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Lea. Ass. Coscioni: “Un ritardo di 15 anni che danneggia i malati”. Diffidati Governo e Regioni


L’Associazione evidenzia come “il ritardo accumulato è tale da essere perseguibile per via legale a nome dei cittadini italiani. I termini da diffida sono scaduti lo scorso 10 marzo e quindi stiamo per intraprendere le vie che il caso consiglia”.

15 MAR - Filomena Gallo, Marco Gentili, Maria Teresa Agati, rispettivamente Segretario, Co-presidente e Membro di Direzione dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica rilasciano una dichiarazione congiunta in merito ai LEA e al Nomenclatore tariffario, fermi rispettivamente al 2001 e al 2009. L'associazione Luca Coscioni ha inoltre diffidato per il ritardo Ministro della Salute, Presidenza del Consiglio e Conferenza Stato-Regioni
 
"Ma quanto devono attendere ancora i cittadini italiani, disabili o malati, perché lo Stato permetta loro di accedere a servizi e strumenti fondamentali per affrontare e migliorare la vita quotidiana?" è questa la domanda di incipit della dichiarazione congiunta di tre esponenti radicali dell'associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, Marco Gentili e Maria Teresa Agati, rispettivamente Segretario, Co-presidente e Membro di Direzione della stessa associazione.
 
"I LEA - proseguono - , cioè livelli essenziali di assistenza, in Italia sono infatti fermi al 2001, mentre il Nomenclatore tariffario, che è l'elenco degli ausili e delle protesi erogabili dal Servizio Sanitario Nazionale, è fermo al 2009. Eppure il loro aggiornamento è determinante per la salute e l'assistenza di tantissimi italiani affetti da malattie a oggi non incluse nei LEA, o che necessitano di ausili attualmente non previsti nel nomenclatore".
 
"Dopo innumerevoli richieste e contatti con i vari Ministri della Salute - proseguono gli esponenti radicali - che negli anni si sono succeduti, preannunciando ogni volta l'aggiornamento di LEA e Nomenclatore, nulla è cambiato. Per questo, come Associazione Luca Coscioni, abbiamo inviato una diffida al Ministro della Salute, alla Presidenza del Consiglio e alla Conferenza stato regioni, perché il ritardo accumulato è tale da essere perseguibile per via legale a nome dei cittadini italiani. I termini da diffida sono scaduti lo scorso 10 marzo e quindi stiamo per intraprendere le vie che il caso consiglia. Nei giorni scorsi la Direzione Generale della Programmazione Sanitaria aveva risposto alla nostra diffida ribadendo ancora la volontà del Governo di provvedere alla revisione del nomenclatore con l’aggiornamento dell'elenco e l’inclusione di tecnologie  più efficaci e innovative, dalla risposta sono però emerse alcune preoccupanti indicazioni operative, che potrebbero invalidare la bontà del provvedimento stesso".
 
Lorenzo Proia

15 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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