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Dolore cronico. Denuncia Simg: "Un paziente su cinque perde il lavoro"


Questi numeri, emersi nel corso del congresso della Simg a Gerusalemme, rivelano il forte impatto di una patologia che vede l'Italia come il terzo Paese in Europa per numero di persone colpite. Cricell: "Utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per lenire la sofferenza”.

04 GIU - È un sintomo come gli altri ma spesso viene sottovalutato. Eppure il dolore cronico mina l’integrità fisica e psichica del paziente, preoccupa i familiari e incide in maniera negativa sulla qualità della vita. Il dolore è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro per cause mediche, una persona su 5 perde così la propria occupazione, il 50% dei pazienti soffre di depressione e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei casi. A pagare il prezzo più alto sono le donne, che rappresentano il 39% contro il 31% degli uomini.

Il dolore cronico non oncologico interessa in Italia oltre 15 milioni di persone (26% della popolazione), è uno dei più comuni motivi di consultazione medica, ma meno della metà dei pazienti segue uno specifico trattamento, che si rivela inefficace nell’83% dei casi. Questi dati aiutano a comprendere il forte impatto economico che una patologia così frequente e invalidante ha inevitabilmente sul bilancio del sistema sanitario. La Legge 38/2010 la trattazione sistematica del tema dolore, il ruolo fondamentale del medico di medicina generale e l’impatto economico della gestione del problema dolore, sono stati tra i temi al centro del confronto tra esperti, clinici ed esponenti politici nel corso del Congresso Simg, tenutosi recentemente a Gerusalemme. 


“In Italia – ha spiegato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana medicina generale (Simg) – la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge, secondi i dati contenuti nel Libro Bianco, 18.720 milioni di euro. Paradossalmente però è la non gestione del dolore che produce un impatto economico”. “Il controllo della sofferenza – ha proseguito - costituisce un elemento di sollievo per il paziente e di razionalità nell’intervento terapeutico escludendo l’accanimento e riducendo i costi”.

La gestione del dolore è un aspetto importante nella medicina generale. Il medico deve avere le giuste conoscenze delle terapie per attenuare quanto più possibile le sofferenze del paziente, migliorandone la qualità di vita. Proprio la Legge 38/2010 ha garantito al cittadino il diritto di accedere alla terapia del dolore e alle cure palliative, posizionando il nostro Paese tra quelli più aggiornati in questo ambito assistenziale. Per gli specialisti è previsto l’obbligo di scrivere in cartella clinica quanto dolore prova il paziente, i farmaci impiegati, le tecniche che si stanno utilizzando e soprattutto il risultato delle cure. Dunque negli ospedali d’Italia, ogni medico e infermiere deve obbligatoriamente scrivere in cartella clinica il monitoraggio del dolore.

Secondo recenti dati del Ministero della Salute risulta che il diritto a non soffrire per milioni d’italiani viene garantito sostanzialmente al Nord e in parte al Centro, mentre il Sud è molto in ritardo.


“Buona parte degli interventi programmati, dopo l’approvazione della Legge 38/2010, sono stati tesi a portare a conoscenza i contenuti del provvedimento a livello sociale e medico – ha sottolineato sottolinea il dott. Cricelli - la Legge ha confermato che il dolore è un problema sanitario rilevante e che la sua gestione necessita di una specifica preparazione, enfatizzando un aspetto fondamentale, ossia l’attenzione al paziente al fine di fornire la strategia terapeutica più funzionale alla risoluzione del problema”.

Il percorso era già iniziato qualche anno fa con la depenalizzazione della prescrizione degli oppioidi e con la modifica delle tabelle dei farmaci. “La maggior parte dei pazienti, uno su 3, consulta il proprio medico per un problema di dolore e si chiede al medico di medicina generale di seguire un percorso diagnostico-terapeutico alla ricerca della causa del dolore – ha affermato Pierangelo Lora Aprile, segretario scientifico Simg e responsabile Area medicina del dolore e cure palliative - se le caratteristiche del dolore sono tali per cui, data la complessità, è necessaria una maggior specializzazione, il paziente viene indirizzato in centri specialistici di primo livello o in quelli altamente specializzati”.

In base a una survey sui medici di famiglia e ai dati relativi alla prescrizione dei farmaci oppioidi, è emersa l’importanza della formazione. Diagnosticare il dolore, prescrivere i farmaci oppioidi, eseguire il processo di titolazione, adeguare la terapia al mutare delle condizioni del paziente, questi i punti salienti su cui deve concentrasi la preparazione dei medici di medicina generale. Eppure i numerosi eventi formativi tradizionali (lezioni in aula) messi in campo in questi anni sono stati poco incisivi per una svolta vera nel campo della gestione del dolore.

“Sono necessari interventi efficaci in grado di integrare la formazione tradizionale, utilizzando le opportunità che le tecniche moderne possono offrire – ha concluso Lora Aprile - per cambiare la cultura dell’approccio alla terapia del dolore è necessario il contemporaneo coinvolgimento dei medici di medicina generale e degli specialisti, al fine di condividere il percorso di diagnosi e di cura, senza dimenticare le Istituzioni e il mondo dell’industria. Solo lavorando insieme è possibile promuovere il cambiamento”.

04 giugno 2012
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