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Manovra. Fnomceo su taglio pensioni: “Governo chiarisca”


Il presidente Anelli condivide le preoccupazioni dei sindacati: “Questo clima di incertezza non giova ai medici, alla loro serenità, e non giova nemmeno al Servizio sanitario nazionale, che corre il pericolo di perdere ulteriore, prezioso, capitale umano”.

27 OTT -

“Condividiamo la forte preoccupazione espressa dai sindacati medici Anaao- Assomed e Cimo-Fesmed e dalle Confederazioni Cosmed e Cida sulle notizie di stampa che vedrebbero, in Manovra, una norma di adeguamento in ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali dei medici. Invitiamo il Governo, che ieri ha chiesto, con una nota, di non considerare valide le bozze del Disegno di Legge attualmente circolanti, a chiarire la sua posizione e, nel caso, a modificare un provvedimento che penalizzerebbe in maniera severa oltre 50mila medici, spingendo coloro che ne hanno i requisiti ad abbandonare in massa, prepensionandosi, il Servizio sanitario nazionale”.

Così il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, interviene a sostegno delle ragioni espresse dalle Organizzazioni sindacali dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale, in merito ai tagli alle pensioni che sembrano emergere dalle bozze del DDL Bilancio pubblicate dalla stampa. Bozze da cui, ieri, il Mef ha preso le distanze, definendole “non attendibili”.

“Questa ipotesi di Legge – spiega Anelli – andrebbe a incidere, ridimensionandola pesantemente, sulla quota retributiva della pensione, quella riguardante i contributi versati prima del 1996. La perdita che questa disposizione causerebbe alle pensioni, come stimata da Anaao-Assomed, arriverebbe sino a un quarto dell’assegno pensionistico. La norma interesserebbe, a vario titolo, la platea di chi, tra i medici dirigenti del SSN, ha iniziato a lavorare negli anni compresi tra il 1981 e il 1996, quindi almeno 50mila colleghi. Oltretutto, tra loro, quelli che si vedrebbero decurtare maggiormente la pensione sono proprio coloro che, potenzialmente, hanno già maturato i requisiti per andarsene: l’effetto non potrà che essere quello di un abbandono del Servizio sanitario nazionale, prima che la norma entri in vigore, anche da parte dei medici che avrebbero voluto continuare a lavorare”.

“Chiediamo quindi al Governo – conclude Anelli – un chiarimento e una rassicurazione. Questo clima di incertezza non giova ai medici, alla loro serenità, e non giova nemmeno al Servizio sanitario nazionale, che corre il pericolo di perdere ulteriore, prezioso, capitale umano. Chiediamo al Governo di ascoltare i medici, ripristinando quel rapporto di fiducia che rischia di essere minato nelle sue fondamenta da un provvedimento che cambierebbe tutti i piani di lavoratori che si prendono cura della salute dei cittadini e, come ricordano Cida e Cimo-Fesmed, rientrano in quel 13% che si fa carico del 60% dell’Irpef”.



27 ottobre 2023
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