In particolare la preoccupazione della Commissione è che sia garantita a tutti i soggetti interessati un'assistenza sanitaria adeguata in tutte le regioni e in materia di lavoro gratuito, previsto dal decreto come strumento alternativo al carcere, si invita a svolgere una “riflessione circa la reale sostenibilità da parte dei datori di lavoro dei costi per le assicurazioni da infortunio o per danno a terzi”. Sempre sul lavoro gratuito e alla partecipazione dei detenuti a progetti di pubblica utilità, si ritiene che “l’affidamento debba avvenire previa valutazione clinica sulle condizioni psicofisiche del detenuto”.
C’è poi un richiamo di natura formale da parte della Commissione che chiede “se sia corretto equiparare la nozione di tossicodipendente con quella di assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope che potrebbe indurre nei detenuti comportamenti tesi a falsificare le proprie reali condizioni di salute”. E infine il richiamo affinché il provvedimento sia occasione per una “riflessione generale sulla sanità penitenziaria”.
Il decreto, come ha spiegato il sottosegretario Pier Paolo Baretta presente in Commissione per conto del governo, nelle intenzioni dell’esecutivo vuole determinare “un cambio di passo nella direzione dell'attenzione al lavoro come forma di rieducazione e dell'allentamento della pressione sulle strutture penitenziarie”.
Baretta ha poi aggiunto, in sede di replica, di comprendere “le preoccupazioni della Commissione sull'importanza di uno stretto raccordo tra organi del circuito giudiziario e penitenziario e strutture del Servizio sanitario nazionale, nonché sulle cautele da adottare nel settore dei lavori di pubblica utilità. Quanto, infine, ai rilievi circa l'equiparazione tra tossicodipendenti e assuntori di sostanze, evidenzia che il testo non introduce una equipollenza di portata generale, ma limitata al solo settore dei lavori di pubblica utilità”.
17 luglio 2013
© Riproduzione riservata