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Dopo l’intervento di De Filippo/5. Sellini (Psicologi): “La sanità ha bisogno di un ‘governo’ unitario, forte e condiviso”

di Mario Sellini

La proposta di istituire una Cabina di regia con tutti i soggetti interessati dal Ministero della Salute, al MEF, le Regioni, le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica e sanitaria, del comparto, della specialistica è senz’altro un punto di partenza importante che può dare una svolta nella programmazione di un sistema così complesso e delicato

19 AGO - La Sanità, la Salute dei cittadini, i Dirigenti medici e sanitari, tutti gli operatori del Servizio Sanitario, non hanno bisogno di un autunno caldo. La continua sottrazione di risorse economiche alla quale è stato sottoposto il Servizio Sanitario dal 2008 ha fatto “ammalare” tutta l’assistenza sanitaria.
 
Il Servizio Sanitario presentava sacche di inefficienza da eliminare, sprechi da tagliare. Purtroppo niente di tutto ciò è stato realizzato. Si è preferito utilizzare il Servizio Sanitario come un bancomat dal quale prelevare risorse economiche, quando necessario.
 
All’efficientamento del sistema si è preferito il metodo più semplice che è quello di “fare cassa”, con il risultato di “azzoppare” il Sistema. Nonostante ciò il Servizio ancora regge. Regge per la qualità e la professionalità dei dirigenti medici e sanitari, dei professionisti, degli operatori, i quali, con abnegazione e sacrificio non mollano.
 
È sufficiente andare all’estero, neppure troppo lontano, restando in Europa, per rendersi conto di quanto gli stranieri, anche quelli dei “mitici” paesi del nord Europa, nutrano invidia per il nostro Servizio Sanitario.
Non a caso la nostra assistenza sanitaria si pone ai primi posti, al mondo, per la qualità dei servizi.
L’art. 32 della Costituzione e i principi in esso contenuti, rendono il nostro sistema uno dei migliori al mondo.
 
Il diritto alla salute e l’universalità dell’assistenza sono un vanto per il nostro paese. La Civiltà di un popolo e di una nazione si misura, certamente, in termini di produttività, di PIL, di diffusione di prodotti di consumo, ma anche di qualità della vita, di aspettativa di vita, di diffusione di quel “bene” immateriale che è la Salute.
 
La riduzione del personale dirigenziale medico e sanitario, principale erogatore delle prestazioni sanitarie erogate dal servizio sanitario, sta producendo una diminuzione delle prestazioni. I tagli del personale, il blocco del turn over, l'invecchiamento degli operatori e l'aumento delle richieste di prestazioni, incrementano il rischio clinico con evidenti ripercussioni sulla sicurezza e sull'efficacia delle prestazioni.
La Sanità non è un "opificio" che deve produrre prestazioni valutabili unicamente in termini quantitativi.
Non è una fabbrica che deve produrre il maggior numero di beni da vendere "al mercato".
 
Gli output del Servizio Sanitario non si misurano solo in termini di quantità di prodotti/prestazioni erogate. I parametri di valutazione sono altri: la qualità della vita, il benessere fisico e psichico, l'allungamento della vita ecc.
Molti di questi parametri iniziano a peggiorare.
La crisi economica produce effetti nefasti sulla salute dei cittadini che vanno ben oltre il dato temporale della crisi economica. Sono in aumento le forme di disagio psichico e fisico, la diffusione della non autosufficienza legata al prolungamento della vita, la diffusione di stili di vita dannosi per la salute, il ricorso a prodotti alimentari meno salubri, l'incremento della cronicità, la disabilità ecc.
 
Nonostante il fortissimo impatto che il sistema Salute ha sull'economia italiana, valutabile in circa il 10% del PIL (prodotto interno lordo) quantificabile in oltre 200 miliardi di euro, negli ultimi anni ci si è posti un unico obiettivo, ridurre le spese destinate alla tutela della Salute dei cittadini, con l’errata convinzione che queste spese siano un costo e non, come sarebbe giusto considerarle, un investimento produttivo.
 
Incidere e tagliare le risorse al sistema sanitario è utile e doveroso se si eliminano gli sprechi, le inutili, costose, duplicazioni e le inefficienze.
 
La miopia di considerare le spese sanitarie un costo, provoca un effetto economico immediato: meno soldi si spendono in sanità, più aumenta la recessione, con un affetto, a lungo termine, ancora più grave e costoso. 100 euro tagliati oggi in Sanità, tra 10/20 anni determinano costi aggiuntivi quantificabili in oltre 500 euro da spendere in cura e assistenza.
 
D'altro canto, un sistema economico (sanità privata) orientato a massimizzare gli utili, non è, a lungo termine, interessato a creare salute e benessere. Il sistema di una sanità privatizzata si fonda su un paradosso, meno ammalati uguale meno utili.
 
La differenza tra un servizio di pubblica utilità erogato a garanzia di un diritto costituzionalmente riconosciuto e una sanità privatizzata è tutto qui: il servizio pubblico deve garantire la salute dei cittadini; la sanità privatizzata deve garantire l’utile agli azionisti.
 
Ma una ripresa economica che, sembra, sia iniziata, porterà a una ripresa degli investimenti anche nel settore della tutela della salute dei cittadini?
 
La ripresa economica migliorerà le condizioni del Servizio Sanitario? Tutte domande alle quali da settembre la Politica, il Parlamento, il Governo, dovranno dare una risposta.
 
È certamente di buon auspicio la proposta avanzata dal Sottosegretario De Filippo. Riportare al centro dell’attenzione la necessità di un governo unitario e condiviso del comparto salute è di grande attualità e urgenza. La proposta di istituire una Cabina di regia che veda intorno al tavolo tutti i soggetti interessati dal Ministero della Salute, al MEF, le Regioni, le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica e sanitaria, del comparto, della specialistica è senz’altro un punto di partenza importante che può dare una svolta nella programmazione di un sistema così complesso e delicato.
 
Le premesse indicate dal Sottosegretario De Filippo sono assolutamente condivisibili, dalla lotta al precariato al riconoscimento della specificità e unicità del comparto salute, alla consapevolezza che il bene salute deve essere misurabile e misurato, ma che l’unità di misura è la qualità e l’aspettativa di vita, alla riproposizione del diritto alla salute così come coniugato dall’art. 32 della Costituzione, alla concertazione con le Organizzazioni sindacali.
 
Questi concetti espressi dal Sottosegretario De Filippo, sono, da sempre, le nostre parole d’ordine e non possiamo che accogliere con soddisfazione la riproposizione di contenuti espressi con un linguaggio (lavoro, diritto alla Salute, concertazione con le Organizzazioni Sindacali, ruolo dei Dirigenti medici e sanitari, ecc.) che sembrava non avesse più diritto di cittadinanza.
 
Il comparto salute, al pari della scuola e della difesa, ha urgente bisogno di un “governo del sistema” forte, unitario e condiviso.
 
Mario Sellini
Segretario generale Aupi 

19 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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