Se arriva il Letta “bis”, ci sarà anche un Def “bis”?
di Ivan Cavicchi
E’ molto improbabile. Ma proviamo a immaginare un nuovo governo e un nuovo ministro della Salute che vogliano provare a dare una risposta diversa a chi, come me, non crede né alle controriforme a base di integrativa né a chi non vuole cambiare nulla
30 SET - Supponiamo che Letta prenda la fiducia dal Parlamento e che il prossimo governo sia con un altro ministro della Salute (ipotesti, solo ipotesi, perché ad oggi tutto è possibile). Come potrebbero andare le cose? Il
ministro x ,cioè l'incognita, potrebbe adoperarsi per far ritirare la nota sulla sanità al Def. Ma a quadro finanziario invariante e sapendo che la nota è stata voluta sia da Letta che da Saccomanni per “
insostenibili” motivi finanziari, compresi i fondi integrativi, mi sembra improbabile.
Eppoi sarebbe imbarazzante che il bis,cioè il duplicante, non fosse coerente con il suo duplicato. Che bis sarebbe? Potrebbe però riscriverla facendo attenzione a non farlo con i piedi, e, come qualcuno ha suggerito, per non sbagliare, potrebbe addirittura copiare la riforma Bindi del ‘99 dove a proposito delle “prestazioni nonincondizionate” è “
scritto molto di più e molto meglio”. Quindi si tratterebbe non di “
bandire” ma di “
ribadire” l'idea di selettività in altri modi. Poi che altro potrebbe correggere il
ministro x di questa nota? Ammettiamo che abbiano ragione coloro che dicono che “
la sanità non può più sopportare ulteriori tagli” in questo caso egli dovrebbe quanto meno invertire il definanziamento.
Ma come ho scritto in tempi davvero non sospetti la vedo dura e ancora di più ora che è cresciuta l'Iva e con quella frontiera invalicabile del 3 %. Eppoi pur apprezzando il senso politico dell'affermazione “
la sanità non può sopportare ulteriori tagli” credo in tutta franchezza che sia uno slogan equivoco al quale non intendo associarmi. C'è una sanità che certamente va protetta dai tagli che è quella dei diritti, dei lea, dei servizi, dei contratti, del lavoro, ma c'è una sanità che se potessi la taglierei con la motosega.. .che è quella della corruzione, della medicina difensiva, del contenzioso legale, delle lottizzazioni, delle anti economicità di sistema, delle regressività dei modelli culturali, delle forme retributive indipendenti dai risultati, dell'aziendalismo fasullo. Per non parlare di quella sanità incasinata proprio dalla riforma Bindi, cioè appiattimenti e conflitti professionali, intra moenia, mutue integrative, razionalizzazioni come tagli, ecc. In sostanza penso che se il nostro
ministro x andasse da Saccomanni a dirgli che “
la sanità non sopporta ulteriori tagli” è come se dicesse: che questo sistema in quanto tale non si deve cambiare se non marginalmente e che questo sistema può essere solo rifinanziato.
E' ciò che dicono le Regioni e la maggior parte dei miei amici del PD. Dati i tempi, suggerirei al
ministro x di essere più possibilista, perché questo sistema può essere certo controriformato per essere definanziato, ma anche riformato per essere rifinanziato. Quindi prima ancora di pensare a quale “
governo della salute” suggerirei di pensare a “
quale sistema oggi” sapendo che tra il 2013 e il 1999 della riforma Bindi sono accadute davvero tante cose. E' vero “
questo” sistema di ieri, oggi non sopporta altri tagli, ma quale sistema di domani a valori di base invarianti, li renderebbe superflui? Quindi
quale altro sistema serve?
Insomma il ministro x potrebbe trovarsi di fronte ad un dilemma: controriforma o antiriforma (”non c’è bisogno di una riforma ma di applicare le riforme che sono state fatte”).
Ma controriforma ed antiriforma, parafrasando Niccolò Cusano, sono l'espressione di quella “
coincidentia oppositorum” che nel nostro caso rende analoghi due modi diversi di agire la regressione in un momento in cui, se proprio vogliamo difendere efficacemente la sanità pubblica, possiamo permetterci tutto meno di essere regressivi. Gli antiriformatori sono regressivi perché pensano di rispondere ai controriformatori, con il DL 229, cioè con l'efficienza e l'appropriatezza, di quasi 15 anni fa cioè al tempo in cui non c'erano i tagli lineari, i costi standard, il definanziamento, i piani di rientro, la crisi della governabilità, ecc. Gli antiriformatori rispetto ai controriformatori sono semplicemente incongrui cioè è come se volessero portare l'acqua con lo scola pasta.
Per cui al mio fantomatico
ministro x ...gli direi: fai attenzione amico mio …chiunque tu sarai...è ingannevole tanto dire che serve controriformare la sanità pubblica quanto dire che non c'è bisogno di riformarla perché basta fare manutenzione. In entrambi i casi la politica anziché ridefinirsi deducendo dai problemi della sanità nuove soluzioni estende su di essa i suoi tanti limiti senza poter disporre così di un vero p
ensiero riformatore. I controriformatori e gli antiriformatori sono modi diversi di essere il
“riformista che non c'è” quello che ci ricicla in un modo come l'altro robe vecchie. Probabilmente, caro
ministro x, pur senza augurarmelo, anche tu sarai un “
riformista che non c'è”. Tenterai di convincerci che per la sanità non esiste altra soluzione se non quella che riuscirai a concepire dato il senso comune in cui affonderai, non quella possibile dati i problemi in campo, e magari tenterai eroicamente un compromesso tra controriforma e antiriforma. Così anche tu
ministro x ci inganneresti perché una terza soluzione in sanità esiste eccome. Su questa storia ritorneremo...
Ivan Cavicchi
30 settembre 2013
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