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Verso le elezioni. La farmacia italiana secondo il PDL

di Luigi d’Ambrosio Lettieri

Il programma del PDL sulla farmacia italiana è noto e per comprenderne il contenuto di dettaglio non è necessario affaticarsi in interpretazioni di comunicati e dichiarazioni: è tutto scritto in atti parlamentari, nei provvedimenti legislativi e nei resoconti dei lavori di Aula e di Commissione

05 FEB - Il programma del PDL sulla farmacia italiana è noto e per comprenderne il contenuto di dettaglio non è necessario affaticarsi in interpretazioni di comunicati e dichiarazioni: è tutto scritto in atti parlamentari, nei provvedimenti legislativi e nei resoconti dei lavori di Aula e di Commissione.

Dal DDL Tomassini-Gasparri in poi abbiamo sostenuto e difeso con tenacia e trasparenza il modello di farmacia latina che riteniamo essere sufficientemente collaudato e adeguato alla storia del nostro Paese. Sostanzialmente noi crediamo in una farmacia che potenzi il suo ruolo di  presidio socio-sanitario assistenziale che si integra nella sanità del territorio per moltiplicare i livelli di efficienza a beneficio della comunità.

A questi principi si ispira la legge 69/2009 sulla farmacia dei servizi e i conseguenti decreti attuativi. La rete capillare della farmacia, la sua diffusione razionale sul territorio e la copertura del servizio anche in ambiti scarsamente popolati sono una vera ricchezza che abbiamo difeso e sostenuto ad esclusivo beneficio dei cittadini. Tale requisito, infatti, risponde al primario dovere di servizio alla collettività e si basa su strumenti di programmazione che sono irrinunciabili.

Altre forze politiche seguono obiettivi diversi e contrari ma sino ad oggi non hanno giustificato le proprie scelte. Siamo categoricamente contrari al “doppio canale” che metterebbe in competizione modelli economico-gestionali squilibrati a beneficio delle logiche di profitto che avvantaggiano i grandi sistemi distributivi con la conseguenza di scardinare una rete di assistenza che funzionava bene e che avremmo dovuto impegnarci a far funzionare ancora meglio. Siamo per l’eliminazione di tortuosità burocratiche che allungano i tempi delle procedure concorsuali e crediamo che i concorsi per soli titoli siano una beffa compiuta a danno dei giovani e in barba ai principi di meritocrazia.

Siamo per una ricollocazione strategica della farmacia nel mercato in un progetto organico di riforma dell’intera filiera del farmaco. La farmacia deve poter contare su principi di redditività adeguati che la sottraggano dal progressivo e grave impoverimento.  Una farmacia “povera” non garantisce efficienze e non genera occupazione. I provvedimenti legislativi introdotti con il decreto “salva Italia” imposto dal Governo Monti con il voto di fiducia sono scritti malissimo e stanno producendo effetti gravi e deficit interpretativi che alimentano i ricorsi e bloccano le procedure.

Le conseguenze di questo disastro le pagano purtroppo i cittadini italiani, le farmacie e i livelli occupazionali che registrano preoccupazioni diffuse tra tutti: titolari, farmacie rurali,  non titolari, giovani, informatori del farmaco e ospedalieri.  L’aumento progressivo della disoccupazione e dei licenziamenti sono il nefasto effetto di norme scritte con atteggiamenti di inimicizia che hanno visto prevalere pregiudizi ideologici e, forse, interessi occulti di potentati economici che sono rimasti nell’ombra.

Dopo le lenzuolate di Bersani e dopo l’impossibilità di portare a compimento il progetto di riforma con la “Tomassini-Gasparri” è desolante e offensivo ascoltare le parole del premier Monti che si riferisce alla farmacia italiana definita una “lobby” difesa dal PdL: un penoso tentativo per distogliere l’attenzione dalle vere lobby che hanno impedito le liberalizzazioni necessarie al Paese. Energia, assicurazioni, banche, servizi pubblici locali sono i capitoli su cui si sarebbe dovuto intervenire: da queste liberalizzazioni gli italiani avrebbero ottenuto reali benefici economici stimati in oltre 1.300 euro annui per famiglia. Trasferire una scatola di supposte dallo scaffale della farmacia al carrello del supermercato, aumentare il numero delle edicole o dei taxi non ha prodotto alcun concreto beneficio. Morale: “mister loden” è stato forte con i deboli e debole con i forti.

Non ho dubbi che quanto esposto in queste poche righe sarà confermato in modo completo ed esaustivo dai vertici del PDL (Alfano, Gasparri) nel corso del confronto promosso da Federfarma con i candidati al Parlamento. Il mio partito proseguirà con coerenza l’azione legislativa nel difficile tentativo di porre rimedio ai troppi danni arrecati al servizio farmaceutico che era considerato un fiore all’occhiello della sanità italiana. Ancora una volta c’è chi sfascia e chi si impegna a costruire, con equità e chiarezza.

Luigi d’Ambrosio Lettieri
Segretario 12ma Commissione Igiene Sanità
Senato della Repubblica

 

05 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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