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Anoressia e disturbi alimentari. Moretto (Pd): “Rendiamo obbligatorio il Tso, per salvare da morte certa chi rifiuta un aiuto”


È questo l’obiettivo della proposta di legge presentata dalla deputata per l’introduzione dell’articolo 34-bis nella legge 833 in materia di accertamenti e Tso nella cura dei gravi disturbi del comportamento alimentare che molti pazienti rifiutano mettendo a repentaglio la loro vita. IL TESTO

19 MAG - È urgente fornire alle famiglie delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare uno strumento per evitare di dover assistere alla morte dei loro cari. Per questo occorre rendere possibile il trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per le molte persone affette da disturbi del comportamento alimentare che rifiutano, stabilmente o periodicamente, i trattamenti sanitari. Un rifiuto che arriva anche quando questi trattamenti rivestono caratteristiche di cure salva vita o diventano un supporto vitale in caso di grave malnutrizione.
 
Nasce da qui la proposta di legge presentata dall’onorevole del Partito Democratico Sara Moretto, per l’introduzione “dell’articolo 34-bis della legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per la cura di gravi disturbi del comportamento alimentare”.
 
“L’idea di questa proposta di legge – ha spiegato Moretto nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio - è nata da un confronto con le esperienze realizzate nel Centro della Ulss 10 Veneto Orientale. Ho infatti maturato il convincimento che sia urgente fornire alle famiglie delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare uno strumento per aiutarli. Dobbiamo poter curare la mente di queste persone, il loro disagio psichico, ma per farlo dobbiamo impedire che muoiano”.
 
La 833, legge di riferimento sui Tso non fa infatti riferimento specifico ai disturbi alimentari, per questo serve un intervento normativo. “Dobbiamo cercare di dare una risposta uniforme su tutto il territorio nazionale – ha aggiunto Moretto – per questo credo che il Tso per la nutrizione debba essere fornito dal Ssn, nelle strutture pubbliche di tutta Italia, e debba essere gestito da una équipe multi professionale includente almeno psichiatri, esperti in nutrizione clinica e pediatri. Spero che questa proposta possa accendere un dibattito e rompere il muro di silenzio che esiste su queste patologie”.
 
I numeri parlano chiaro. Il 6-10% delle persone affette da anoressia e almeno la metà di queste morti è conseguenza della malnutrizione e delle sue complicanze. Su 100mila persone ammalate di anoressia o bulimia fino al 10% muore, la più alta percentuale di mortalità nell’area psichiatrica. Suicidio o complicanze organiche sono le principali cause di morte. E proprio le seconde potrebbero essere facilmente curabili con un Tso.
 
“La normativa attuale – ha spiegato Pierandrea Salvo, Direttore del Centro per la cura e la riabilitazione dei disturbi del comportamento alimentare di Portogruaro (VE) – prevede l’erogazione di cure in regime di obbligatorietà solo se esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dal paziente e se non vi sono le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extraospedaliere. Nella pratica clinica, quando i pazienti si oppongono ai questi trattamenti non c’è la possibilità di disporre un trattamento obbligatorio. Nei casi in cui questo venga disposto i servizi psichiatrici di diagnosi e cura non risultano dotati di competenze nutrizionali mentre i reparti internistici non sono dotati delle necessarie misure di sicurezza e delle competenze necessarie alla gestione di pazienti oppositivi”.
 
Non solo, ha aggiunto Salvo “chiediamo che le tutele previste dalla legge 833 vengano estese anche ai minori. Anche perché i reparti psichiatrici non sono idonei per ospitare questi pazienti e mancano le strutture riabilitative con la conseguenza che le persone vengono lasciate morire a casa perché non si sa dove curarle. I Tso devono essere fatti obbligatoriamente in reparti ad hoc selezionati dalla regione e con equipe multidisciplinari che prendono in carico il paziente, e in strutture con terapia intensiva”.
 
“Ci adopereremo affinché venga riconosciuta la data del 15 marzo come la giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare – ha infine concluso Giusi Poletti, rappresentante del coordinamento nazionale per i disturbi alimentari – e per questo oggi abbiamo consegnato a tutti i partecipanti un fiocco lilla, simbolo della ricorrenza”.

19 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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