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Interrogazioni Affari Sociali/3. Aborto farmacologico, Faraone su estensione ‘modello Lazio’: “Non vi sono nuove evidenze scientifiche che giustifichino una revisione”


Ogni Regione ha predisposto, entro gli ambiti di competenza, la propria offerta nel servizio IVG, con il ricorso alle diverse procedure attualmente disponibili. Quanto alla possibilità di effettuare le interruzioni di gravidanza con la Ru486 nei consultori familiari: "Fra le strutture indicate dalla legge 194 non sono compresi i consultori". Così il sottosegretario alla Salute ha risposto ad un'interrogazione di Filippo Fossati (Mdp).

21 APR - "In questi ultimi anni, non essendo cambiate né la normativa sull'aborto né la procedura farmacologica mediante RU486 insieme a Prostaglandine, non paiono emergere evidenze scientifiche o disposizioni tali da giustificare una revisione di tali pareri". Così il sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, ha risposto ieri in commissione Affari Sociali all'interrogazione presentata da Filippo Fossati (Mdp) riguardante le iniziative per facilitare l'accesso all'aborto con il metodo farmacologico RU 486.
 
In particolare, nella sua interrogazione Fossati faceva riferimento alla regione Lazio e dunque alla possibilità di effettuare le interruzioni di gravidanza con la Ru486 nei consultori familiari. Un modello che per il deputato del Movimento democratici e progressisti rappresenta "un salto in avanti, visto che, in gran parte d'Italia, l'aborto farmacologico non è considerato una pratica ambulatoriale, anzi è consentito in day-hospital soltanto in cinque regioni".
 
"Ferma restando la vigente legge n. 194/1978, i pareri del Consiglio Superiore di Sanità, e le Linee di indirizzo relativamente all'aborto farmacologico, ogni Regione ha predisposto, entro gli ambiti di competenza, la propria offerta nel servizio IVG, con il ricorso alle diverse procedure attualmente disponibili - ha precisato Faraone -. In conclusione, devo precisare che fra le strutture indicate nell'articolo 8 della legge n. 194/1978, all'interno delle quali è consentito effettuare interventi abortivi (strutture ospedaliere, case di cura autorizzate, poliambulatori) non sono compresi i consultori".
 
Marisa Nicchi (Mdo), cofirmataria dell'interrogazione in titolo, replicando, si è dichiarata decisamente insoddisfatta della risposta. Ha fatto presente che la pillola RU486, introdotta in Italia solo nel 2009, è utilizzata solo nel 15 per cento dei casi di interruzione volontaria di gravidanza, a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei. Osserva che, nonostante sia scientificamente dimostrata la totale sicurezza della pillola RU486, in Italia si continua ad ostacolarne l'utilizzo per ragioni ideologiche, discriminando così fortemente le donne italiane.

21 aprile 2017
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