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La legge 40 tra fecondazione e(s)terologa e tanti dubbi


La legge 40/04 nelle intenzioni avrebbe dovuto porre “fine al far-west procreativo” ma chi si opponeva rispondeva che dal “far-west si sarebbe tornati al medio-evo”. Oggi la legge è cambiata, molti divieti sono caduti. Il punto dell'associazione Luca Coscioni.

16 GEN - Sono passati otto anni da quando l’Italia decise di darsi una legge sulla Procreazione medicalmente assistita. Il legislatore aveva la necessità, si disse, di porre fine al “far-west procreativo”, chi si opponeva invece rispondeva che “dal far-west si sarebbe tornati al medio-evo”. Criticando fortemente le restrizioni presenti nella legge voluta dall’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia.
 
Nel frattempo alcune sentenze hanno cambiato quella legge dando, forse, ragione a chi criticava l’articolato e oggi siamo in attesa di un ulteriore pronuncia della Corte Costituzionale che nelle prossime settimane darà la sua valutazione sulla costituzionalità del divieto di fecondazione eterologa ancora presente nella legge. Sulla base di questa considerazione e ad otto anni esatti dall’approvazione della legge 40, era infatti il febbraio del 2004, l’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, ha organizzato in Senato un seminario sullo stato dell’arte di quella legge che non ha mai convinto fino in fondo il Paese e che il mondo scientifico, così come quello giuridico, hanno più volte condannato perchè senza fondamento e anzi spesso lesiva dei diritti delle persone che nelle intenzioni iniziali si voleva tutelare.
 
L’associazione Luca Coscioni, insieme ai radicali italiani, nel 2005 promosse 4 referendum per l’abrogazione parziale di quella legge che però fu “delegittimato” da una forte astensione. Oggi, forti anche di quell’esperienza, i protagonisti di quell’iniziativa hanno scelto di spostare lo scontro a livello della giurisdizione civile, amministrativa, costituzionale ed europea. E le corti e i tribunali amministrativi sembrano dare ragione ai radicali e all’associazione Coscioni, dichiarando in diverse occasioni l’illegittimità di quelle restrizioni.
 
La legge oggi dunque si presenta in maniera molto diversa da quella di otto anni fa. Varie sentenza, infatti, l’hanno in parte modificata. Il 1º aprile 2009, la Corte Costituzionale ha dichiarato i commi 2 e 3 dell’articolo 14 “parzialmente illegittimi”. In particolare, il comma 2 illegittimo laddove prevedeva un limite di produzione di embrioni “comunque non superiore a tre” e dove prevedeva l’obbligo di “un unico e contemporaneo impianto”. Il comma 3 che prevedeva di poter crioconservare gli embrioni “qualora il trasferimento nell’utero degli embrioni non risulti possibile per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione”, è stato dichiarato illegittimo nella parte in cui non prevede che il trasferimento di tali embrioni, “da realizzare non appena possibile”, debba essere effettuato anche senza pregiudizio per la salute della donna.
Prima di questa sentenza anche il Tar del Lazio nel 2008 era intervenuto nel dibattito dichiarando illegittimo il divieto di diagnosi preimpianto previsto dalle Linee guida ministeriali (adottate con D.M 21.7.2004) a meno che tale tecnica non avesse carattere sperimentale ovvero specifica finalità eugenetica (nel senso che la tecnica fosse rivolta alla selezione razziale).
 
Una legge dunque, così come uscita dal Parlamento, fortemente restrittiva che ha dato luogo al fenomeno “del turismo dei diritti o fecondazione este-rologa” secondo l’efficace definizione che ne ha dato Carlo Flamigni, ginecologo e membro del Cnb riferendosi a quelle coppie che potendo vanno all’estero per cercare con più facilità e meno restrizioni rispetto all’Italia di avere un figlio trovando però da un lato “un’Europa occidentale cinica che ha aumentato i prezzi per gli italiani” e dall’altro “un’Europa dell’est sicuramente più a buon mercato, con minori costi ma anche minori controlli e minore sicurezza” per la salute della donna e del nascituro.
 
Uno dei problemi legato alla legge 40 è quello degli embrioni abbandonati. Giulia Scaravellidell’Iss ha cercato di fare chiarezza sulle cifre di questo fenomeno. “Al febbraio 2004 – ha detto la ricercatrice – gli embrioni erano circa trentamila. Oggi però sono meno perchè nel frattempo, in otto anni, sono nati tanti bambini”. Sollecitata però a dare dei numeri certi ad oggi la Scaravelli ha detto che “l’Iss ogni sei mesi fa un aggiornamento presso gli oltre 300 centri di riproduzione, distinguendo tra gli embrioni che verranno impiantati e quelli crioconservati in stato di abbandono, e i numeri li riferisce al ministero della Salute”. Quindi per evitare sovrapposizioni tra un organismo scientifico come l’Iss e il Ministero la ricercatrice ha preferito non riferire dati che sono in continuo divenire, rimandando alla relazione che anche quest’anno, come ogni 28 febbraio, darà al ministero della Salute. Flamigni però ha detto che embrioni abbandonati sono “circa 10 mila e di questi soltanto 200 sono utilizzabili”.
 
“Riunione carbonara” ha usato queste parole la vice presidente del Senato, Emma Bonino, per definire l’incontro di oggi, aggiungendo che questo è “un Paese strampalato che vive di pathos ed emozioni che se vanno bene per i cittadini, dovrebbero essere estranee alla responsabilità della politica che dovrebbe mantenere un atteggiamento meno ondeggiante e ciclico”. E nel dire questo la Bonino ha portato l’esempio del dibattito sulla legge in materia di testamento biologico. L’ìter della legge sulla fecondazione assistita secondo la radicale ha subito lo stesso ciclo anche se – ha aggiunto “il tema avrebbe  dovuto essere risolto senza pathos perchè la scienza progredisce e mette a disposizione strumenti che non dovrebbero avere implicazioni ideologiche”.
 
Il seminario di oggi ha inteso dunque fare la fotografia sullo stato dell’arte della legge 40 anche per individuare le iniziative più adeguate a garantire scelte libere e responsabili e con l’occasione sono stati presentati due disegni di legge, depositati dai senatori radicali Marco Perduca e Donatella Poretti, che prevedono uno la preservazione della fertilità e l’altro una normativa per la donazione di gameti ed embrioni nelle tecniche di fecondazione eterologa. “Poichè – ha spiegato Filomena Gallo, segretario dell’associazione Coscioni, nel suo intervento conclusivo – le leggi devono essere emanate dal Parlamento con rispetto della tutela Costituzionale e non deve essere il cittadino che in difesa dei propri diritti deve chiederne la tutela ad un tribunale”.
 
S. S

16 gennaio 2012
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