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Meeting Ministri Salute UE. L'obiettivo: ridurre del 15% i casi di tumore entro il 2020

di Edoardo Stucchi

Questo l'obiettivo che si sono posti oggi i ministri della Salute Ue riuniti a Milano per la giornata conclusiva del Forum informale del semestre di presidenza italiana. Un obiettivo "difficile", come ricordato dal commissario Borg, ma che può essere raggiunto promuovendo stili di vita sani e incrementando gli screening. Promosse anche strategie comuni su Ebola, farmaci innovativi e cure palliative

23 SET - Lo stile di vita sano, che comprende una corretta alimentazione, esercizio fisico adeguato, niente tabacco e poco alcol, è l'azione primaria contro le malattie croniche non trasmissibili e il cancro. E' la ricetta che ha varato all'unanimità il Forum informale del semestre di presidenza dell'Unione Europea che si è concluso oggi a Milano, mettendo a confronto i 28 ministri della Sanità, guidati dal nostro ministro Beatrice Lorenzin e dal commissario europeo Tonio Borg. Non si tratta di un diktat, ma di una raccomandazione perchè si possa vivere più a lungo e con una qualità di vita migliore.

Ma la prima sessione europea sulla salute di questo semestre italiano ha dovuto dibattere diversi temi proposti dalla nostra rappresentante: dalla terapia del dolore e le cure palliative, per le quali l'Italia si presenta con una rete di assistenza domiciliare eccellente, ma scarsa attitudine all'uso di farmaci antidolorifici, compresi gli oppioidi, all'innovazione della ricerca farmacologica che ha immesso sul mercato farmaci risolutivi delle malattie, ma a caro prezzo.

Altro tema scottante, ma emergente, il caso Ebola, che sta invadendo i paesi dell'Africa occidentale, come Sierra Leone e Liberia. All'unanimità la decisione è stata di intervenire sia sulla formazione e informazione in loco, per arginare il diffondersi della malattia, sia per mettere a disposizione le strutture necessarie a curare gli operatori sanitari che si potrebbero infettare nel corso delle operazioni di aiuto. “L'Italia, per parte sua, - ha sottolineato il ministro Lorenzin - ha già messo a disposizione un milione e mezzo di euro, dal capitolo della Cooperazione, finanziamento che arriverà fino a 4 milioni di euro".

Ma veniamo ora al problema che ci interessa più da vicino, il cancro. Innanzitutto un obiettivo: ridurre del 15% i casi di tumore entro il 2020, agendo sulla prevenzione secondaria, cioè gli screening, che in Europa ammontano a 500 milioni di test in un anno, e che riguardano i tumori più facilmente diagnosticabili e aggredibili nella fase precoce: seno, collo dell'utero e colon retto. “Un obiettivo non difficile da raggiungere – ha detto il commissario Borg – se negli ultimi dieci anni siamo riusciti a ottenere una riduzione della malattia del 10%”. A questo proposito è stato fatto riferimento anche ai vaccini contro il papilloma virus e, come ha ricordato il ministro italiano “sarebbe il caso di estendere il provvedimento non soltanto alle ragazze, ma anche ai ragazzi”.

Unanime, però, la considerazione che innanzitutto occorre avviare una corretta informazione sulla prevenzione e primaria, perchè, come ha detto il ministro Lorenzin, "di cancro e di malattie croniche ci ammaliamo durante la vita, a causa di quello che mangiamo e di quello che respiriamo”. Il riferimento è facile e va al fumo di sigaretta, responsabile – ha detto Borg - “di 700.000 di morti nei 28 Paesi dell'Unione, quasi come se sparisse una città come Palermo o Francoforte”. “Per questo - ha proseguito Borg – dobiamo ridurre i fumatori del 2% in 5 anni, quasi 2 milioni e 400.000 persone e avviare campagne di prevenzione sullo stile di vita corretto che comporto una dieta (ma non ha specificato quale)attività fisica costante, niente tabacco e alcol”. La freccia oggi scocca sul tabacco, che sarà oggetto di una direttiva che metterà al bando le sigarette aromatizzate, le confezioni piacevoli come scatole di profumi o cioccolatini, che invece devono informare sul rischio per la salute. Purtroppo il nostro lavoro è difficile, perchè la lobby del tabacco fa sentire il suo peso sulle nostre risoluzioni, tanto che pretendeva di ridurre dal 65 al 50% lo spazio del pacchetto di sigarette riservato alla salute. Ma noi dobbiamo avvertire che fumare è un pericolo e dobbiamo cominciare dalle leve giovani, dalla scuola perchè il 7% dei fumatori ha cominciato prima dei 18 anni e il 93% prima dei 25”.

L'altro tema scottante di questo incontro è stato il caso Ebola, comparso alla ribalta della cronaca la primavera scorsa con casi denunciati prima in Sierra Leone e poi in Liberia e in Nigeria. L'obiettivo era quello di sviluppare strategie per fermare l'epidemia nei paesi coinvolti e di evitare la diffusione negli altri continenti. “Le azioni da mettere in campo sono due- ha detto Borg – una per proteggere i nostri stati e una seconda per mettere i paesi dell'Africa nella condizione di poter curare i malati. Qui il nostro intervento appare indiscutibile, basti pensare che in Liberia c'è un medico ogni 100.000 abitanti, troppo poco per affrontare un'emergenza sanitaria del genere. Per fortuna che il rischio di epidemia è basso, perchè il virus non ha facili vie di trasmissione, i malati sono troppo deboli per viaggiare e i nostri controlli negli aeroporti sono efficienti. Dovremo comunque pensare a predisporre strutture sanitarie in grado di accogliere i nostri operatori che dovessero ammalarsi nel corso delle operazioni umanitarie”.

Al centro del dibattito, il tema dell'evoluzione della ricerca farmacologica, che oggi ha prodotto un farmaco “miracoloso” contro l'epatite C, ma a caro prezzo, per rientrare degli investimenti spesi. Mai ai dubbi e problemi esposti dagli stati membri dell'Unione, compreso il nostro, Borg ha sottolineato che l'iter regolatorio appartiene a ciascuno stato e ben vengano le iniziative di alleanze come hanno fatto 10 Paesi che si sono consorziati per mettere un freno alla speculazione dei prezzi.

“Occorre una nuova strada da percorrere – ha infine aggiunto il ministro Lorenzin – perchè a fronte di farmaci innovativi, dobbiamo avere la certezza della loro efficacia e della incolumità dei malati. Cinque milioni di malati di epatite C in Europa sono tanti e gran parte di questi stanno in Italia e in Francia,e non possiamo aspettare nuovi farmaci che producano lo stesso effetto sui mercati. Il varco è aperto e la discussione andrà approfondita alla prossima presidenza dei semestri”.

Edoardo Stucchi 

23 settembre 2014
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