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Gimbe premia Elena Cattaneo. A lei il premio Evidence 2018


La Fondazione Gimbe le ha assegnato il riconoscimento per il suo continuo impegno nel sostenere l'inderogabile necessità di un “Sistema Ricerca Italia”, adeguatamente finanziato, gestito in maniera trasparente e basato sulla meritocrazia. Tra le motivazioni anche la sua determinazione nella vicenda Stamina e il tributo a Giulio Regeni

07 MAR - La Fondazione Gimbe, nell'ambito della propria Conferenza Nazionale, assegna ogni anno il Premio Evidence a una personalità del mondo scientifico o sanitario che si sia distinta per la pubblicazione di rilevanti evidenze scientifiche, per l’integrazione delle migliori evidenze nelle decisioni professionali, manageriali o di politica sanitaria, per l’insegnamento dell'Evidence-based Practice.

Alla senatrice a vita Elena Cattaneo, da sempre impegnata per lo sviluppo della ricerca nel nostro Paese, va il Premio Evidence 2018. Cattaneo è professoressa presso l’Università degli Studi di Milano e nella sua carriera accademica figura un'esperienza a Boston, dove iniziò la sua ricerca sulle cellule staminali cerebrali nel laboratorio del professore Ron McKay al Massachusetts Institute of Technology. Il premio le viene assegnato per il “suo continuo impegno a sostenere l’inderogabile necessità di un “Sistema Ricerca Italia”, adeguatamente finanziato, gestito in maniera trasparente e basato sulla meritocrazia”.

“Oltre a riconoscere la rilevante attività scientifica di Elena Cattaneo che ha posto pietre miliari nel settore delle cellule staminali e delle malattie neurodegenerative – ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – abbiamo premiato la sua continua opera di sensibilizzazione pubblica sulla necessità di contrastare l’analfabetismo scientifico e la sua ferma convinzione che per tutelare la salute delle persone bisogna educare la politica alla scienza”. Tra le motivazioni anche la determinazione di Elena Cattaneo nella vicenda Stamina - da lei definito “il più ciclopico deragliamento della storia della medicina” – e il coraggioso tributo a Giulio Regeni in cui la Senatrice ha sottolineato che “non ci può essere alcun limite alla libertà degli studiosi di studiare, né alcun timore nel perseguire la conoscenza”.

Sulla mancanza di una strategia organica d'investimento di medio-lungo periodo e della volontà politica di strutturarla prescindendo da interessi contingenti, pronti a mutare all'alternarsi dei Governi, la professoressa ha spesso puntato il dito verso la cronica incapacità di amministrare la ricerca. “Condividiamo la visione illuminata di Elena Cattaneo – ha puntualizzato Cartabellotta – che chiede di passare dalla politica del tesoretto discrezionale a quella dell'investimento continuativo nel tempo, trasparente, aperto e competitivo e alle procedure di assegnazione al di sopra di ogni sospetto”.

Metodo e moralità, sono questi gli  ingredienti per fare funzionare un “Sistema Ricerca Italia”: “Il metodo – ha affermato Elena Cattaneo – garantisce l’uguaglianza dei ricercatori per un accesso competitivo alle risorse pubbliche. È solo da una sana competizione tra tutte le idee che possono venire i maggiori benefici della ricerca per i cittadini. In Italia, purtroppo, questo metodo è troppo frammentato: pochi finanziamenti per la ricerca biomedica erogati tramite numerosi canali non coordinati e con procedure di valutazioni differenti”.

“Qualunque scienziato o membro di un’Istituzione - ha proseguito Cattaneo - chiamato a gestire finanziamenti pubblici deve attenersi a un inderogabile principio di moralità da intendersi come garanzia dell’uso corretto, efficiente e verificabile delle risorse pubbliche, seguendo procedure che non sono da inventare, ma da mutuare da esperienze internazionali. Solo così sarà possibile riavvicinare i cittadini alla scienza, evitando che bufale e fake news continuino a dilagare indisturbate”.

“Per raggiungere questo obiettivo – ha concluso Cattaneo – non è più accettabile che un singolo euro pubblico venga assegnato senza un bando competitivo: per questo è indifferibile l’istituzione di un’Agenzia pubblica per la ricerca, al fine di attuare meccanismi idonei a selezionare i progetti migliori”.

Lorenzo Proia

07 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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