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Spending review. Tomassini (Pdl): “Manovra ottusa con tagli lineari”


Rimodellamento dei tetti della farmaceutica e del payback delle farmaceutiche, revisione del meccanismo di chiusura degli ospedali al di là dei posti letto considerando specificità e specializzazione. Questa la linea del Pdl sulla spending review nelle parole del Presidente della Commisione Igiene e Sanità. 

20 LUG - Non sono molti gli emendamenti nel comparto sanità presentati dal Pdl sulla spending review. In particolare, dice Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato “quelli a cui teniamo maggiormente e che difenderemo convintamente sono sei, massimo sette”. Per il resto Tomassini ritiene la spending review una manovra che presenta “ tagli lineari talmente precisi da essere ottusi”.
 
Presidente Tomassini, è scaduto il termine di presentazione degli emendamenti sulla spending review, il Pdl che proposte emendative ha presentato sulla sanità?
I nostri emendamenti, quelli che sosterremo con maggior forza, non sono più di sei, sette. I più importanti riguardano un rimodellamento dei tetti della farmaceutica sia ospedaliera che territoriale in maniera da rendere meno doloroso il meccanismo negli ultimi sei mesi di quest’anno. C’è poi la richiesta di rimodulare in maniera diversa il payback delle grandi aziende farmaceutiche perché è inaccettabile che nei prossimi due anni si passi dallo 0,35 allo 0,50, c’è la richiesta di creare un sistema di tutela dei farmaci rari, togliendoli dal meccanismo del payback e infine abbiamo messo dei paletti, molto più cogenti, sul principio di chiusura degli ospedali che non vede solo il numero dei posti letto ma vede anche la specificità o la specializzazione di quei posti.
 
Qual è la sua idea sul provvedimento?
In questo momento di crisi economica che ha imposto a tutti delle responsabilità per il futuro credo che si debba fare una manovra non di taglio lineare ma intelligente. Che abbia dunque come parametri di riferimento la legge 95, per intenderci la finanziaria dell’anno scorso, a cui si aggiunge la legge sui costi standard che proprio al Senato ha avuto una definizione importante. Viceversa sostanzialmente la spending review (come ci viene presentata, che non dovrebbe servire a fare cassa quanto piuttosto ad iniziare un percorso virtuoso che dovrebbe portarci ad un recupero intelligente di cinque miliardi in tre anni) si presenta con dei tagli lineari talmente precisi da essere ottusi soprattutto confondendo la manovra del 2013 e del 2014 con quello che è un esercizio in corso e pretendendo in 6 mesi quello che non si può pretendere.
Su questo la nostra controparte non è la sanità, non il Ministro, a cui riconosciamo il merito di aver fatto una battaglia in Consiglio dei ministri, ma la nostra controparte è l’Economia a cui chiediamo una serie di correzioni altrimenti il parere sul decreto è negativo. Ultima cosa, importante, per far funzionare la manovra è necessario anticipare il Patto per la Salute alla fine di quest’anno. Infatti, solo una riparametrazione intelligente con l’accordo tra Governo, Parlamento e Stato- regioni ci può far risparmiare.
 
La sua opinione mi sembra sovrapponibile al parere della Commissione.
Assolutamente. Mi permetto di aggiungere come sia evidente che in termini di adeguamento a quello che dovrà succedere nel 2014, nella prospettiva di un Paese che invecchia e di un Paese che ha crisi di risorse, bisogna cominciare a pensare a cosa fare in più oltre a questo per non trovarsi magari tra due anni a ragionare nuovamente di tagli.
 
Lei cosa suggerisce?
Lavorare molto di più sull’unione territorio-coordinamento. Su tutto quello che è il territorio rispetto alla medicina per acuti. In pratica identificando un terreno della cronicità, della lungodegenza dell’intervento sociale sugli acuti molto coordinato. Secondo elemento, a cui ha già fatto riferimento anche il ministro in due convegni, occorre andare a riconoscere l’intervento della mutualità integrativa molto più intelligente. Al giorno d’oggi, in un mondo in cui un cittadino medio sui quarant’anni ha vissuto tanti anni da precario, non si può pensare separatamente ad una previdenza, a un’assistenza integrativa, a una sanità integrativa. L’unica maniera è innalzare la possibilità delle polizze integrative in maniera seria per raggiungere almeno un livello del 10%, come avviene negli altri Paesi, e che siano polizze orientate e coordinate su tutti e tre i settori.
 
Secondo lei, la spending review in termini di tagli in sanità, marca una linea di comportamento per il futuro da parte dei prossimi esecutivi?
La spending review è un’esigenza necessaria per rientrare nel bilancio dello Stato secondo le regole e gli impegni assunti dal Paese. La strada virtuosa è stata votata all’unanimità da tutti i partiti presenti nella Commissione che presiedo. Questo vuol dire che su quella strada siamo tutti responsabili e disponibili. Poi esco dal mio ruolo di presidente di Commissione ed entro in quello di membro di un partito politico che dovrà anche proporre un programma elettorale e nel far questo segnalo alcune questioni, quelle che ho accennato prima, che secondo me sono lungimiranti, che non sono affrontate dalla spending review e che però sono ineluttabili se vogliamo mantenere un Sistema sanitario nazionale sicuramente encomiabile e ragguardevole come il nostro. 

20 luglio 2012
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