Con che percentuale si manifesta l’omosessualità? Una domanda nel test di medicina scatena polemica. Fedeli: “Quesito vergognoso”
La domanda era inserita nel contesto di un test su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie. Il Progress test viene organizzato dalla Conferenza dei Presidenti dei Collegi didattici dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia delle università italiane e non ha nulla a che vedere con l’esame di Stato in Medicina di cui responsabile è il Miur. Per la ministra dell'Istruzione: "È di una gravità inaudita che sia stata inserita una simile domanda".
16 NOV - "Qual è la stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?". Questa la domanda contenuta nel test di medicina che ha scatenato diverse polemiche, e suscitato l'indignazione della stessa ministra dell'Istruzione,
Valeria Fedeli, che ha definito "vergognoso" il quesito. La domanda era inserita nel contesto di un test su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie. "È di una gravità inaudita che sia stata inserita una simile domanda nel Progress test di medicina e chirurgia", ha dichiarato la ministra.
"È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che la Conferenza dei corsi di laurea in medicina provveda ad eliminare dall’elenco delle domande del Progress test quel vergognoso quesito, che le risposte ad esso date non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento di studentesse e studenti, e che il responsabile di quanto accaduto sia adeguatamente sanzionato", ha aggiunto.
Il Progress test viene organizzato dalla Conferenza dei Presidenti dei Collegi didattici dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia delle università italiane e non ha nulla a che vedere con l’esame di Stato in Medicina di cui responsabile è il Miur. "Discriminazioni, totale mancanza di rispetto, simili livelli di ignoranza sono elementi con cui mai vorremmo venire a contatto – conclude Fedeli – tanto meno nelle università italiane, che sono luoghi deputati non solo alla conoscenza, ma all’alta formazione, con tutto quel che questo significa. In termini culturali e di civiltà".
16 novembre 2017
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