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Vittime da sangue infetto. In 7.000 aspettano da anni un risarcimento dallo Stato


Non esistono dati ufficiali su quanti siano gli italiani danneggiati da una trasfusione. Il Comitato Vittime Sangue Infetto parla di 80-200mila tra gli anni ’60 e ’90. Da allora, alcuni sono morti. E oltre 7mila aspettano da anni il risarcimento dovuto per legge dallo Stato. Di cui però, dicono, non c’è traccia.

11 GEN - Potrebbero essere tra gli 80 mila e i 200 mila gli italiani vittime di trasfusione da sangue infetto nel periodo che va tra la fine degli Anni 60 e i primi Anni 90. Dati ufficiali non vene sono, ma secondo il Comitato Vittime Sangue Infetto, si tratta di una stima attendibile in quanto risultato di anni di indagini svolte con il contributo delle varie associazioni, degli studi legali e in relazione alle domande pervenute al Ministero della Salute per ottenere i benefici della legge 210/92, che prevede un indennizzo per chi è stato danneggiato.

Da quegli anni ad oggi, una parte di queste persone è morta. Altre sono invece in vita. Malate e in attesa di un risarcimento che non arriva mai. Ad oggi, sono oltre 7.000 i danneggiati da emotrasfusione che hanno inoltrato istanza di transazione che, tuttavia, non è mai arrivata a conclusione. Una criticità contro la quale il Comitato Vittime Sangue Infetto combatte fin dal 2007, anno della sua fondazione, a Torino, in concomitanza con l’emanazione delle leggi 222/07 e 244/07, introdotte nel nostro Ordinamento con il fine di risarcire il maggior numero possibile degli aventi diritto e porre fine al contenzioso con il ministero della Salute attraverso una maxi transazione.

“Vogliamo una risposta chiara e rapida – dichiarano al nostro giornale Monica Trapella e Sandra D’Alessio, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato  - che possa porre fine a questa triste vicenda. Certo nessuna somma potrà risarcire i danneggiati in vita o peggio gli eredi di chi ci ha nel frattempo lasciato, ma almeno garantirebbe un’esistenza dignitosa e consentirebbe agli ammalati di potersi curare adeguatamente. Siamo consapevoli della situazione economico finanziaria del nostro Paese, ma non possiamo ignorare neppure gli enormi sprechi perpetrati ogni giorno, siamo disposti a trattare ma nel rispetto dell’equità e della dignità”.
 
La denuncia del Comitato è arrivata fino a Bruxelless, in occasione di una conferenza stampa svolta il 23 marzo 2011 presso il Parlamento Europeo, alla presenza, tra gli altri, dei vice presidenti del Parlamento Europeo Roberta Angelilli e Gianni Pittella, e dell’eurodeputato Oreste Rossi (Lega Nord), in occasione della quale il Parlamento Europeo approvò anche una dichiarazione scritta sulla necessità di garantire adeguati risarcimenti alle vittime da sangue infetto.
Presto, annunciano Trapella e D’Alessio, il Comitato verrà nuovamente ricevuto al Parlamento Europeo per affrontare di nuovo la questione.

Le persone contagiate da sangue infetto si possono idealmente suddividere in 3 categorie:
1) trasfusi occasionali, contagiate in occasione di un incidente stradale, parto o operazione chirurgica che hanno reso necessaria una o più trasfusioni;
2) trasfusi abituali quali talassemici, che per sopravvivere hanno bisogno di continue trasfusioni di sangue;
3) coagulopatici, cioè persone con problematiche di coagulazione del sangue, come emofilici o affetti dalla malattia VonWillembrand e altre patologie similari.

“Nel 2004 - spiega Trappella - lo Stato, dopo una lunghissima trattativa, ha concluso una transazione con circa 800 emofilici, che rinunciando alle cause in corso, hanno ricevuto dal ministero della Salute cifre comprese tra 388.000 euro e 464.000 euro per i soggetti viventi e la somma di euro 619.000 per gli eredi di coloro che nel frattempo erano purtroppo deceduti. Le leggi già citate del 2007 avrebbero dovuto condurre all’estinzione del contenzioso relativo alle cause di risarcimento del danno da sangue infetto instaurate contro il ministero della Salute dai danneggiati di tutte le categorie citate e pendenti alla data del 31 dicembre di quell’anno, ma ad oggi, nonostante circa 7.000 soggetti abbiano inoltrato, attraverso i propri Legali, istanza di transazione, l’iter amministrativo non si è affatto concluso. I moduli transattivi avrebbero, per altro, dovuto essere redatti, per legge, in analogia e coerenza con i criteri transattivi già fissati per i soggetti emofilici dal decreto del ministro della Salute 3 novembre 2003”.

L’ultimo incontro ufficiale tra il Ministero e le Associazioni risale al 4 agosto del 2010. Nei giorni precedenti il Ministero aveva incontrato i Legali dei danneggiati. “La proposta transattiva ministeriale presentata in quella occasione però – spiega Trappella - non era stata redatta in analogia e coerenza con i criteri applicati nel 2004 per concludere la precedente transazione. Le cifre erano state ridotte, in alcuni casi erano quasi offensive in relazione alle patologie contratte, inoltre veniva paventata l’esclusione dei danneggiati considerati ‘prescritti’ dall’Avvocatura di Stato, ovvero di coloro che non avevano iniziato le cause di risarcimento entro il termine di 5 anni dall’inoltro della domanda di indennizzo ex lege 210/92 o di coloro che erano stati trasfusi prima del 1978. Come se non bastasse – prosegue la presidente del Comitato Vittime Sangue Infetto - in relazione alle cifre offerte, venivano introdotte differenziazioni tra categorie di malati. Associazioni e Legali hanno avanzato proposte di modifica e il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 5 maggio 2011, aveva avviato l’esame di un decreto-legge, che sanando il contenzioso e superando l’impasse della procedura amministrativa, attribuiva un indennizzo straordinario, rateizzato, ai soggetti che avevano presentato istanza di transazione entro il 19 gennaio 2010. Ma purtroppo, a causa di tecnicismi non meglio precisati, l’esame del decreto non è stato mai più ripreso”.
 
Nel frattempo il contenzioso prosegue. “Migliaia – spiega D’Alessio - sono ad oggi le cause, in sede civile dove il Ministero è stato condannato ripetutamente per aver omesso ai propri doveri di sorveglianza in ordine alla circolazione del sangue e degli emoderivati e per aver, infine, provveduto ma con spaventoso ritardo, in sede penale con capi d’accusa che vanno dall’epidemia colposa a quella dolosa aggravata dall’evento - processi nei quali il Ministero si è addirittura costituito parte civile nei confronti delle case farmaceutiche - e, infine, in sede amministrativa per i ritardi connessi all’iter transattivo”.

E così, anche la battaglia del Comitato Vittime Sangue Infetto va avanti. “Grazie ad internet (blog, social network, ecc..), il Comitato è divenuto luogo virtuale d’incontro dei tanti danneggiati, che finalmente avevano trovato il modo per confrontarsi non solo sulle loro patologie, ma anche sul riconoscimento dei propri diritti. Nel settembre del 2010, grazie anche all’organizzazione di un presidio permanente a Montecitorio, durato circa un mese, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica irrisolta dei danni da sangue infetto, abbiamo instaurato rapporti diretti presso la Camera, il Senato, il ministero della Salute e il ministero dell’Economia e Finanze, contemporaneamente abbiamo ufficializzato il nostro Comitato, divenuto a tutti gli effetti Onlus”.

Il Comitato Vittime Sangue Infetto oggi collabora attivamente anche con la Fondazione Italiana Leonardo Giambrone per la guarigione dalla Thalassemia. “Insieme possiamo contare oltre 3.000 persone danneggiate. Tanto è il lavoro che abbiamo portato avanti quest’anno e tanto è ancora quello che, purtroppo, ci attende”. Come emerge anche dalle richieste di aiuto inoltrate ai siti internet, “che vengono visitati giornalmente da oltre 500 persone”, mail o telefonate “di danneggiati che vogliono essere informati sui loro diritti, ma esprimono anche la loro disperazione che di giorno in giorno è accresciuta a causa della difficile situazione economica italiana. Oggi – concludono Trappella e D’Alessio - curarsi in Italia è divenuto un lusso, soprattutto per chi a causa della malattia non trova un lavoro o non è in fisicamente in condizioni di lavorare. Vorremo anche sottolineare che a fatica troviamo spazio tra le notizie di TV e giornali, il nostro è un argomento scottante ma scomodo. La nostra Associazione è nata anche affinché le vittime da sangue infetto non vengano dimenticate e sia loro riconosciuta quella giustizia che ad oggi è ancora negata”.
 

 
 
Da sinistra, Sandra D'Alessio (vice presidente Comitato Vittime Sangue Infetto), avv. Mario Melillo (legale del Comitato Vittime Sangue Infetto), on. Oreste Rossi (eurodeputato Lega Nord), Roberta Angelilli e Gianni Pittella (vice presidenti del Parlamento Europeo), Monica Trapella (presidente del Comitato Vittime Sangue Infetto).

11 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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