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Consultori. Marino (Pd), “Situazione preoccupante, loro sopravvivenza a rischio”


Il senatore ha accolto l’allarme lanciato ieri dalle società scientifiche di ginecologia (Sigo, Aogoi, Agite) sulla situazione dei consultori familiari. Denunciato il mancato ammodernamento di una legislazione ferma da oltre 30 anni ed un incapacità d’integrazione tra territorio e ospedale.

25 NOV - "I consultori in Italia sono poco più di 2000, circa 0,7 ogni 20.000 abitanti, mentre dovrebbero essere almeno 1 ogni 20.000. È una situazione preoccupante: si tratta di centri importantissimi per la salute della donna e cruciali per l'assistenza nei casi di violenza, che sono ancora tanti, troppi nel nostro Paese. I consultori svolgono quindi un ruolo essenziale, che dovremmo ricordare e valorizzare soprattutto domani in occasione del dodicesimo anniversario della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne". Così Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, è intervento al convegno sul riordino dei consultori familiari e dei servizi di tutela della salute della donna, promosso ieri da Sigo, Aogoi e Agite. Oggetto dell’incontro è stato proprio il riordino dei diversi Servizi socio-sanitari che svolgono un ruolo importante per la salute riproduttiva e la prevenzione oncologica della donna, oltre al ruolo dei Consultori, che scontano nelle diverse Regioni una disomogenea dirigenza nei Servizi, poca uniformità gestionale, scarsa comunicazione tra strutture territoriali e ospedaliere, e sono stati di recente oggetto di attacchi socio-economici, organizzativi e legislativi attraverso proposte di leggi regionali controverse, come avvenuto in Lazio e Piemonte.
"I ginecologi territoriali hanno un ruolo centrale in ospedale - ha aggiunto Marino - si deve smettere di parlare di medicina del territorio senza investire e crederci. Il nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, deve, a mio parere, prima di tutto avere a cuore la sanità pubblica e affrontare un problema chiaro nei numeri: se a 36 anni dalla istituzione dei consultori, l'80% delle donne in gravidanza si rivolge alla sanità privata c’è qualcosa di grave che non va".
 

Presenti all’incontro anche Claudio Gustavino (UdC), oltre a Benedetto Fucci (PdL), che hanno sottolineato la necessità di una razionalizzazione ed ottimizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, incentrata sul trasferimento di risorse verso i territori, su una maggiore comunicazione tra società scientifica, mondo delle professioni e istituzioni, e sulla promulgazione di strumenti normativi che tengano conto delle necessità evidenziate dagli esperti ed in particolare dagli operatori sanitari.  

E proprio il tema dell’integrazione ospedale-territorio è stato il fulcro degli interventi di tutti i rappresentanti delle società scientifiche ginecologiche. Per sopperire a queste carenze organizzative e rammodernare un’importante strumento a servizio dei cittadini è stata presentata dai rappresentati di Aogoi, Sigo e Agite, una proposta condivisa per l’aggiornamento della missione dei consultori e il loro riordino.
Questi i punti elencati dal presidente di Agite, Giovanni Fattorini:
- la caratterizzazione della rete consultoriale all’interno delle Ausl come Unità Operative Complesse, dirette da figure dirigenti di II livello del comparto sanitario;
- la creazione di Centri di Ginecologia preventiva capaci di erogare prestazioni ginecologiche più complesse e attività di pronto soccorso; la revisione del tempario previsto per le prestazioni di specialistica ginecologica;
- il riconoscimento e l’estensione della funzione didattica, formativa e di tutoraggio delle strutture territoriali, accanto ad Università e Ospedali di Insegnamento.
- la richiesta di aggiornamento permanente del Pomi (Progetto Obiettivo Materno Infantile) per omogeneizzare l’erogazione di servizi, anche attraverso l’istituzione presso il Ministero della Salute di una Consulta Nazionale sulla salute della donna e l’applicazione nei territori (Consultori e pediatria di libera scelta) dei 10 punti  di azione proposti dall’ex ministro Fazio e firmati come accordo tra Stato e 21 Regioni.
 

Tra i numerosi interventi susseguitisi nel corso della mattinata, il presidente della Sigo (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia) Nicola Surico, ha voluto sottolineare la necessità di “strumenti di comunicazione tra strutture ospedaliere e territori” e l’urgenza di dover inserire nel percorso formativo dei ginecologi specializzandi, accanto ad universitari e ospedalieri, anche i medici ginecologi del territorio, inteso come Consultori ma anche come ambulatori specialistici. Surico ha portato ad esempio pratico la Regione Piemonte, dove questo già avviene da tempo.

Dello stesso avviso Vito Trojano, presidente Aogoi (Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani), che ha invitato ad “andare oltre le nostre associazioni per dialogare efficacemente con le istituzioni”, alle quali “chiediamo indirizzi programmatici omogenei e validi per tutte le Regioni”. Antonio Chiantera, Segretario Aogoi, ha inoltre reso noto che il XX Congresso Mondiale della FIGO (International Federation of Gynecology and Obstetrics) si svolgerà quest’anno per la prima volta in Italia, con un appuntamento ospitato a Roma nell’Ottobre del 2012.

Giuseppe Nielfi, sindacalista dei Ginecologi convenzionati Sumai, ha rimarcato nel suo intervento la differenza tra poliambulatori e Consultori, e la necessità di una corretta gestione di entrambi. Carmine Gigli, sindacalista Fesmed, ha invece proposto l’utilizzo di una cartella ginecologica e ostetrica comune in tutta Italia, con la conseguente libertà di movimento inter-regionale per le pazienti, sottolineando le difficoltà di contrattazione con 21 diversi sistemi regionali.

Alla tavola rotonda hanno inoltre preso parte anche Rosella Giangrazi, in rappresentanza dell’Assemblea permanente delle donne di Roma, nata in seguito alla proposta di legge Tarsia per la riforma dei Consultori familiari, che ha posto l’accento sulle pericolose ripercussioni che l’approvazione di questa legge avrebbe, tanto sulla qualità della vita delle donne e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, quanto sulla composizione stessa del personale presente all’interno dei Consultori. Dello stesso tema ha parlato anche Elena Ribet, giornalista della testata Noi Donne. La Consigliera di parità della Provincia di Latina, Stefania Pascucci, ha rimarcato invece nel suo intervento la scarsa presenza di relazioni femminili, sottolineando come la situazione in Lazio sconti gravi carenze organizzative. Vitadidonna, infine, portale molto conosciuto ed utilizzato dalle donne italiane, che conta circa 600mila contatti al mese, ha parlato con la voce di Gabriella Pacini, che ha fatto rilevare la necessità di coinvolgere le ostetriche in tutto quello che riguarda la riproduzione femminile e l’organizzazione dei servizi territoriali.

25 novembre 2011
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