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Manovra/1. Quel ‘no ai tagli’ che consola ma non scalda i cuori

di Luciano Fassari

Alla vigilia della presentazione della nota di aggiornamento del Def e a poco meno di un mese dalla presentazione della Legge di Bilancio, dal M5S, che ha la golden share della sanità arrivano rassicurazioni sul fatto che non ci saranno tagli. Un messaggio però che appare più che altro consolatorio e rischia di lasciare deluso chi spera in quel deciso cambio di rotta promesso. A partire da un incremento significativo del Fsn

25 SET - “Nessun taglio alla sanità”. Negli ultimi giorni, alla vigilia della presentazione della nota di aggiornamento del Def e a poco meno di un mese dalla presentazione della Legge di Bilancio, dal M5S, con in testa il vicepremier Luigi Di Maio e il Ministro della Salute, Giulia Grillo seguiti a ruota dai due presidenti delle commissioni Sanità di Camera e Senato Lorefice e Sileri è questo il messaggio che va ripentendosi, soprattutto in risposta al vicepremier leghista Matteo Salvini che sul Corriere aveva fatto trasparire che dal comparto dovranno arrivare risparmi.
 
Ma anche per rispondere alle preoccupazioni delle Regioni che hanno fatto filtrare invece la necessità di un deciso aumento del Fondo sanitario (almeno un paio di miliardi) per realizzare alcune azioni da tempo molto attese, vedi per esempio sblocco turnover e finanziamento dei contratti.
 
Insomma, dal M5S, che inequivocabilmente in questo Governo ha in mano la gestione della sanità e ne occupa tutti posti chiave, il messaggio all’alleato della Lega è chiaro, come ha fatto intendere il Ministro Grillo in un post su facebook: “Il Contratto di Governo su questo è MOLTO CHIARO”. Usando non a caso le maiuscole che in gergo social equivalgono ad un urlo, rivolto ovviamente all’alleato.
 
 
Certo, rassicurare, che non ci saranno tagli alla vigilia della manovra consola ma dal Governo del cambiamento che ha promesso molte più risorse non è certo un messaggio che scalda i cuori. Si annuncia che non ci saranno tagli ma non si dice se e di quanto aumenterà il Fondo sanitario. 
 
Vediamo un po’ i numeri. Il Fondo sanitario, è bene ricordarlo, nonostante negli ultimi 5 anni sia cresciuto in proporzione meno del Pil è passato dai 107 mld del 2013 ai 113,4 mld nel 2018.
 
Nell’ultima Legge di Bilancio, inoltre, il Governo Gentiloni aveva stanziato 1 miliardo in più per il 2019 per far lievitare il Fsn a 114,4 mld di euro.
 
Qui i numeri ad oggi. Nel frattempo il Ministro Grillo, anticipando i contenuti della manovra, ha dichiarato di voler abolire il superticket, che costa all’incirca 470 mln (di cui 60 mln stanziati nella scorsa Legge di Bilancio per una sua diminuzione anche se l’intesa in Stato-Regioni ancora non si è concretizzata).
 
Altro punto è la rimozione del blocco di spesa per il personale (che non può superare la spesa del 2004 ridotta dell’1,4%). La rimozione di questa norma è difficilmente quantificabile (e questo non piace mai al Mef) anche perché sostanzialmente è una specie di ‘tana libera tutti’ per le Regioni, soprattutto per le più ricche.
 
C’è poi una spesa indifferibile, quella per il rinnovo dei contratti (manca ancora all’appello quello della dirigenza medica e sanitaria su cui infatti i sindacati stanno già scaldando la protesta, senza escludere delle giornate di sciopero in novembre) che, stando a quanto quantificato dalle Regioni, pesa per un miliardo (guarda caso proprio il miliardo in più stanziato nell’ultima manovra).
 
E poi c’è tutta la partita dell’edilizia sanitaria dove però l’idea è quella di istituire una cabina di regia per una gestione più uniforme dei vari fondi che vi concorrono. Tradotto, altri soldi sull’edilizia probabilmente non arriveranno dalla manovra.
 
Insomma, per realizzare perlomeno questi caspisaldi, oltre al miliardo in più già messo in bilancio l’anno passato ne servirà perlomeno un altro, insomma i 2 mld che chiedono a bassa voce le Regioni.
 
Il Ministro Grillo ha ribadito però a più riprese che ci saranno anche dei risparmi, soprattutto dal settore farmaceutico e dei dispositivi medici. Sul mondo pharma pesa però la questione payback dove una miriade di ricorsi e problemi sui calcoli, hanno di fatto bloccato le procedure di ripiano 2013-2016 (che però le Regioni hanno già messo in bilancio).
 
Se da Ripa, con il tavolo ‘politburo’ del farmaco istituito da Grillo, (l’Aifa visto l’arrivo del nuovo Dg solo ad ottobre, molto probabilmente sarà ancora ai box per questa manovra) non si riuscirà a sbrogliare la matassa payback (magari attraverso il superamento del budget company applicando le quote di mercato per le procedure di ripiano), far poi digerire alle aziende altre misure, dalla revisione del prontuario, al prezzo/volume, passando per la maggiore concorrenza su generici e biosimilari per esempio, non sarà facile.
 
Sui dispositivi medici, la cui spesa nell’ultimo anno ha sforato il tetto previsto di 1 mld, la Corte dei conti ha rimarcato come ci sia stata una certa lentezza nella, prevista per legge, rinegoziazione dei contratti, ma a quanto si apprende anche qui sarebbe allo studio una specie di payback.
 
Di certo, anche se si riuscissero a trovare risparmi (per una manovra sanitaria a saldo zero?) essi andrebbero quantificati in modo preciso, perché com’è noto il Mef, senza coperture non accende il semaforo verde.
 
A breve, in ogni caso, tutti i nodi verranno al pettine e vedremo come il Governo riuscirà a far quadrare i conti e, per il settore è questo che conta, "se e quanto aumenteranno le risorse del Fondo sanitario.

Luciano Fassari

25 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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