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LINK-Coordinamento Universitario: “Governo continua a trascurare il diritto alla salute”


29 GIU - “Con decreto provvisorio emanato nella giornata di ieri il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha stabilito le date di svolgimento dei test e i posti disponibili per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato nazionale. Per il corso di laurea di Medicina e Chirurgia, in linea con il trend degli ultimi anni è prevista una riduzione di 124 posti, portando il numero complessivo a 9100. Una decisione presa come sempre in modo unilaterale, senza alcun confronto con la componente studentesca e con gli organi di rappresentanza e senza l’apertura di un sempre più urgente dibattito sulla programmazione del Sistema Sanitario Nazionale e della formazione medica, che coinvolga tutte le parti in causa”. Ad affermarlo, in una nota, LINK-Coordinamento Universitario, nato nel 2008 per mettere in rete una serie di realtà universitarie locali di ispirazione sindacale e politica.

“Con i numeri degli aspiranti medici che ogni anno tentano il test - prosegue la nota - , infatti, questo numero chiuso si tradurrà in una lotteria, senza alcun riguardo per il diritto allo studio e per le legittime aspirazioni di chi si approccia per la prima volta all’Università. Delle mille promesse fatte in passato su un ripensamento delle modalità di accesso a Medicina e Chirurgia non vi è più traccia. Una tale forzatura è del tutto ingiustificata di fronte alle gravi lacune di personale che colpiscono il nostro Sistema Sanitario Nazionale, soprattutto riguardanti alcune figure specialistiche”.

“Il numero di ingressi al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia – spiega LINK-Coordinamento Universitario,- è infatti tarato sul numero di borse di specializzazione bandite di anno in anno da MIUR e ministero della Salute (circa 6000); tuttavia questo sistema di programmazione è del tutto inadeguato sia perché continua a prevedere una sacca di precariato, lungi dall’essere riassorbita, tra la laurea e l’ingresso in specializzazione, sia perché il numero di borse di specializzazione ad oggi bandite è inadeguato a garantire il recupero dei pensionamenti complessivi dei medici e chirurghi del SSN, come denunciato sia da molte società scientifiche (ad esempio la Società Italiana dei Pediatri) sia dalle Regioni. Proprio l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna Sergio Venturi ha proposto di recente l’abolizione del numero chiuso per permettere nei prossimi anni un aumento delle borse di specializzazione”.

“Crediamo – conclude il Coordinamento - che sia dannosa la retorica del numero chiuso come garanzia di una maggiore qualità della formazione nelle Facoltà di Medicina; pretendiamo invece maggiori investimenti da parte dello Stato tanto nei riguardi dei corsi di Medicina, quanto del SSN. Il problema non è più rimandabile, si tratta della salute di tutti i cittadini e cittadine e del diritto allo studio violato per troppe generazioni, il Governo apra un confronto con il mondo della Sanità e con gli studenti per ripensare la formazione medica e abolire il numero chiuso”.

29 giugno 2017
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