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Spending review. Ant: “Sì ai tagli, se inseriti in un progetto di integrazione tra pubblico e non profit”


Va controcorrente, Raffaella Pannuti, la presidente della Fondazione Ant Italia Onlus, affermando che l’equazione che unisce i tagli alle spese con la riduzione dei servizi sanitari “non convince”. E rivendica l’efficacia dell'assistenza domiciliare per risparmiare ed evitare ricoveri impropri. 

16 SET - Si possono tagliare i costi della sanità migliorando allo stesso tempo la qualità di vita di chi soffre. Ne è convinta Raffaella Pannuti, presidente della Fondazione Ant Italia Onlus, che interviene nel dibattito sulla spending review e i tagli alla sanità. “Intendo sostenere con forza che l'equazione tagli alla sanità, che Matteo Renzi vuole operare nell'ambito della spending review, e riduzione dei servizi sanitari, immediatamente evocata da alcuni amministratori pubblici, non convince” spiega Pannuti.

“Non convince, in primo luogo, per l'esperienza pluridecennale nell'ambito delle cure e dell'assistenza domiciliare a sofferenti di tumore che Ant, la fondazione che presiedo, ha maturato, ma anche e forse, soprattutto, per le tantissime buone pratiche di cui si viene spesso a conoscenza nell'ambito delle strutture territoriali del Servizio sanitario nazionale e non solo al Nord. Pratiche che però, purtroppo, non diventano mai un modello di riferimento”.
“Così come fatica a essere accettato – prosegue la presidente – come modello l'esperienza di Ant che, con 10mila sofferenti di tumore in fase avanzata e avanzatissima, assistiti ogni anno nelle loro case, rappresenta, tenendo come riferimento l'ultimo rapporto sulla legge 38, circa il 25% di tutti gli assistiti a domicilio nella fase avanzatissima di malattia tumorale a domicilio”.
“Un servizio che – sottolinea – a detta anche di autorevoli esperti, rappresenta un'eccellenza perché combina egregiamente la qualità dell'assistenza con la sostenibilità economica delle prestazioni effettuate.
Pensare responsabilmente a una riforma del sistema sanitario – aggiunge – capace di coniugare qualità delle prestazioni in un quadro di bisogni sanitari crescenti, determinati dall'invecchiamento, dalla comorbidità e dalla maggior povertà della popolazione, significa anche cercare di dare risposte economicamente più efficienti. Senza questo impegno il welfare che vogliamo garantire e difendere non avrà futuro”.
 
Ant, quindi, “appoggia l'ipotesi dei tagli, a patto che rispecchi un'idea innovativa di Sanità. Con l'assistenza domiciliare, infatti, tralasciando la grande qualità di vita che si riesce a raggiungere, coniugata a una grande professionalità dell'intervento che per noi è determinante, si riescono a raggiungere risparmi e ottimizzazioni nella pratica sanitaria in termini di mancanza di ricoveri impropri che superano la decina di milioni di euro, vista la diffusione dei nostri gruppi di assistenza in tutto il Paese”.
“Per far questo – conclude – occorre tuttavia superare un ostacolo che è innanzi tutto culturale, dove pubblico è in realtà sinonimo di Stato e ciò che sta fuori è accettato quasi sempre solo in situazioni emergenziali e non può essere associato all'idea di bene comune”.

16 settembre 2014
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