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Spending review. Cottarelli è pronto. Ma resta il giallo sui tagli alla sanità

di C.F.

Il Commissario alla revisione della spesa già in contatto con il neo ministro Padoan. Del resto è dalla spending che si aspettano i primi risparmi per finanziare i progetti illustrati da Renzi in Parlamento. Ma per la sanità ancora non è chiaro se i risparmi resteranno nel comparto, come vogliono Lorenzin e Regioni, oppure, almeno in parte, andranno a coprire il taglio del cuneo fiscale

26 FEB - Ottenuta la fiducia nei due rami del Parlamento il Governo Renzi ha già ingranato la marcia per raggiungere le mete prefissate nel discorso programmatico del premier e ribadite poi nei primi interventi pubblici di Matteo Renzi.
 
“Non c’è più tempo, le cose vanno fatte subito”, è questo il leit motiv dell’ex sindaco di Firenze. E per fare molte delle cose indicate (praticamente tutte, tranne le riforme istituzionali e la legge elettorale che non costano nulla) servono tanti soldi. Ma dove li prenderà Renzi?
 
Da 72 ore è questa la domanda delle domande ripetuta come un mantra da politici dell’opposizione e cronisti che non nascondono (entrambi) un forte scetticismo sulla possibilità di trovare quei 100 miliardi di euro che secondo alcuni è una stima realistica del monte di denaro necessario per portare a casa l’abbassamento del cuneo fiscale, l’ammodernamento delle scuole, il pagamento di tutti i debiti della PA, i nuovi ammortizzatori sociali per la disoccupazione e gli altri interventi indicati dal neo premier in Parlamento.
 
Tra le diverse fonti da cui trarre queste risorse, quella ad oggi più certa è la spending review di Cottarelli (le cronache dicono che anche Renzi abbia fiducia nel commissario nominato da Letta e Saccomanni) che dovrebbe ricavare 32 miliardi di euro in tre anni (2014-2016) attraverso una profonda ottimizzazione della spesa pubblica italiana. In tutti i suoi comparti. Sanità compresa.
 
E qui viene il bello. Perché, come sapete, sulla sanità si è subito intrapreso un braccio di ferro tra Lorenzin e Cottarelli. Non tanto sulla necessità di tagliare ancora sprechi e inefficienze anche nella sanità, su questo sono tutti d’accordo, Regioni comprese. Quanto sul fatto di mantenere i risparmi ottenuti nell’ambito delle risorse del comparto (in altre parole risparmi da reinvestire in sanità), che è la linea Lorenzin-Regioni, oppure se dirottarli, almeno in parte, per contribuire agli obiettivi più generali della spending, ovvero la diminuzione delle tasse e l’abbassamento del debito. 
 
Nonostante Lorenzin e Cottarelli si siano parlati diverse volte e nonostante le assicurazioni di Lorenzin, forte dell’accordo ormai vicino con le Regioni per il nuovo Patto della Salute, all’interno del quale – questa la promessa – si farà la spending sanitaria, la certezza che la sanità sarà risparmiata dai tagli non c’è ancora. E certamente il rialzo delle aspettative attorno agli obiettivi di Renzi suscita giuste preoccupazioni tra gli addetti e probabilmente anche nello stesso Ministro della Salute che, non a caso, sembra ne abbia parlato già nel primo Cdm di sabato scorso.
 
E la preoccupazione che qualcuno possa guardare con particolare desiderio al “malloppo” dei tagli sanitari, del resto, Lorenzin non la nascondeva neanche prima della crisi di Governo. Quando l’intervistammo (era il 4 febbraio) fu lei stessa a lanciare l’allarme contro “chi gioca contro” all’accordo con le Regioni, minacciando di mettere in discussione la base del Patto che sta tutta in tre cifre: 109,902 miliardi per il  2014, 113,452 miliardi nel 2015 e 117, 563 miliardi nel 2016. Ovvero negli stanziamenti al Ssn promessi da Lorenzin per il prossimo triennio. Cifre che, se dovesse scattare la mannaia di Cottarelli, sarebbero inevitabilmente ridimensionate.
 
Ma Lorenzin una sua contro offerta pare averla maturata e ne avrebbe già parlato con il precedente ministro dell’Economia Saccomanni. Come anticipato, sempre nell’intervista del 4 febbraio scorso, si tratta di un bel “gruzzolo” di 2 miliardi di euro da restituire agli italiani residenti nelle regioni in Piano di rientro grazie a un meccanismo automatico di abbassamento delle maggiorazioni delle aliquote Irpef adottate per pagare il debito sanitario, da abbattere via via che i conti di quelle Regioni torneranno verso il pareggio di bilancio. Un contributo diretto, quindi, della sanità all’obiettivo generale di riduzione delle tasse in capo alla spending review di Cottarelli. Basterà?
 
Per capirlo non resta che aspettare le prossime decisioni sulle proposte che il commissario alla spending ha già illustrato al neo ministro Padoan, come riferisce una news dell’Agi di oggi, che parla di 10 miliardi di risparmi già individuati e da destinare al taglio del cuneo fiscale  
 
Secondo fonti ministeriali - come riporta l’Agi - il volume dei risparmi che si potrebbero ottenere razionalizzando la sola voce degli acquisti di beni e servizi è di ulteriori 10 miliardi all'anno a regime, vale a dire nel giro di un paio d'anni, come stimato recentemente dal Centro studi Confindustria, che si aggiungono a quelli già ottenuti dalla Consip filtrando ad oggi acquisti per circa 30 miliardi.
 
Per ottenere in tempi più brevi i risparmi attesi – riferisce sempre l’Agi - sarebbe necessario intervenire però anche sulle forniture in essere, senza comunque poter rinegoziare i contratti in vigore, cosa proibita dalla normativa europea. Ma l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici – sottolinea sempre l’Agi - ha rilevato che le forniture, aggiudicate con gara, sono state finora in Italia una netta minoranza. La sfida è infatti proprio quella di vedere se sarà possibile una revisione dei prezzi.
 
Nel documento di Cottarelli – informa ancora l’Agi - un capitolo corposo sarebbe poi dedicato anche alla razionalizzazione delle cosiddette "stazioni appaltanti", cioè degli enti pubblici che effettuano acquisti direttamente, senza passare dalla Consip né da nessun'altra struttura specializzata: si tratta, ad oggi, di un esercito di ben 32 mila entità, a fronte di poco meno di 10 mila enti pubblici, con scarsa competenza tecnica, considerata fonte di numerosi sprechi. Cottarelli proporrà di concentrare le stazioni appaltanti e di sviluppare le gare on-line, del genere di quelle gestite dalla Consip e dalle altre centrali acquisti qualificate.
 
Così le prime indiscrezioni filtrate sul lavoro che Cottarelli, come lui stesso ha dichiarato nei giorni scorsi, aveva già consegnato il 6 febbraio scorso a Letta e Saccomanni e che ora è sul tavolo di Padoan e Renzi.
 
Ma nel documento si parla anche di sanità? E qui i dubbi restano e potranno essere diradati solo quando si conosceranno le carte. Anche perché andando a rileggere il programma di Cottarelli trasmesso il 12 novembre al Governo Letta dove si delineavano modalità e ambiti di intervento, la questione delle gare e dell’ottimizzazione degli acquisti di beni e servizi figurava sia tra gli “obiettivi orizzontali” che in quelli verticali, compresa la sanità, dove si leggeva che la spending avrebbe lavorato anche sulle "centrali di acquisto (farmaci, beni e servizi sanitari e non), sui protocolli terapeutici e l’appropriatezza delle prestazioni e sulla revisione livelli essenziali anche con riferimento a particolari categorie".
 
Tutte tematiche oggetto anche del Patto della Salute, come sappiamo. Il braccio di ferro tra Sanità ed Economia è quindi presumibilmente appena all’inizio e non a caso il ministro Loreenzin, appena confermata, si è affrettata a ricordare che la sanità ha già dato (vedi intervento a Porta a Porta) con almeno 25 miliardi di tagli subiti negli ultimi anni.
 
C.F.

26 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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