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Federalismo. Senato: approvata risoluzione bipartisan


La Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato ieri la risoluzione dei relatori Cosentino (Pd) e Calabrò(Pdl). Per i parlamentari “il federalismo è un nuovo patto tra gli italiani, tra Nord e Sud del Paese” , Ma si devono riequilibrare le differenze regionali e tagliare i disavanzi. Senza ridurre l’entità del fabbisogno. 

11 NOV - Maggioranza e Opposizione hanno indicato la rotta su federalismo in sanità mentre Governo e Regioni ancora arrancano per trovare una soluzione condivisa. La risoluzione bipartisan, messa a punto da Lionello Cosentino (Pd) e Raffaele Calabrò (Pdl), dopo un’ampia discussione ha incassato, ieri in Commissione Igiene e Sanità, il placet dei senatori.
E questo è solo il primo passo: dopo aver sciolto il bandolo della matassa sul federalismo, il lavoro della Commissione proseguirà sugli altri argomenti caldi e più strettamente inerenti il tema dell’ammodernamento del Ssn - dalla riconsiderazione dei Lea e dei Drg fino alla riorganizzazione degli organi di consulenza del ministero della Salute - con ulteriori e successive proposte di risoluzione.
 
Punti di partenza del documento condiviso: la garanzia della disponibilità di risorse pari al fabbisogno standard, per dare certezza di assistenza e di cura per tutti; consentire alle Regioni una programmazione della spesa su scala pluriennale.
In particolare, la Commissione si è soffermata sul riparto dei fondi, mettendo messo nero su bianco indicazioni ad hoc. Anzi, su questo essenziale passaggio ha chiesto al Governo di riferire al Parlamento le scelte compiute, prima di proporre alla Conferenza Stato-Regioni i criteri che si intendono utilizzare per “pesare” la spesa pro-capite. Ha suggerito che si ricorra a criteri “oggettivi e certi” che non siano quindi frutto di “calcoli confusi e di pasticciati compromessi”.
Per i senatori, “conditio sine qua non” per la definizione dei criteri sono: il calcolo del reale numero degli abitanti di ogni Regione, l’incidenza dell’età nel determinare i bisogni assistenziali e del peso dei fattori di povertà e di deprivazione culturale e sociale e di eventuali altri fattori, individuati d’intesa con le Regioni. Fattori in grado di incidere in maniera significativa nella variazione del bisogno tra diverse aree della popolazione.
 
Soprattutto la Commissione invoca che si arrivi al più presto a un’intesa tra Stato e Regioni, e chiede un’accelerazione dei tempi per far sì, che il nuovo riparto sia realizzato entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto sui costi standard.
Anche sul problema dei disavanzi sanitari la Commissione ha indicato le coordinate per uscire dall’impasse. Un percorso in quattro mosse che i senatori sottopongono come “indirizzo” al Governo.
La prima, occorre introdurre a stretto giro: procedure e regole contabili uniformi, certificazione dei bilanci delle Aziende sanitarie sulla base di modelli comuni e confrontabili, uniformità dei sistemi di raccolta e elaborazione dei dati per consentire efficaci correttivi di spesa e un primo monitoraggio sull’effettiva copertura dei Lea. La Commissione propone quindi al Governo di promuovere un intesa, in sede di Conferenza Stato-Regioni, per il coordinamento degli interventi finalizzati a raggiungere questo obiettivo, utilizzando anche forme cooperative tra le Regioni per accelerare i tempi. D’altro canto, sottolineano i senatori, queste partnership tra le Regioni erano previste nel Patto per la salute, ma  realizzate solo in piccola parte.
E ancora, la Commissione suggerisce all’Esecutivo di prestare, nelle Regioni sottoposte a Commissariamento, una particolare attenzione nelle procedure di nomina dei Dg delle Asl selezionando le professionalità migliori e più sperimentate e guardando a quanto documentato nei curricula. Anche in questo caso, le esperienze conquistate dalle Regioni più virtuose dovrebbero essere esportate e condivise con le realtà in difficoltà.
Terza mossa, lo Stato deve intervenire a sostegno delle Regioni impegnate a risanare la spesa e a riorganizzare la rete dei servizi ospedalieri e distrettuali. Questo perché nella riorganizzazione dell’offerta di servizi, i vincoli di spesa, sia pur necessari, possono rivelarsi non sufficienti.
 
L’obiettivo più grande per la sanità italiana, scrivono i senatori è “il risanamento dei bilanci delle Regioni in deficit e, al contempo,  il miglioramento della qualità, il rispetto dei Lea e la riprogettazione dell’offerta. E questo “non è compito del tavolo di monitoraggio, che ha una funzione di verifica. Deve essere il compito straordinario, di supporto e affiancamento, di altre istituzioni nazionali o regionali. Sono dunque aspetti essenziali: il trasferimento delle migliori pratiche, con la presenza di dirigenti di altre Regioni (peraltro già prevista dal Patto per la salute) che possono dimostrare che il cambiamento si può realizzare; l’organizzazione di una funzione di controllo e valutazione della qualità delle strutture pubbliche e private, oggi praticamente inesistente; la definizione di alcune priorità: la riorganizzazione della rete ospedaliera e dei percorsi di cura ospedale-territorio, gli accordi con le Università e il raccordo tra policlinici ed ospedali del territorio con la rivisitazione dei rapporti organizzativi ed economici tra insegnamento ed assistenza, il controllo della spesa e i tetti per gli erogatori privati, il sistema tariffario e il contenzioso, che appare privo di monitoraggi e controlli, l’appropriatezza dei ricoveri e della spesa farmaceutica, il miglioramento e il controllo della formazione specialistica medica, il completamento della riforma psichiatrica secondo la legge n. 180.
“È proprio su queste scelte che si gioca il destino dei piani di rientro e la qualità dell’assistenza sanitaria in molte Regioni del Mezzogiorno” hanno affermato. Per questo, suggeriscono i senatori, appare indispensabile che, al di là di un equo riparto, nella spesa corrente, dei fondi necessari a garantire i livelli di assistenza, il Parlamento definisca con certezza, in sede di bilancio, le procedure e le dimensioni degli interventi in conto capitale. Ossia, di un piano cioè di investimenti poliennale che realizzi interventi perequativi, di riequilibrio e di omogeneizzazione dell’offerta su tutto il territorio nazionale, promuovendo l’innovazione tecnologica,  l’ammodernamento e la riconversione dell’edilizia sanitaria.
Infine, la Commissione invita il Governo a valutare con molta attenzione non solo l’andamento dei conti delle Regioni, ma anche la qualità e la completezza dell’assistenza erogata, attraverso modelli indicatori di appropriatezza e di esito delle prestazioni e delle cure. Si avverte, concludono i senatori, la necessità di definire un sistema nazionale di valutazione, di intesa con le Regioni, in grado di rilevare per tempo le carenze e i problemi, con un monitoraggio costante della qualità dei percorsi di cura o dei ritardi, delle inadempienze nella erogazione dei livelli di assistenza, sia a livello di prestazioni ospedaliere che nel decisivo lavoro della medicina territoriale e dei medici di famiglia.
E.M.
 
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11 novembre 2010
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