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Professioni. Mandelli (FI): “Sono una risorsa per il Paese. Si torni a valorizzarle. Basta annunci”


Così il responsabile per le Professioni di Forza Italia e presidente della Fofi, in un'ampia intervista a tutto campo rilasciata a Tgcom 24. Sulle riforme: "Giusto condividerle, ma le regole del gioco vanno scritte insieme, certe forzature sono inaccettabili". Dura la critica all'operato del governo Renzi: "Si porta avanti una politica dell'annuncio continua".

08 MAR - "In Forza Italia siamo convinti che le Professioni siano una grande risorsa di questo Paese, hanno sempre avuto un ruolo fondamentale non solo dal punto di vista economico ma anche culturale. Bisogna tornare a parlare con le Professioni ritenendole una risorsa. Al momento, invece, siamo di fronte a provvedimenti che tendono a smantellare invece che a valorizzare il valore aggiunto che le Professioni possono dare. L'idea nostra è quella di dar voce a chi realizza produttività in questo Paese, a chi tutti i gioni tra mille difficoltà porta avanti la sua attività districandosi tra un cavillo burocratico e una banca che non lo aiuta. Non si tratta di difendere privilegi o rendite di posizione, ma solo volontà di dare merito a chi in questa Italia fa davvero il suo dovere tutti i giorni". Così il responsabile per le Professioni di Forza Italia e presidente della Fofi, Andrea Mandelli, in un'ampia intervista a tutto campo rilasciata a Tgcom 24.

Mandelli ha fortemente criticato l'operato del governo Renzi, a partire dalle riforme e dall'ormai incrinato Patto del Nazareno: "E' giusto che l'argomento riforme sia affrontato in maniera condivisa, detto questo è evidente che l'atteggiamento del Governo, le sue forzature che hanno condotto ad un inasprimento dei toni, ci hanno fatto propendere per una scelta come quella dell''Aventino'. L'Aula vuota rappresenta un segnale: in questo modo diciamo agli italiani che Forza Italia c'è ancora, che le regole del gioco vanno scritte insieme e che certe forzature le riteniamo inaccettabili".

Quella di Renzi è stata definita dal senatore di Forza Italia una "politica dell'annuncio continua", distante dalla realtà economica e sociale del Paese. "Abbiamo bisogno di meno slogan e più progetti concreti - ha sottolineato Mandelli -. La politica di Renzi tende solo ad aumentare le tasse. Noi abbiamo una ricetta completamente diversa: abbassare la pressione fiscale, rivolgendo un'attenzione particolare alla tassazione delle case e delle imprese. Per far ripartire il Paese bisogna cominciare dalla politica fiscale".

Il tema della tassazione alle imprese si intreccia con quello del Job Act. Per Mandelli la priorità non è quella di politiche che facilitino le assunzioni, questi sono "provvedimenti di contorno che restano sulla carta", ma "bisogna mettere le aziende nelle condizioni di fare lavoro cominciando, ad esempio, a sburocratizzare il loro rapporto con lo Stato". Gli imprenditori italiani, infatti, si trovano stretti in una morsa, schiacciati tra un eccesso di burocrazia e un'esagerata pressione fiscale.

Passando alla pressione migratoria verso il nostro Paese, Mandelli ha messo sotto accusa "l'assenza dell'Europa". "L'Italia è un Paese di frontiera che non può essere lasciato solo in questa emergenza. Berlusconi - ha proseguito - era riuscito a risolvere il problema in maniera degna. Un'Europa che si disinteressa di una sua frontiera è un'Europa che sta sbagliando tutto. Renzi deve far passare il concetto che questo problema coinvolge tutti e non è un problema marginale che riguarda solo il nostro Paese".

Infine, sempre sull'Europa, Mandelli è tornato a chiedere un cambiamento di passo rispetto ad una politica del rigore definita "germanicocentrica". "Noi abbiamo bisogno di una politica di espansione. Forza Italia lo sostiene da anni e spesso, proprio per questo, siamo stati anche derisi. Oggi penso che lo abbiano capito tutti che non si va da nessuna parte con questa politica di soffocamento - ha concluso -. Tutte le esasperazioni che hanno visto la nascita di partiti 'no euro' sono state causate dalla comune percezione di un dialogo chiuso, dalla mancanza di un ascolto attento da parte delle istituzioni europee". 

08 marzo 2015
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