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Croce Rossa. “Caos contabile e debiti minano la privatizzazione. Disavanzo 2014 a 81 mln”. La relazione della Corte dei conti

di L.F.

Ma la Corte segnala anche “la necessità di definire compiutamente le rispettive poste debitorie e creditorie fra Centro, Regioni e articolazioni locali” evidenziando come ci si trovi “in un contesto di sostanziale caos contabile di alcuni comitati locali”. In ogni caso i giudici rilevano come senza alcuni errori del passato si poteva evitare “il proliferare un contenzioso sfavorevole” che peserà anche in futuro sulle casse dello Stato. LA RELAZIONE

23 FEB - “Preoccupante esposizione debitoria dell’ente che si avvia alla liquidazione, perdurante disavanzo di cassa e pesante ricorso all'anticipazione bancaria”. Il quadro fosco è quello fornito dalla Corte dei conti nella sua relazione sull’esercizio 2014 della Croce Rossa Italiana coinvolta nel processo di privatizzazione.
 
Le ragioni di un riordino “faticoso e complesso” secondo i giudici contabili sono da ricercare in “una situazione di instabilità finanziaria, da ricollegare in gran parte a posizioni debitorie (di parte) delle sedi decentrate”. Ma non solo passato la Corte segnala anche “la necessità di definire compiutamente le rispettive poste debitorie e creditorie fra Centro, Regioni e articolazioni locali (in un contesto di sostanziale caos contabile di alcuni comitati locali)”.
 
Ma vediamo nel dettaglio cosa emerge dalla Relazione della Corte dei conti:
 
Un riordino “complesso e faticoso”. Il percorso di riordino di un ente complesso come C.R.I. è stato, anche dal lato normativo, particolarmente faticoso, ancorché sia gestito dalla Governance dell’ente in modo graduale e nel pieno rispetto della legge. La radicale riforma che ha imposto la trasformazione della C.R.I. (prima della periferia e successivamente della sede centrale) da ente di diritto pubblico non economico in Associazione di diritto privato è stata realizzata al fine di razionalizzare e rendere più economica la gestione dell’ente in un settore interessato da profili di concorrenzialità.
 
Il contenzioso e gli effetti negativi sulla liquidazione. Da anni l'Amministrazione è interessata da un importante contenzioso riferito al riconoscimento del diritto alla stabilizzazione del personale precario in possesso dei requisiti previsti dalle norme (l. n. 296/2006 e l. n. 244/2007) che, ad oggi, ha determinato l’assunzione di 368 lavoratori.
 
Allo stato, su un numero totale di potenziali “aventi diritto” pari a n. 1.440 “precari”, hanno già notificato ricorso giurisdizionale contro C.R.I. n. 1.297 lavoratori (il cui collocamento in ruolo potrebbe comportare una spesa complessiva, a regime, stimata in circa euro 41/42 milioni).
 
Inoltre, a seguito di un orientamento del giudice del lavoro in prevalenza di accoglimento delle pretese dei lavoratori, ma non univoco, nel marzo del 2013 è intervenuta una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione sfavorevole a C.R.I. Le ripercussioni di un contenzioso così imponente in termini numerici, di esposizione debitoria e, quindi, di sostenibilità di cassa e di bilancio, hanno determinato effetti negativi sull’avvio della procedura di liquidazione dell’ente.
 
Gli errori del passato. L'Amministrazione è stata ripetutamente condannata a corrispondere rilevanti somme a dipendenti (a tempo determinato) a titolo di compenso incentivante. Vigente la normativa come sopra richiamata di invarianza finanziaria per la proroga delle convenzioni e dei rispettivi contratti dei lavoratori a tempo determinato ivi impiegati, restava obbligatorio, per quegli anni, prevedere anche la sussistenza della copertura necessaria alla retribuzione accessoria nonché, qualora i tetti delle convenzioni non lo consentissero, forme alternative di accantonamento senza incrementare la spesa a carico del Comitato centrale, utilizzando in maniera idonea le risorse del Fondo unico di amministrazione, come, peraltro, rilevato già nei precedenti referti della Corte dei conti.
 
L’inserimento - avvenuto solo nel 2011 - nel medesimo Fondo unico di amministrazione delle voci accessorie riferite anche ai lavoratori a termine (mediante apposita previsione nel Contratto decentrato) avrebbe impedito il proliferare di tale contenzioso sfavorevole.
 
La mancata previsione di un meccanismo correttivo della insufficiente copertura degli introiti da convenzione, in ordine alla retribuzione accessoria, fino al 2011 ha determinato, per gli anni precedenti, il pagamento forzoso di tale voce stipendiale (a seguito della rilevata violazione del principio di non discriminazione in sede giudiziale) mediante l’esecuzione delle sentenze di condanna, pervenute negli anni precedenti e che impegnerà l’Amministrazione centrale (con oneri a totale carico del bilancio dello Stato) per gli esercizi finanziari futuri.
 
Contenzioso a 65 mln. I complessivi riflessi in termini di cassa e di bilancio del contenzioso giudiziario sono stati di considerevole gravosità per l’ente, di fatto obbligato ad intervenire per evitare ulteriori ricadute sulle attività della C.R.I. (conseguenti all'esecuzione dei provvedimenti giudiziari). Ad oggi, risulta una stima complessiva del contenzioso per circa euro 65 milioni (nell’ultimo quadriennio 2011-2014 sono state effettuati pagamenti in esecuzione di sentenze per euro 49,39 milioni di cui euro 23,58 milioni avvalendosi del prestito M.E.F. ed euro 25,81 milioni a valere sui bilanci dell’ente).
 
Il prestito con il Mef. Anche per far fronte a tali spese in data 8 aprile 2014 il M.E.F. ha stipulato con C.R.I. un contratto di prestito trentennale per l’importo di 48.000.000 (a fronte delle esigenze prospettate da C.R.I. per 150.000.000).
 
Nel 2014 disavanzo di 81 milioni di euro. A livello aggregato l'Amministrazione chiude l’esercizio finanziario 2014 con un disavanzo pari a euro 81.361.354,99; tuttavia quest'ultimo - come riportato nella nota integrativa al bilancio - non è di tipo “strutturale”, ma è il risultato delle attività gestionali e contabili derivanti dall’applicazione del d.lgs. n. 178/2012 e s.m.i.
 
La situazione amministrativa evidenzia a fine 2014 un avanzo di euro 45.035.718; in tale contesto euro 63.734,794 rappresentano la quota vincolata e euro – 18.699.076 la quota disponibile.
 
Le criticità sui controlli. Dal 1° gennaio 2014 il sistema delle convenzioni stipulate dalle A.P.S. e il relativo andamento delle stesse, non consente possibilità di un controllo, di una vigilanza o di un monitoraggio da parte della Sede centrale o regionale. E questa è una criticità che a livello normativo dovrà essere risolta al fine di fornire al comitato centrale e ai comitati regionali degli strumenti incisivi di monitoraggio, controllo e vigilanza sulle convenzioni e sui contratti. Nel 2014 il vertice del management centrale, nel quadro della razionalizzazione delle strutture centrali e regionali, ha proseguito il lavoro di riassetto contabile, necessario per risolvere le criticità derivanti dall’estesa articolazione territoriale della C.R.I. (avvalendosi della semplificazione derivante dalla privatizzazione dei comitati provinciali e locali, con la sola eccezione delle attività stralcio parte pubblica).
 
Alla riorganizzazione di C.R.I. corrispondono:
 
- una situazione di instabilità finanziaria, da ricollegare in gran parte a posizioni debitorie (di parte) delle sedi decentrate;
- la necessità di definire compiutamente le rispettive poste debitorie e creditorie fra Centro, Regioni e articolazioni locali (in un contesto di sostanziale caos contabile di alcuni comitati locali).
 
Vale la pena di sottolineare che a tale stato di disorganizzazione vanno direttamente riferite gravi difficoltà di recupero dei crediti. In tale contesto, il bilancio 2014 (sulla scia dei documenti contabili dell'ultimo biennio) evidenzia una corretta esposizione dei dati, corrispondenti alla realtà e nel pieno rispetto della normativa vigente.
 
Ciononostante devono essere rilevati, anche in ragione del vasto contenzioso (l'origine del quale va ravvisata in specifiche condotte dei vertici dell'ente e della SI.S.E. sino al termine dello scorso decennio):
- la preoccupante esposizione debitoria dell’ente che si avvia alla liquidazione;
- il perdurante disavanzo di cassa;
- il pesante ricorso all'anticipazione bancaria.
 
Le azioni intraprese dalla Cri. Al fine di fronteggiare tali criticità e nel quadro di razionalizzazione susseguente al processo di privatizzazione (nel 2014 relativo ai Comitati locali) la C.R.I., oltre al sopraindicato prestito ha:
- intrapreso, a livello centrale e regionale, un programma di dismissione immobiliare, anche con riferimento a importanti complessi storici;
- deciso una significativa riduzione delle spese correnti;
- risolto i rapporti convenzionali in passivo strutturale
 
L.F.

23 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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