Bologna, è polemica su morte neonato che viveva in strada
Il piccolo, nato prematuro, aveva venti giorni. È morto il 5 di gennaio all'ospedale Sant'Orsola in seguito ad una crisi respiratoria. La Procura di Bologna apre un’inchiesta sull’accaduto, e scoppia la polemica. Il Comune: “La madre rifiutava aiuti”. Il primario del Sant’Orsola: “I genitori non sono persone poco attente”. La Caritas: “Lacune nei servizi”.
11 GEN - Viveva in strada a Bologna, con la mamma, il papà e i fratellini. Per cercare riparo dal freddo, durante il giorno la famiglia si rifugiava spesso in Sala Borsa, all’interno della biblioteca che affaccia su piazza Nettuno. Devid, aveva solo 20 giorni, e, probabilmente, non ce l’ha fatta a resistere alle difficili condizioni della sua brevissima vita. Si è spento la settimana scorsa in seguito a una crisi respiratoria presso l’ospedale Sant'Orsola. E intanto la Procura di Bologna, per mezzo del sostituto procuratore Alessandra Serra, ha aperto un’indagine sulla vicenda per accertare le cause della morte e stabilire se vi siano responsabilità dei servizi sociali che, pur conoscendo il caso della madre, non sono riusciti ad evitare il peggio in un rimpallo di comunicazioni senza esito, come ha denunciato la Caritas. Il padre, toscano, e la madre, una bolognese di 36 anni, sostengono che una casa la avevano, ma all’indirizzo fornito anche in ospedale risulta abitare da solo un maghrebino. Ora, grazie all’intervento del primario di Pediatria Mario Lima, la mamma e il padre hanno firmato il consenso per affidare volontariamente i figli sopravvissuti ad una struttura pubblica.
La vicenda ha toccato profondamente il capoluogo emiliano, diverse personalità si sono espresse sgomente sull’accaduto. Il cardinal Carlo Caffarra ha parlato di “tragedia estrema e dolorosissima”, il candidato sindaco del Pd Virginio Merla di “giorno della vergogna”, per il poeta Roberto Roversi, infine, è stata “una morte ignobile”.
11 gennaio 2011
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