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Verso le elezioni. Lala (Sumai): “Serve visione comune. Stop agli unilateralismi"


Un bilancio 2012 in chiaroscuro per il Sumai. “Troppo spesso si sono adottate politiche unilaterali fatte di tagli lineari”. Positivo invece il giudizio sulla riforma delle cure primarie introdotta dal Dl Balduzzi. “La via tracciata è un tassello decisivo”. E alla politica chiede di riprendere le fila del dialogo. “Serve una visione comune”.

10 GEN - Il segretario degli specialisti ambulatoriali del Sumai-Assoprof traccia un bilancio dell’anno appena trascorso evidenziando come “gli effetti nefasti” dei tagli lineari “non stanno tardando a manifestarsi”. Perciò occorre che la politica rimetta in testa alla sua agenda la sanità coinvolgendo concretamente “tutti gli attori in campo”. Lala evidenzia poi come sia necessario affrontare il tema istituzionale del Titolo V: “Ha mostrato forti limiti soprattutto per quanto riguarda l’equità e l’uniformità del servizio sanitario”. E chiede norme più incisive sulla responsabilità professionale. Mentre è positivo il giudizio sulla riforma della sanità territoriale. “Pone finalmente le basi organizzative per le cure territoriali e mette il tema in testa all’agenda politica di riforma del Ssn”.
 
 
Dottor Lala, che bilancio fa dell’anno appena trascorso?
Certamente è sotto gli occhi di tutti che per la sanità il 2012 è stato un anno durissimo. È evidente che l’emergenza economica ha reso necessari ulteriori sacrifici ma è altrettanto vero che l’azione del Governo si è spesso contraddistinta per politiche unilaterali fatte di tagli lineari alle risorse mascherati sotto il nome di spending review, di cui gli effetti nefasti non stanno tardando a manifestarsi. Penso al caos della sanità nel Lazio ma gli scenari anche in altre regioni non sono positivi. Ripeto, sono convinto che nel nostro sistema attuale l’unilateralismo non produce risultati e che soprattutto non si possa ancora erodere con nuove tasse o riduzioni di budget il diritto alla salute dei cittadini. Così davvero il sistema diverrà insostenibile. Occorre perciò riprendere le fila del dialogo politico coinvolgendo seriamente e concretamente tutti gli attori in campo, sindacati in primis. I lavoratori si sono dimostrati responsabili ma è impensabile poter pensare di continuare a vedere i sindacati come meri organi consultivi. Il vaso è colmo e di questo la politica dovrà tener conto.
 
 
In ogni caso, nel Decreto Balduzzi è stato affrontato il tema delle cure primarie che sembra aprire nuovi scenari per la categoria. Come lo valuta?
Come Sumai-Assoprof abbiamo apprezzato l’intervento normativo che ha modificato l’art.8 della dlgs. 502/92, organizzando il sistema con il pieno coinvolgimento degli specialisti ambulatoriali nella medicina territoriale. Certo, non penso che un decreto da solo possa stravolgere in un attimo l’organizzazione delle cure primarie, ma il provvedimento ha un grosso merito.
 
 
Quale?
Quello di aver posto finalmente delle basi organizzative per le cure territoriali e di aver messo il tema in testa all’agenda politica di riforma del Ssn. È chiaro che in una sanità a 21 velocità come la nostra il percorso che abbiamo davanti è ancora denso di nodi da sciogliere, penso all’implementazione delle norme del Dl Balduzzi nelle convenzioni ancora da sottoscrivere con le Regioni, e alle scarse disponibilità economiche che rendono difficile nell’immediato la realizzazione del nuovo sistema. Ma, in ogni caso, siamo convinti che la via tracciata sia un tassello decisivo che conduce ad un’integrazione più forte dei professionisti, utile sia ai cittadini che al sistema nel suo complesso per affrontare meglio i nuovi bisogni di salute della popolazione.
 
 
Quali sono le vostre proposte per il prossimo Governo?
La prima è sicuramente quella di non tagliare più le risorse indistintamente in una visione che vede la sanità come un bancomat. Spremere ancora vorrebbe dire cancellare di fatto il Ssn pubblico e universalistico che tutto il mondo ci invidia e che ricordo è quello tra i Paesi più avanzati che costa di meno. E come abbiamo già avuto modo di ricordare in piazza lo scorso ottobre non accetteremo mai un Ssn povero per i poveri e uno ricco e privato per i ricchi. Quindi, chiediamo innanzitutto chiarezza e trasparenza su questo punto. E poi, contestualmente, crediamo che debba essere sottoscritto al più presto un nuovo Patto della Salute per consentire alla sanità di programmare il proprio futuro in un contesto temporale di risorse conosciuto. Altro aspetto decisivo attiene poi ai rapporti istituzionali. La Riforma del Titolo V ha mostrato forti limiti soprattutto per quanto riguarda l’equità e l’uniformità del servizio sanitario su tutto il territorio nazionale. E gli innumerevoli conflitti di competenza hanno di fatto portato ad uno stallo decisionale preoccupante e per certi versi anche irresponsabile in un momento di crisi come questo. Non credo con ciò che il decentramento sia da sacrificare sic et simpliciter, vi sono ottime realtà sanitarie locali, ma è evidente che c’è una necessità di riequilibrio di poteri che affidi nuovamente agli organi centrali, penso al Ministero della Salute, la cabina di regia. Siamo convinti poi che il nuovo Governo debba affrontare in modo più incisivo il problema della responsabilità professionale che alimenta la medicina difensiva e sgretola il rapporto fiduciario tra i cittadini e i professionisti, senza considerare i costi e i danni extra che produce al sistema.
 
Che prospettive intravede invece per il 2013?
Se devo essere sincero non mi sembrano rosee. I contratti e il turnover saranno ancora bloccati, il Fondo sanitario avrà una dotazione inferiore rispetto all’anno precedente, la pressione fiscale dovrebbe aumentare ancora, e poi c’è lo spettro dei 2 mld di nuovi ticket in arrivo nel 2014 se non vi si metterà mano. Insomma, ad oggi, non è uno scenario che fa gridare all’ottimismo. Il nostro auspicio, però, è in ogni caso che l’incertezza e il disorientamento che ha invaso il comparto nell’ultimo anno possa cedere il passo. La sanità ha bisogno di tornare in cima all’agenda della politica, di darsi dei nuovi punti cardine programmatori e di una ‘vision’ comune per potersi rimodellare in considerazione delle minori risorse che inevitabilmente avrà nell’immediato. Certo, mantenendo sempre i suoi crismi pubblici e universali. Caratteristiche che riteniamo irrinunciabili come quella che punta alla valorizzazione dei professionisti che ogni giorni lavorano nel nostro Ssn.

10 gennaio 2013
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