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E-cig. Appello delle società scientifiche: "Utilizzo non sia normato da interessi economici"


Così in una lettera aperta Aie, Siti, Fip e Sitab si sono rivolte alle Istituzioni chiedendo di non disincentivare la sostituzione della sigaretta tradizionale con quella elettronica. Si precisa però che la e-cig "non deve essere pubblicizzata come strumento di cessazione fino a che le evidenze scientiche non ne dimostrino l'efficacia".

04 DIC - "Abbiamo assistito in questi ultimi mesi ad una girandola di provvedimenti sulla sigaretta elettronica (e-cig): prima l’approvazione di una norma che la equiparava alla sigaretta tradizionale (t-cig) per quanto riguarda il divieto di uso nei luoghi pubblici (legge Sirchia, decreto Iva-Lavoro), seguita alcune settimane fa dalla sua abrogazione (decreto Istruzione). Come Società Scientifiche di Sanità Pubblica esprimiamo la nostra viva preoccupazione. Il fumo di sigaretta costituisce uno dei più gravi problemi di salute pubblica in Italia che causa più del 10% delle morti e delle malattie precoci (Global Burden of Disease 2010); non sappiamo se la e-cig possa rappresentare uno strumento innovativo per contrastare l’abitudine al fumo e riteniamo che il suo utilizzo non debba essere normato da interessi economici". Così, in una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, al presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, al presidente del Css, Emilio Garaci, al presidente dell'Iss, Fabrizio Oleari, quattro società scientifiche (Associazione italiana di epidemiologia; Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica; Federazione italiana della pneumologia; Società italiana di tabaccologia) hanno lanciato il loro appello per normare l'utilizzo delle sigarette elettroniche senza cedere alle influenze delle lobby economiche ma nel solo interesse della salute pubblica.

Nella lettera si spiega che la ricerca scientifica sugli effetti della e-cig è solo in fase iniziale, tuttavia si conosce che:
- la e-cig caricata con nicotina, confrontata alla t-cig, è meno dannosa perché non contiene prodotti di combustione, portatori di tutta la carica cancerogena dei prodotti del tabacco;
- l’assorbimento di nicotina dalle e-cig comporta comunque un aumento del rischio di eventi cardiovascolari, uno dei rischi rilevanti per la salute legati al tabacco, anche per inalazione passiva nei luoghi chiusi;
- anche se si può presumere che i rischi legati all’uso della e-cig non siano comparabili a quelli della combustione del tabacco, non sappiamo quale sia l’effetto dell’esposizione alle componenti non nicotiniche delle e-cig (in particolare anche se il consumo orale di glicole propilenico è considerato non dannoso, devono essere ancora valutati i possibili rischi associati alla sua inalazione prolungata).

"Alcuni studi effettuati fino ad oggi hanno evidenziato che le e-cig possono sostituire la t-cig come metodo di riduzione del danno, ma il primo studio rigoroso recentemente pubblicato mette in dubbio che possa essere un presidio efficace per smettere di fumare - si spiega nella lettera - Di contro c’è un forte sospetto che la e-cig, proprio perché meno rischiosa, diventi la prima tappa del percorso di iniziazione al tabagismo dei giovani, e che possa rappresentare l’escamotage adottato dai fumatori per continuare ad assumere nicotina nel luoghi vietati dalla legge Sirchia, di fatto contribuendo alla ri-normalizzazione del fumo".

Le società scientifiche firmatarie di questa lettera ritengono "gravissima" l’abrogazione della norma sul divieto di uso delle e-cig nei luoghi pubblici ed esprimono preoccupazione che le politiche di salute pubblica vengano influenzate da lobby economiche insensibili ai problemi sanitari. Ritengono inoltre che queste politiche non possano essere delegate a emendamenti inseriti in leggi che nulla hanno di sanitario, contribuendo ancora di più all’impressione che l’interesse del legislatore non sia la salute pubblica.
Scrivono inoltre che, sulla base delle conoscenze attuali, una normativa razionale sulla e-cig che promuova la salute, debba "non disincentivare la sostituzione della sigaretta tradizionale con quella elettronica (ad esempio mantenendo per quest’ultima un prezzo più basso di quello della t-cig), contemporaneamente evitando che la sigaretta elettronica diventi la porta di ingresso dei giovani al tabagismo. L’abrogazione del divieto dell’uso nei luoghi chiusi può contribuire alla rinormalizzazione del fumo di tabacco e rischia di annullare i progressi nella lotta al tabagismo fatti in Italia negli ultimi anni".

"La e-cig - si sottolinea nella lettera - non deve essere usata, né pubblicizzata, come strumento di cessazione, fino a che le evidenze scientifiche non ne dimostrino in modo conclusivo la sua efficacia".

04 dicembre 2013
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