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Organi. Proposta inglese: “Sia lo Stato a pagare i funerali dei donatori”


La proposta arriva dal Nuffield Council on Bioethics (Comitato di Bioetica della Gran Bretagna). Obiettivo: incentivare l’iscrizione dei cittadini al registro dei donatori post mortem.

11 OTT - Per incentivare le donazioni di organo, lo Stato dovrebbe pagare i funerali delle persone che hanno donato i propri organi al momento della morte. È questa la proposta contenuta nell'ultimo rapporto del Comitato di Bioetica della Gran Bretagna, il Nuffield council on Bioethics, secondo il quale questo incentivo non comprometterebbe neanche il valore altruistico della donazione. E sarebbe una risposta importante a un bisogno di organi che a cui non si riesce a dare risposta.
“Ci sono 8mila persone in lista di attesa per un trapianto e ogni giorno 3 persone muoiono aspettando”, ha osservato Hugh Whittall, direttore del Nuffield council. Come spiega il quotidiano inglese Telegraph., anche se il 29% degli inglesi è iscritto al Registro dei donatori di organi, il numero di organi donati post mortem è ancora troppo contenuto: “Solo 1.010 lo scorso anno”, spiega il quotidiano.
“Pagare i funerali dei donatori di organo sarebbe eticamente giustificato - spiega Marilyn Strathern, coordinatrice del Comitato -, non danneggerebbe i donatori e sarebbe una forma di riconoscimento sociale. Pensiamo che valga la pena fare un progetto pilota per testare la risposta da parte della popolazione''.
Il rapporto del Comitato non quantifica il contributo che lo Stato dovrebbe versare per ogni funerale, ma il direttore del reparto trapianti dell’ospedale universitario di Nottingham e membro del Comitato, Keith Rigg, interpellato dal Telegraph, suggerisce un contributo minimo di 1.500 sterline. Ma sottolinea che tale offerta dovrebbe essere offerta solo alle famiglie dei donatori iscritti al Registro. In questo modo, secondo l’esperto, crescerebbe il numero di “donatori certi” e si eviterebbero “situazioni eticamente criticabili” come quella di pagare i parenti del defunto per evitare che rifiutino il permesso di esportare gli organi ma anche evitare che, al momento del decesso, la donazione avvenga sulla spinta di elementi economici piuttosto che per una cultura della donazione.
 

11 ottobre 2011
© Riproduzione riservata

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