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Campania. Caldoro: “I conti migliorano ma commissariamento mette a rischio Lea”  


In audizione presso la Commissione parlamentare sugli errori Ssn il governatore ha illustrato i buoni risultati economici ma, come evidenziato anche dal presidente Palagiano la Regione ricorre troppo alle consulenze esterne e agli straordinari. Ancora troppi i cesarei e troppi primari nelle strutture.

02 AGO - Il governatore della Campania Stefano Caldoro è stato audito ieri dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari. Caldoro ha esposto la congruità del piano di rientro della Regione Campania e le criticità che il totale blocco del turnover pone inevitabilmente in termini di continuità e qualità assistenziale.
 
La Campania “ha ridotto i suoi costi, arrivando nel 2010, anno in cui è iniziato il risanamento, a 496 milioni di euro e a 260 nel 2011, facendo segnare le migliori perfomance nella sanità in Italia”. Nonostante i costi in diminuzione il presidente campano ha risentito del commissariamento “in termini di sostenibilità finanziaria e sui livelli essenziali di assistenza”. Ma il vero nodo da sciogliere per Caldoro “è che la Campania spende meno di tutte le altre regioni, avendo però anche meno rispetto al quadro nazionale, con un valore inferiore ai 60 euro procapite”. Sul sistema sanitario regionale pesa anche il blocco del turn over in atto ormai da 3 anni “che ha prodotto la mancanza di 7 mila addetti rispetto alla media nazionale: a fronte di ciò sarebbe opportuno un suo sblocco, almeno parziale”. Altra questione è quella che attiene poi gli accantonamenti finanziari che ammontano a 1,762 miliardi e ciò produce varie criticità. sarebbe invece opportuno avviare di volta in volta sblocchi momentanei per garantire ad esempio la chiusura dei tantissimi contenzioni che al momento sono ancora presenti nella regione”. Caldoro ha infine spiegato come “una vecchia anomalia eredità del passato” l'eccesso di parti cesarei e la forte presenza di primari nelle strutture sanitarie.
 
Il presidente della Commissione d’inchiesta, Antonio Palagiano, ha specificato in ogni caso  “che l’impiego di professionalità esterne conseguente al blocco, o l’eccessivo ricorso allo strumento dello straordinario, non sempre garantiscono per la regione una gestione ottimale delle risorse finanziarie, penalizzando la spesa e la continuità assistenziale nei presidi a rischio di chiusura”.
Analogamente, la Commissione ha evidenziato che l’eccessivo ricorso all’articolo 15 septies, che contempla la figura dei primari facenti funzioni, alla luce della recente sentenza della Cassazione espone pesantemente la regione al pagamento di ingenti somme dovute a chi per anni ha svolto funzioni apicali senza aver effettuato un concorso pubblico.
È stata evidenziata, inoltre, da parte della Commissione “la criticità assistenziale – prosegue Palagiano - dei neonati prematuri-immaturi in alcune strutture sanitarie della Campania, come quella della ASL di Napoli 3 dove, a fronte di una popolazione che supera il milione di abitanti con oltre 10.000 parti l’anno, non è prevista alcuna unità di Terapia intensiva neonatale”.

02 agosto 2012
© Riproduzione riservata

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