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Menarini accusata di truffa ai danni del Ssn per 1,2 mld di euro


Perquisita la sede, disposto il sequestro di beni per un  miliardo e 212 milioni. Indagate 14 persone tra cui il proprietario dell’azienda farmaceutica leader in Italia, Alberto Aleotti. L’accusa, si legge su Repubblica Firenze è quella di aver fornito allo Stato, dal 1984 ad oggi, farmaci a prezzi gonfiati. La famiglia, per bocca di Lucia Aleotti (figlia del patron e indagata anche lei) si difende: “L’ipotesi accusatoria è priva di ogni fondamento”.

26 NOV - Un uragano sconvolge il gruppo farmaceutico Menarini. L’accusa è grave: truffa ai danni dello Stato per un miliardo e 212 milioni. Soldi intascati, secondo l’accusa, dal 1984 ad oggi, grazie alla vendita al Ssn di farmaci a prezzi gonfiati attraverso l’utilizzo di società intermediare fittizie. Ieri sono partite le prime perquisizioni effettuate presso la sede del Gruppo dai Carabinieri dei Nas e dalla Guardia di Finanza che, su mandato della Procura di Firenze, hanno anche notificato insieme a funzionari dell’Agenzia delle Entrate un decreto di sequestro di beni (emesso dal gip Michele Barillaro) alla famiglia Aleotti per una soma di1,2 miliardi di euro.
L’indagine, si legge su Repubblica Firenze, guidata dai pm Luca Turco, Ettore Squillace e Giuseppina Mione, è il risultato dell’inchiesta partita nel 2008 dopo la scoperta di un deposito di 476 milioni presso la banca Lgt in Liechenstein riferibili alla famiglia Aleotti. Secondo l’accusa, la truffa sarebbe stata realizzata attraverso la creazione di una vera e propria struttura commerciale fittizia costituita da società cartiere intermediare tra il Gruppo Menarini e alcune imprese farmaceutiche internazionali (Bristol Myers Squibb, Meiji Seika Pharma International, Astra Zeneca Ab e Fujisawa Pharmaceuticals) detentrici dei brevetti su alcuni principi attivi. In sostanza le società detentrici dei brevetti rifornivano direttamente la Menarini ma le fatture venivano invece emesse dalle società fittizie a prezzi maggiorati. Secondo gli inquirenti, attraverso questo procedimento l’azienda avrebbe truffato per anni il Ministero della Sanità e la commissione sui prezzi dei farmaci, che fissavano i prezzi di vendita proprio in base ai prezzi fraudolentemente maggiorati dei principi attivi. Un vantaggio, di cui avrebbero beneficiato anche altre industrie farmaceutiche straniere che producono medicinali con i medesimi principi attivi. Il numero uno del Gruppo, Alberto Aleotti, 87 anni, è accusato direttamente di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio ed altri reati fiscali. Sotto indagine sono anche altre 13 persone tra cui i figli Albero Giovanni e Lucia accusati di aver riciclato insieme a finanzieri internazionali i proventi illeciti attraverso società con sedi in varie parti del mondo (in particolar modo nei paradisi fiscali di Panama e delle Isole Vergini). I denari venivano poi affidati a fiduciarie svizzere e del Liechenstein che per conto di Aleotti hanno anche fatto ricorso nel 2001 allo scudo fiscale per una somma di 1 miliardo di euro. Ma in questo caso siamo di fronte a reati di truffa aggravata e riciclaggio, che non sono coperti dallo scudo.
La famiglia Aleotti si difende e nega ci sia stata mai truffa ai danni dello Stato. “Non vi è alcun danno per il Ssn né per i cittadini”, afferma Lucia Aleotti sulle pagine del dorso fiorentino di Repubblica. “L’ipotesi accusatoria – precisa la Aleotti – che Menarini abbia acquistato materie prime a prezzi maggiorati e che da questi sia derivato un prezzo di alcuni farmaci più alto del dovuto è assolutamente priva di ogni fondamento, in quanto il prezzo dei farmaci è determinato dalle attività competenti solo ed esclusivamente sulla base della loro efficacia e valore terapeutico, senza alcuna possibilità di includere in tale valutazione il costo delle materie prime”.

26 novembre 2010
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