo economica, ma anche etica, in quanto restituisce un minimo di dignità a persone che soffrono da decenni”.

03 settembre 2013
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