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Testamento biologico. “Il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente di rifiutare o rinunciare ai trattamenti”. Sì a emendamenti Palmieri (Fi) e Carnevali (Pd)


In conseguenza di ciò, il medico è esente da responsabilità civile o penale. Si specifica, inoltre, che il paziente "non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali". Ma dopo aver concluso così l'esame degli emendamenti all'articolo 1, i lavori della XII commissione si sono interrotti sulla proposta Amato (Pd) di riformulazione dell'articolo 3, dopo la ‘minaccia’ di Calabrò (Ncd) e Binetti (Udc) di abbandonare i lavori. E intanto l'approdo in Aula slitta di una settimana.

15 FEB - "Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali". Questo il contenuto degli identici emendamenti al disegno di legge sul testamento biologico presentati a prima firma da Antonio Palimeri (Fi) ed Elena Carnevali (Pd), approvati ieri dalla commissione Affari sociali. 
 
Una modifica, questa, criticata in maniera piuttosto trasversale. Silvia Giordano (M5S), nel suo intervento ha giudicato in maniera negativa sia il richiamo alla deontologia professionale, "visto che i codici deontologici possono essere modificati, di fatto, su iniziativa di una minoranza degli appartenenti agli ordini professionali", sia la mancanza di un'esplicito richiamo al diritto, da parte dei pazienti, di interrompere i trattamenti e non solo di potervi rinunciare.
 
Marisa Nicchi (Si) ha invece ritenuto "pleonastica" la riformulazione proposta dagli emendamenti, ritenendo "non opportuno fissare in una legge principi deontologici o attinenti alle buone pratiche professionali, in palese violazione dell'autonomia dei medici".
 
Per Raffaele Calabrò (Ncd) la nuova formulazione "alimenta confusione tra il ruolo del paziente e quello del medico". Inoltre, anche l'esponente del Nuovo centrodestra ha giudicato "poco opportuno" prevedere in una legge il riferimento alla deontologia professionale.
 
Per spiegare meglio il contenuto delle modifiche è successivamente intervenuto il presidente della XII commissione, Mario Marazziti, facendo notare che "la riformulazione proposta mira a prendere in considerazione sia la volontà del paziente sia il ruolo fondamentale del medico in ordine al rischio di prestare trattamenti – tra i quali richiama, a titolo di esempio, il metodo Stamina – contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali".
 
Un precisazione, questa, respinta da Giordano (M5S) dal momento che Stamina, richiamata a titolo esemplificativo dal presidente Marazziti, "andrebbe considerata come un metodo non basato su evidenze scientifiche e, per questo, non rientrerebbe nel campo di applicazione degli emendamenti in discussione, così come riformulati".
 
A difesa della riformulazione è intervenuto anche Giovanni Monchiero (Ci) spiegando come gli emendamenti approvati "contribuiscano a chiarire il quadro dei trattamenti possibili, rispettando la volontà del paziente, ma al contempo coinvolgendo la figura del medico, che appare fondamentale al fine di scongiurare eventuali trattamenti di cura del tutto fuori luogo".
 
Infine, la relatrice Donata Lenzi (Pd), ha chiarito come come "lo scopo della riformulazione sia quello di esaltare il ruolo del medico, la cui funzione non può certamente essere limitata ad una mera presa d'atto. Si tratta di un tema sul quale, comunque, potranno essere sviluppate ulteriori riflessioni durante l'esame del provvedimento in Assemblea".
 
Concluso l'esame degli emendamenti all'articolo 1 la commissione Affari sociali è così passata ad esaminare le proposte di modifica riferite all'articolo 3. I lavori si sono però interrotti dopo il parere favorevole da parte della relatrice Donata Lenzi (Pd) all'emendamento, riformulato, a prima firma Maria Amato (Pd), con il quale si tenta di riscrivere l'intero articolo. 
 
Da qui la richiesta da parte di Paola Binetti (Udc), Raffaele Calabrò (Ncd) e Gian Luigi Gigli (DeS-Cd) di concedere ai gruppi "un lasso di tempo ampio, attesa la notevole complessità della proposta emendativa in questione, di cui si propone una riformulazione molto articolata", anche alla luce del fatto che "diverse proposte emendative risulterebbero precluse dalla sua approvazione", pena l'abbandono dei lavori in commissione contro "l'accelerazione dei lavori portata avanti dall'asse PD-M5S".
 
E intanto l'approdo del provvedimento in Aula slitta di una settimana. L’ufficio di presidenza della commissione Affari sociali ha infatti oggi stabilito di proseguire la discussione della proposta di legge domani sera dalle 18 alle 24 in modo di finire di votare gli emendamenti. La settimana successiva il testo passerà alle commissioni Giustizia, Affari costituzionali e Bilancio per i pareri. L’inizio della discussione in Aula è previsto perciò dal 27 febbraio.

 
Giovanni Rodriquez
 
 

15 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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