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Pma. Luca Coscioni: “Inserire tra le tecniche di procreazione le indagini genetiche preimpianto”


Definizione delle tariffe della Procreazione medicalmente assistita (Pma), inserimento della diagnosi preimpianto e diffusione dei dati su gravidanze ed embrioni. Sono queste, in sintesi, le richieste che l’Associazione Luca Coscioni e le associazioni di coppie che accedono alla Pma hanno rivolto al ministro della Salute, in vista del prossimo aggiornamento dei Lea atteso per il mese prossimo.

22 GEN - Entro la fine di febbraio dovrebbe arrivare l’aggiornamento dei Lea. Un’attesa che ha spinto l’Associazione Luca Coscioni e le associazioni di coppie che accedono alla fecondazione medicalmente assistita a scivere al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al Comitato Lea, chiedendo di aggiornare i livelli di assistenza con la diagnosi preimpianto e rendere possibile accedere realmente a tutte le tecniche di Pma, inclusa la diagnosi preimpianto, anche nelle strutture pubbliche perché il limite economico non sia un ostacolo ad avere una famiglia con dei figli.
 
Le richieste 
Le Associaizoni chiedono “la definizione delle tariffe per le tecniche di queste prestazioni perché a un anno dall’aggiornamento il fabbisogno dei pazienti è disatteso oggi come ieri”. La seconda richiesta avanzata è “di prevedere nei Lea le indagini Dgp/Pgs, affinché siano considerate a tutti gli effetti parte integrante delle diagnosi prenatali”. Terzo: “conoscere il numero di gravidanze e il numero dei nati con indagini cliniche di preimpianto, e il numero di embrioni non idonei per una gravidanza, perché per le coppie e per la comunità scientifica è importante avere tali informazioni che attualmente risultano raccolte dal Registro Pma ma non sono presenti nella relazione al Parlamento”.
 
“In questi mesi – hanno spiegato i firmatari dell’appello - alcune delle coppie assistite e supportate nei tribunali, hanno visto la nascita dei loro figli. Bambini che non sarebbero mai nati senza la diagnosi preimpianto perchè i loro genitori volevano evitare ulteriori aborti”.
 
I firmatari dell’appello
Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Laura Pisano, presidente Associazione L’ Altra Cicogna, Federica Casadei, presidente Associazione Cerco un bimbo, Rossella Bartolucci, presidente Associazione Sos infertilità, Angelo Gabriele Aiello, presidente associazione Un Bambino.it,Teresa Bilotti, segretario associazione Amica Cicogna,Alfredo Zuppiroli,presidente associazione Liberi di decidere, Mario Gambera, presidente associazione Hera,Laura Volpini, presidente associazione Aidagg.
 
Pma in Italia, il punto di vista delle Associazioni firmatarie
“Tutti i centri autorizzati ad applicare tecniche di fecondazione in vitro ai sensi della l.40/04 sulla procreazione medicalmente assistita, dovrebbero erogare le indagini diagnostiche preimpianto. La Legge 40 – hanno spiegato i promotori dell’appello - prevede che la coppia può chiedere di conoscere lo stato di salute dell'embrione/blastocisti, prima del trasferimento in utero. Ma non è così”.
 
“Grazie al Registro nazionale sulla Pma – hanno aggiunto gli esponenti dell’Associazione Luca Coscioni e delle associazioni di coppie che accedono alla Pma - possiamo avere notizia di quali sono i centri autorizzati ad applicare le tecniche di PMA, e quali sono le tecniche che applicano. Ad oggi i centri di Pma sono 354 di cui 112 centri di fecondazione medicalmente assistita pubblici, solo 5 strutture eseguono queste tecniche di diagnosi clinica preimpianto”.
 
“Si tratta - hanno specificato - della Fondazione Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico U.O. - Pma Lombardia III Pgs, dell'U.O. Fisiopatologia della riproduzione umana" - Ospedale Cervesi di Cattolica - Emilia RomagnaD III PGD+PGSì, del Centro Procreazione Medicalmente Assistita - Ospedale Valdichiana Santa Margherita Toscana III PGD+PGS, del Centro della Salute e Tutela della Donna e del Bambino Sant'Anna Lazio II PGD e del Servizio Ostetricia e Ginecologia - Diagnosi Prenatale e Preimpianto - Ospedale Regionale Microcitemico di Cagliari Sardegna II Pgd”.
 
“Nel privato – hanno aggiunto - sono molte di più le strutture che applicano tali indagini diagnostiche”.

Costi non sostenibili da tutti
“Con l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza nel 2017, per la prima volta abbiamo visto l'inserimento di tutte le tecniche di Pma – hanno detto i firmatari dell’appello - ma non si fa alcun cenno alle tecniche applicate routinariamente in tutti i paesi europei (Italia compresa) per la diagnosi genetica di preimpianto (Dgp)”.
 
“Anche nell’elenco delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, alla prestazione con visita genetica di controllo, non si fa riferimento all''indicazione per la Diagnosi Genetica Preimpianto. Inoltre – hannp sottolineato l’Associazione Luca Coscioni e le associazioni di coppie che accedono alla Pma - con la sentenza della Corte Costituzionale n. 96 del 2015, oltre alle coppie infertili e sterili, possono accedere a questa indagine clinica anche le coppie fertili portatrici di patologie genetiche che potrebbero esporre la donna ad una interruzione di gravidanza ai sensi della l.194/78 art.6.”
 
La mancanza di trasparenza
“In ultimo, nella relazione al Parlamento che ai sensi della legge 40/04 il ministro della salute presenta ogni anno, non sono presenti i dati che riguardano le gravidanze e i nati con tecniche di Pma e indagine diagnostica preimpianto e neppure – hanno concluso - i dati sul numero di embrioni criocoservati non idonei per una gravidanza”.

22 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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