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Test Medicina. Con sentenza Tar Lazio si prospetta un futuro di disoccupazione per molti giovani

di Raffaele Calabrò

La decisione dei giudici amministrativi che hanno dichiarato illegittimo il concorso nazionale 2014/2015 solleva molti dubbi. Se il prossimo maggio il Consiglio di Stato dovesse ribaltare la sentenza, migliaia di giovani avrebbero perso un anno accademico. In caso contrario, si deve ricordare che ogni anno circa 10mila giovani si laureano in Medicina, ma solo 5.000 accedono alle specializzazioni, per mancanza di risorse economiche

23 LUG - Non c’è dubbio: le sentenze si accettano e non si discutono, ma francamente il silenzio del Ministro dell’Università, Stefania Giannini, dura da troppi giorni. Tanto più che la decisione del Tar Lazio che ha dichiarato illegittimo il concorso nazionale 2014/2015 per l’accesso alla Facoltà di Medicina solleva dubbi e ripropone problemi che necessitano di una rapida soluzione e di una immediata rassicurazione, al momento non percepita.

Tuttavia, poiché non tutti i mali vengono per nuocere, la sentenza del prossimo maggio 2015 che dovrebbe confermare o respingere l’ingresso dei 2.000 ricorrenti, spinge a riflettere attentamente su quella che sarà la riforma dei test di ingresso a Medicina. Paradossalmente lo scompiglio ed il caos provocati dall’attuale ordinanza non fanno che anticipare quanto accadrebbe se realmente si decidesse di adottare il modello di test di ingresso all’Università già in uso in Francia.

Non si può, infatti, escludere che il Consiglio di Stato non ribalti la sentenza, per cui i ricorrenti si ritroverebbero, dopo aver studiato e sostenuto esami, estromessi dalla scuola, perdendo così come se nulla fosse un anno di studio. Stesso impatto dell’idea di riforma tanto cara al Ministro Giannini, la quale guarda con interesse al modello francese. Un sistema che sostanzialmente posticipa la valutazione ad uno o due anni successivi, con l’inevitabile conseguenza che ci saranno giovani che dopo 1 o 2 anni dovranno cambiare facoltà. Ci troveremo dinanzi ad aspiranti medici che si improvviseranno studenti in altre facoltà, tarpati nei loro sogni e con poche possibilità di occupazione per carenza di offerta di lavoro.
All’opposto se la decisione del Tar fosse confermata, a parte le difficoltà nell’organizzare i corsi e i rischi di peggiorare il percorso formativo che deve assolutamente essere caratterizzato da un ottimale rapporto docente/studenti, per molti di questi 2mila giovani si prospetta un futuro di disoccupazione.

Conseguenza che dovrebbe far riflettere quelli che premono per l’ingresso libero, fingendo di non sapere che ogni anno circa 10mila giovani si laureano in Medicina e di questi soltanto 5.000 accedono alle specializzazioni, l’altra metà è semplicemente fuori per mancanza di risorse economiche.

Per gli studenti di medicina si sta designando un presente caotico e confuso, evitiamo di presentargli un futuro ancor più pieno di incognite. La pausa estiva è senz’altro una preziosa occasione per cambiare un sistema a quiz che ad oggi si è rivelato inadeguato in barba ad ogni principio meritocratico. Ma l’abolizione del numero chiuso non ha nulla a che fare con la democrazia, si tratta semplicemente di iniziare a ragionare, come avviene in altri paesi, programmando fondi e contratti di borse di specializzazione in base al fabbisogno di salute. I nostri giovani sanno bene che i venditori di illusioni non sono più di moda! 
 
Raffaele Calabrò (Ncd)
Membro della XII commissione Affari Sociali della Camera

23 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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