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Vaccini. L’affondo Fnomceo: “Politica non si lasci sedurre solo dalle lusinghe del fatuo consenso”


Messaggio chiaro al Governo del presidente Filippo Anelli durante l’ultimo Consiglio nazionale. Disegnata anche la traiettoria della professione per il prossimo futuro con un appello a tutte le forze politiche, culturali e sociali del Paese : “No a povertà, disuguaglianze, discriminazioni e task shifting. Investire nei medici per garantire un futuro a Ssn”.

09 LUG - Un appello a tutte le forze politiche, culturali e sociali del Paese, affinché si salvaguardi il nostro Servizio sanitario nazionale, potenziando il ruolo e la funzione delle figure professionali in ambito sanitario, a partire da quella medica. A lanciarlo, il Consiglio Nazionale della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), composto dai presidenti dei 106 Ordini territoriali e riunito a Roma lo scorso fine settimana, il 6 e 7 luglio. Due giorni di lavoro intensi, ricchi di stimolanti spunti di riflessione, frutto di un dibattito partecipato e finalizzati a rafforzare l’identità, il ruolo e la funzione della professione medica. 

“Un rapporto continuativo con il proprio medico - sia esso specialista o di medicina generale - ha l’effetto di migliorare la salute dei cittadini e di ridurre la mortalità - ha affermato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. I medici italiani chiedono che il Governo metta in atto provvedimenti che riducano le disuguaglianze tra centro e periferie, tra Nord e Sud: se è vero che tutti i cittadini sono uguali davanti alla Repubblica, ogni organismo dello Stato deve essere impegnato a ridurre le disuguaglianze. Per fare ciò è necessario innanzitutto rivedere i criteri di distribuzione del fondo sanitario nazionale e le modalità di finanziamento dei servizi sanitari regionali, al fine di ridurre quelle iniquità che rendono ‘diversi’ i cittadini in relazione al loro diritto alla salute”.

Nel corso dei lavori, il Consiglio nazionale ha approvato i regolamenti del personale e di contabilità, quello relativo alla partecipazione dei presidenti alle attività istituzionali, oltre al conto consuntivo 2017 e all’assestamento del bilancio di previsione 2018. Piena condivisione, da parte del Consiglio, per impostazione e contenuti della relazione del Presidente, che ha illustrato il percorso “Verso gli Stati generali della professione medica”, convocati nel 2019 per proporre soluzioni utili a ricostruire le condizioni essenziali per l’esercizio della pratica professionale, secondo i dettami della deontologia.

“La professione medica vuole tornare ad essere protagonista nella nostra società”, ha dichiarato il presidente Anelli. “Vogliamo continuare a contribuire a far crescere culturalmente, eticamente e socialmente il nostro Paese in virtù dei valori che custodiamo da secoli e che oggi sono contenuti nel nostro codice deontologico, ribadendo il nostro impegno contro ogni discriminazione razziale, ideologica e religiosa, consapevoli che la lotta alla povertà contribuisce a ridurre le malattie e che la crescita culturale e l’istruzione rappresentano il miglior rimedio per tutelare la salute dei cittadini. È questo il senso della convocazione degli Stati generali: ridare al Paese un medico autorevole e preparato, che sia tutore di quel diritto alla salute che la nostra Carta costituzionale definisce fondamentale”.

Fra i temi caldi affrontati, quello delle vaccinazioni. Come sottolineato da Anelli, le forze politiche devono considerare i vaccini come presidio fondamentale per tutelare la salute dei cittadini: “La scienza e le sue evidenze hanno rappresentato e rappresentano il fattore più importante per il progresso della nostra società. Affidarsi alle evidenze scientifiche significa assicurare ai nostri figli un futuro migliore. La politica tenga conto delle indicazioni scientifiche proposte dai professionisti del sapere e non si lasci sedurre solo dalle lusinghe del fatuo consenso”.

Infine, e in particolare in merito al Servizio di emergenza-urgenza, il Consiglio nazionale ha ribadito il suo forte “no” alla demedicalizzazione e al task shifting, al trasferimento, cioè, di competenze dai medici agli infermieri o ad altre figure professionali.

“Un no che non si pone in contrasto con le altre professioni, delle quali apprezziamo la continua professionalizzazione - ha specificato il Segretario Generale, Roberto Monaco - ma a salvaguardia della salute dei cittadini. La letteratura mostra infatti un aumento della mortalità quando ad assistere i cosiddetti ‘pazienti critici’ non interviene subito un medico”.

09 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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