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Il medico illusionista ma disincantato nell’ultimo romanzo di Mario Caccavale. Intervista all’autore di Acquaria


Acquaria è un viaggio su un’isola che non esiste, abitata personaggi del tutto inventati eppure mai così reali e tangibili. Come il dottor Cavagna, il disincantato medico scrutatore di cervelli, guaritore di malati, più o meno immaginari. In questa intervista l’autore del romanzo, Mario Caccavale, ci aiuta a capire le varie sfaccettature di un personaggio che molto somiglia a tanti medici che conosciamo.

25 MAG - Al Salone del Libro di Torino è stato presentato Acquaria, il nuovo romanzo di Mario Caccavale (Mondadori, Varia Letteratura, pag. 166).
Acquaria è un’isola che non esiste, eppure appare viva e concreta. È abitata da personaggi inventati, eppure reali e tangibili. Tante storie e tanti personaggi attraversano questo libro che, se inizi a leggerlo, non molli fino all’ultima pagina. C’è il maresciallo e la moglie chiacchierati. C’è il prete troppo bello per non suscitare desideri peccaminosi nelle parrocchiane. C’è Ondina, ragazza molto religiosa trovata morta in chiesa: omicidio o suicidio? C’è un vecchio affarista che diventa il padrone di Acquaria e sveglia l’isola dal letargo mutandone costumi e morale. C’è l’Ammiraglio e la seducente moglie da tutti ritenuta una ricca nobildonna e invece… E c’è Angelo, il giovane protagonista del teatro minimo di Acquaria che, scottato da una delusione sentimentale, lascia questa piccola isola e si trasferisce nel teatro massimo di una Roma più papalina che cristiana. E qui s’imbatte in altri personaggi al tempo stesso normali e originali.

Ci vorremmo soffermare, per la specificità del nostro giornale, sulla figura di un medico molto particolare. Il dottor Cavagna è un medico disincantato e scettico, guaritore di malati più o meno immaginari, e penetrante scrutatore di cervelli.

Il dottor Cavagna è convinto che il medico sia un persuasore occulto. Lo pensa anche lei, Caccavale, che ha dato vita a questo personaggio?
Il medico lo è, un persuasore occulto, quando riesce a cancellare dalla mente dei pazienti, sia pure per frazioni minime di tempo, i pensieri più neri, primo fra tutti quello che più ossessiona l’uomo: d’essere nato per morire.

Cavagna sostiene che per chi ha fede restare al mondo conti relativamente poco, mentre conta di più per i non credenti, che di solito sono attaccati alla vita con le unghie e coi denti. Ne è convinto pure lei?
Va detto che il dottor Cavagna ha tratti insoliti e non certo comuni alla maggioranza dei suoi colleghi. Ateo a trecentosessanta gradi, non crede neppure in Esculapio. Il suo scetticismo ha due sole eccezioni: la chirurgia e l’Aspirina, che prescrive qualunque siano i disturbi che affliggono il paziente. Effettivamente questo prodotto, a leggerne le proprietà chimico-fisiche, sembra poter dare sollievo a un’infinità di malanni. È analgesico, antinfiammatorio, antipiretico, antiaggregante, fluidificante. “E che vuoi di più, paisà?” direbbe Cavagna.

Il medico è anche un artista?
La Medicina è anche arte. Ars medica. In questo senso il rapporto medico-paziente può essere paragonato a quello dell’illusionista col pubblico. Se il medico ci accoglie con un sorriso quanti di noi si sentono già sollevati? Certo l’illusione ha vita breve. Ma anche un’ora, un giorno, una settimana di ritrovato benessere fisico possono avere ricadute che aiutano l’intero organismo.

Il peggior malato è davvero quello immaginario perché, come dice Cavagna, soffre di affezioni inesistenti e dunque incurabili?
Be’, per l’Argan di Molière, la vita è malattia, ergo tanto vale, per viverla e sconfiggerla, soffrire di malattie immaginarie. Argan è convinto d’essere in continuo pericolo di morire e si affida ai medici, soprattutto al dottore monsieur Purgon e allo speziale monsieur Fleurant. I quali, con rimedi di vario tipo, clisteri, salassi, pastiglie, gocce, etc., e facendosi pagare lautamente, sostengono di riuscire a tenerlo in vita e ad allontanarne la morte. Attenti, però, anche alla idea opposta, cioè credere in una salute immaginaria e consegnarsi a quella che io chiamo la “medicina porta a porta”, la medicina delle vicine di casa o delle amiche di salotto. Del resto persino lo scettico Cavagna ha uno straordinario occhio clinico e riconosce a prima vista un malato vero da uno immaginario. E non mi chieda come, perché non lo so. Forse sa leggere il paziente oltre le sue intenzioni?

Perché i peggiori malati, stando a Cavagna, sarebbero i medici?
Forse perché a differenza dei profani sono consapevoli dell’imprevedibilità delle malattie. Che non sempre hanno un decorso logico. Del resto la Medicina è una scienza probabile. Nella mia piccola casistica ho notato, per esempio, che in maggioranza i medici sono contrari a sottoporsi personalmente alle vaccinazioni. Forse temono che quando si inietta una piccola dose del male nell’organismo gli effetti non siano nient’affatto scontati? Oppure perché pensano che visitando tanti malati contagiati finiscano di fatto per vaccinarsi?
 
Perché Cavagna ha modi burberi, talora brutali, quando deve comunicare notizie spiacevoli ai pazienti?
Ad agghindare verità amare con parole dolci, spiega Cavagna, si rischia di renderle più inquietanti di quanto già non lo siano nude e crude. I malati hanno una sensibilità particolare, esasperata, e si accorgono subito se gli si nasconde qualcosa. Allora un tarlo prende a scavare nella loro mente. Al punto che, anziché il peggio, temono il peggio del peggio.

Una domanda personale. Qual è il suo rapporto con la malattia e il medico?
Seguo l’intuito. Se un qualsiasi disturbo ha la coda lunga, allora sono portato a considerarlo un possibile serpente.

E che fa in questo caso?
Corro a consegnarmi al medico di famiglia e, qualora occorra, allo specialista. Affronto la malattia cercando di non esserne dipendente. Mi curo per sopravvivere e non intendo vivere per curarmi.


(Ndr. Si possono rivolgere domande all’autore di Acquaria, naturalmente non di taglio medico-scientifico, attraverso la presentazione on line della Mondadori utilizzando l’indirizzo mario.caccavale@tiscali.it)                                                                                                                                                     
 
 

CHI E' MARIO CACCAVALE
Mario Caccavale è nato a Napoli nel 1937. È giornalista e scrittore. E’ autore dei seguenti romanzi:
•    Sulla soglia di Pietro (1997, Marsilio Editori)
•    L'illusionista americano (2001, Arnoldo Mondadori Editore)
•    Il gioco dell'ombra (2005, Marsilio Editori)
•    Piano inclinato (2007, Mondadori)
•    Una notte, una vita (2010, Mondadori)
•    Vite doppie (2013, Mondadori)
•    Acquaria (2015, Mondadori )
 
(Red.)
 

25 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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