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Pillola del giorno dopo. Polemiche in Usa. Ma il New York Times chiude il caso: "Non è abortiva"

di Giovanni Rodriquez

I "foglietti illustrativi" contenuti nelle confezioni americane indicano infatti un possibile ostacolo alle uova di impiantarsi nell'utero. Ma una review sui documenti relativi al processo di approvazione del farmaco, realizzata dal quotidiano newyorkese, smentisce queste ipotesi. Sulla stessa linea l'Ema.

09 GIU - Abortivo o contraccettivo? Continua a infiammarsi il dibattito negli Usa sulla pillola del giorno dopo, in particolare sulle informazioni contenute nel suo “foglietto illustrativo” che indicano come possibile un’azione di contrasto verso le uova già fecondate per impedire l’impianto nell’utero della donna. Indicazione che autorità mediche, Istituti nazionali della sanità e la Mayo Clinics, riportano nei rispettivi siti internet, e che hanno  aperto le porte alle contestazioni da parte di alcuni gruppi religiosi e politici conservatori: basandosi sulla convinzione che un uovo fecondato è una persona, hanno sostenuto che arrestarne la capacità  di impiantarsi nell'utero di una donna non è più contraccezione, ma è aborto.
 
Secondo, però, quanto riportato da una review realizzata dal New York Times su centinaia di pagine di documenti relativi al processo di approvazione del farmaco in questione, è stato riscontrato che i “bugiardini” approvati dall’autorità e dai siti internet medici “non riportano quello che la scienza dimostra”.  Gli studi, infatti, come spiegano nell’articolo scienziati di spicco, non hanno stabilito che le pillole contraccettive di emergenza impediscono alle uova fecondate di impiantarsi nell'utero, bensì che le pillole ritardano l'ovulazione, riducendo la possibilità di incontro dell’ovulo e degli spermatozoi, ed alcune pillole addirittura ispessiscono il muco cervicale in modo che lo sperma nuoti con difficoltà.
 
In sostanza, secondo il prestigioso quotidiano d’oltre oceano, il dibattito che sta coinvolgendo anche il mondo politico si sta probabilmente basando su speculazioni scientifiche datate o non corrette sul funzionamento delle pillole stesse. E quindi, dal momento che queste agiscono bloccando l’ovulazione, verrebbe meno la definizione della pillola contraccettiva d’emergenza, data dagli anti-abortisti, come farmaco che induce l'aborto.
Non solo, il NYT ricorda che  la dizione sull’impianto, così come riportata nel foglietto illustrativo, derivi da una decisione della Food and Drug Administration(Fda) durante il processo di approvazione del farmaco presa nonostante la mancanza di prove scientifiche e le obiezioni sollevate dal produttore della Plan B, la pillola da più tempo sul mercato.
 
“Scienziati di rilievo – si legge – sostengono che gli studi eseguiti fino a quel momento hanno fornito una chiara prova che la Plan B non impedisce l'impianto e non ci sono prove che il nuovo tipo di pillola, Ella (in Italia commercializzata come ellaOne ndr.), lo faccia”. La Food and Drug Administration, dal canto suo,  ha rifiutato di discutere le decisioni circa l'effetto sull'impianto e quindi una possibile revisione dei foglietti illustrativi. Ma Erica Jefferson, portavoce della Fda intervistata dal New York Times, ha riconosciuto che: “I dati emergenti sulla Plan B suggeriscono che questa non inibirebbe l'impianto. Si sa meno su Ella. Tuttavia, alcuni dati suggeriscono che nemmeno Ella inibirebbe l'impianto”.
 
Secondo gli scienziati, quindi, anche le pillole che agiscono fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale, ritardano il rilascio dell’ovulo fino a che lo sperma non lo può più fecondare. Infatti, sebbene molte persone pensino che sperma e uovo si uniscano subito dopo il rapporto sessuale, gli spermatozoi  hanno bisogno di tempo per raggiungere il loro obiettivo.
Tant’è che le autorità mediche europee non hanno citato nei bugiardini di ellaOne -  la pillola dei cinque giorni dopo la cui vendita è stata recentemente approvata anche in Italia -  effetti sull'impianto di ovuli.
 
Alcuni anti-abortisti, però, continuano a dubitare sul fatto che gli scienziati possano escludere con certezza la possibilità di effetti sull'impianto. Come spiegato da Richard Doerflinger, direttore associato della Segreteria delle Attività di Pro-Life per la Conferenza Americana dei Vescovi Cattolici, è  in corso un “dibattito irrisolto” su studi presentati da entrambi i fronti, che, a causa difficoltà nel testare eticamente il farmaco sulle donne, “potrebbe diventare irrisolvibile”.
 
Gli studi degli ultimi anni, riportati nell’articolo, sembrano però dire altro. Nel 2007, in uno studio che utilizzava uova fecondate che sarebbero state scartate dalle cliniche per la riproduzione assistita, Gemzell-Danielsson ha riscontrato che aggiungendo la Plan B in un vetrino, questa non impediva alle uova di attaccarsi alle cellule che rivestono l’utero. Successivamente, nel 2007, 2009 e 2010, ricercatori in Australia e Cile somministrarono la Plan B a donne dopo aver determinato con il test per gli ormoni quali donne avessero ovulato e quali no. Nessuna delle donne che aveva assunto il farmaco prima dell’ovulazione è rimasta incinta, sottolineando come la Plan B ritardasse l’ovulazione. Le donne che avevano già ovulato, invece, sono rimaste incinte con la stessa incidenza come se non avessero assunto alcun farmaco, senza dunque presentare alcuna difficoltà di impianto.
 
Quest’anno, poi, la stessa Federazione Internazionale di Ginecologia ed Ostetricia ha pubblicato una dichiarazione con la quale affermava che le pillole con il principio attivo della Plan B “non inibiscono l’impianto”.
Le ricerche su ellaOne, approvata in USA nel 2010, sono meno numerose, ma il Dr Blith dell’FDA e altri riportano come le evidenze suggeriscono che tale pillola non blocchi l’impianto, citando tra le altre fonti, i diversi studi nei quali le donne sono rimaste in gravidanza dopo aver assunto ellaOne, dopo l’ovulazione. Questi studi, focalizzati sull’efficienza di ellaOne non erano stati disegnati per valutare se essa bloccasse l’ovulazione, ma gli esperti considerano i loro risultati significativi.
 
Il Dr. Trussell di Princeton, riferisce che se le pillole del giorno dopo fossero efficaci dopo l’ovulazione esse preverrebbero la gravidanza meglio di quanto effettivamente fanno. Il tasso di prevenzione di gravidanza in tal caso, risulterebbe molto più basso di quello che gli scienziati e le aziende originariamente avevano stimato, come ha riferito, per alcuni studi pari al 52% per Plan B e del 62% per ellaOne.
Al contrario, dicono gli scienziati le ricerche suggeriscono che altre forme approvate di contraccezione d’emergenza, come  lo IUD al rame (ossia la spirale, altro metodo per il controllo delle nascite) agiscono nel prevenire la gravidanza dopo che l’uovo è stato già fertilizzato.
 
Giovanni Rodriquez

09 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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