Assistenza psichiatrica: riparte da Trieste la lotta ai manicomi
Al via progetti di cooperazione per lo sviluppo dei servizi territoriali in quei Paesi che hanno intrapreso processi di riforma psichiatrica. L’obiettivo è che non ci siano più manicomi in tutto il mondo.
15 APR - “Noi siamo qui oggi perché il manicomio di Trieste non c’è più, perché stiamo desiderando che non ci siano più manicomi in tutto il mondo e perché oggi c’è una grande rete che unisce tutti i Paesi, un network di persone (operatori, individui che hanno vissuto e vivono l’esperienza del disturbo mentale, familiari) che sono protagonisti di questo cambiamento e cercano di costruire politiche di salute e di speranza”. È con le parole di Giuseppe Dell’Acqua, allievo di Franco Basaglia e direttore del Dipartimento di salute mentale dell’ASS 1 di Trieste che si è aperto il meeting “Beyond the Walls - Il passaggio dall’ospedale ai servizi territoriali”. L’obiettivo dell’incontro è la formulazione di una dichiarazione congiunta sul superamento delle istituzioni psichiatriche e lo sviluppo di progetti di partenariato finalizzati allo sviluppo di servizi efficaci di comunità, così come previsto dal Piano di azione di Helsinki 2005 sulla salute mentale per l’Europa.La legge 180 (la cosiddetta legge Basaglia) resta ancora un modello. Il Consiglio d’Europa ha descritto l’esperienza basagliana come un sogno che si stava trasformando in realtà e aveva ormai gambe per attraversare l’intera regione europea dell’OMS. E l’incontro vuole rappresentare uno stimolo in questa direzione.
All’epoca della stesura del Piano di Helsinki (al quale ha fatto seguito, nel 2008, il Patto europeo per la salute mentale ed il benessere) fu evidenziato che l’85 per cento dei fondi spesi per la salute mentale veniva destinato al mantenimento di strutture inadeguate ad accogliere i pazienti. Dati rimasti pressoché invariati se, come è stato rilevato nel corso dell’incontro, in Europa il 70 per cento dei posti letto è tuttora all’interno degli ospedali psichiatrici.Da Trieste partiranno dunque progetti di cooperazione per lo sviluppo dei servizi territoriali soprattutto in quei Paesi che hanno intrapreso (o intendono intraprendere) processi di riforma psichiatrica quali la Serbia, dove è stato creato il Centro di salute mentale pionieristico di Nis attraverso la deistituzionalizzazione del locale ospedale psichiatrico. Su richiesta dell’OMS Europa, sarà avviata anche una collaborazione con Paesi dell’Est come la Bulgaria e la Romania, nonché con le repubbliche asiatiche dell’ex-URSS come l’Azerbaijan, dove andranno sostenute esperienze pilota e cambiamenti legislativi. Inoltre, nell’ambito del programma Mental Health Gap promosso dall’OMS di Ginevra, si stanno già sviluppando programmi di cooperazione con la Turchia, l’Iran, la Palestina, l’Argentina e il Brasile.
15 aprile 2011
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