Manovra. Molti dubbi nel Pd sul farmaco. Biosimilari, nuovi tetti e conto salato per le Regioni. “Si rischia di perdere tutto l’aumento del Fondo sanitario”. Intervista a Margherita Miotto
di Giovanni Rodriquez
Parla la componente della commissione Affari Sociali. Già presentati diversi emendamenti in sintonia con le richieste delle Regioni e con "possibili convergenze con altri Gruppi parlamentari". Sulle nuove misure che vietano le fare per i farmaci biosimilari spiega: "Come si può giustificare questo quando è lo stesso Ministero della Salute a stimare sui farmaci biosimilari possibili risparmi fra i 450 ed i 570 milioni entro il 2020?"
14 NOV - "Le misure contenute nella legge di Bilancio sui farmaci biosimilari sono inspiegabili, fanno bene le Regioni a protestare. Se a queste misure aggiungiamo anche la rimodulazione dei tetti di spesa per la farmaceutica che porterà minori introiti alle Regioni a livello di payback, e gli investimenti da 1 miliardo per i farmaci innovativi, che comunque ancora non affrontano il tema del reale eradicamento dell'epatite C, si rischia di far assorbire dalla farmaceutica l'intero aumento del Fondo sanitario nazionale". A denunciarlo è
Anna Margherita Miotto (Pd), componente della commissione Affari Sociali della Camera e promotrice di
alcuni emendamenti, proprio su questo tema, ora all'attenzione della commissione Bilancio.
La questione farmaceutica nei giorni scorsi è stata rilanciata con forza anche dalle Regioni che hanno a loro volta presentato su questi punti un pacchetto di
emendamenti definiti "irrinunciabili". Le misure contenute nella legge di Bilancio vanno infatti in direzione totalmente opposta rispetto alle misure proposte dalla Conferenza delle Regioni lo scorso maggio.
Onorevole Miotto, la scorsa settimana in commissione Affari Sociali sono stati approvati alcuni emendamenti, anche sua firma, con i quali si tenta di intervenire sul tema dei farmaci biosimilari sul quale le Regioni denunciano il rischio di mancati risparmi per almeno 400 mln. Ci può aiutare a far luce su questa vicenda?
Nella legge di Bilancio, al comma 11 dell'articolo 59, si interviene sulla legge Balduzzi disponendo procedure pubbliche di acquisto per i farmaci biosimilari che devono svolgersi mediante utilizzo di accordi quadro con le aziende farmaceutiche.
Nella legge Balduzzi, però, si parlava di farmaci equivalenti e non di biosimilari.
Senza dubbio. Ma allo stesso modo la legge Balduzzi non vietava le gare, e non parlava di accordi con le aziende. Qui invece si dispone di procedere con accordi per ogni principio attivo, di conseguenza si restringe la platea a poche unità e dunque addio concorrenza e risparmi per il sistema. Se oggi già diverse Regioni sono riuscite ad ottenere sconti consistenti, tutto questo domani verrà messo in discussione. Senza contare il rischio di un effetto trascinamento.
Si spieghi meglio.
Se oggi per i farmaci biosimilari e biotecnologici si deve procedere per accordi e non per gare, perché un domani non si dovrebbe fare lo stesso anche per i farmaci equivalenti? Il rischio di questo effetto trascinamento esiste.
È evidente che tutto questo non sta in piedi. Come si può giustificare questa misura quando è lo stesso Ministero della Salute in maniera molto seria ed autorevole a stimare sui farmaci biosimilari possibili risparmi fra i 450 ed i 570 milioni entro il 2020?
Può farci qualche esempio pratico per capire meglio la questione?
Anche se non si tratta di farmaci biologici, penso sia calzante il caso Avastin-Lucentis per far comprendere la portata della questione. Si tratta di due farmaci con principi attivi diversi, entrambi però capaci di curare la maculopatia. La differenza è che mentre uno costa circa 70 euro, il prezzo dell'altro si aggira invece intorno ai 700 euro.
La questione qui però è ancora più complessa, visto che il caso Avastin-Lucentis tira in ballo la normativa che disciplina l'utilizzo off label dei farmaci.
Di fatto si è proceduto con un decreto legge sul tema degli off label perché si è spiegato molto chiaramente che il Sistema sanitario nazionale deve preoccuparsi anche della sua stessa sostenibilità economica.
Quando verranno affrontati gli emendamenti in commissione Bilancio?
Credo non prima di giovedì, dopo l'approvazione del decreto fiscale.
Oltre che sui farmaci biosimilari, dalle Regioni chiedono alcuni correttivi anche sulla ricalibrazione dei tetti di spesa per la farmaceutica. Lei che ne pensa?
Anche in questo caso penso sia giusto. La rimodulazione dei tetti porta con sé la questione riguardante il payback e le Regioni in questo modo recupereranno meno risorse dalle aziende farmaceutiche. Il rischio concreto è che tutto il pacchetto sulla farmaceutica contenuto nella legge di Bilancio possa di fatto assorbire l'intero aumento del Fondo sanitario nazionale.
In che modo?
Un miliardo viene utilizzato per il Fondo farmaci innovativi e farmaci innovativi oncologici, a questo dobbiamo sommare i minori entroiti per le Regioni dovuti alle modifiche dei tetti di spesa e dunque del payback, e poi ci sono i mancati risparmi per le misure messe in campo sui biosimilari. Di tutte le proposte avanzate dalle Regioni nei mesi scorsi per la nuova governance del farmaco non si è fatto nulla. Questa è una politica del farmaco che contraddice quanto fatto in passato. E in passato non abbiamo di certo 'massacrato' l'industria farmaceutica visto che resta ai primissimi posti per export.
Su questi temi pensa possa esserci una convergenza anche con altri gruppi parlamentari?
Sì, e ne abbiamo già parlato in questi giorni.
Giovanni Rodriquez
14 novembre 2016
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